COSENZA Vulcanico, maratoneta e mai domo in campo durante i 90 minuti di gioco. Pacato ma incisivo e mai scontato quando risponde alle domande dei cronisti. Ogni sua parola è ponderata, calibrata in ogni aggettivo, anche il più banale. Ascolta con pazienza ciò che gli viene chiesto, si prende il tempo giusto per riflettere lisciandosi i capelli bianchi o grattandosi l’orecchio sinistro, per poi sviscerare una analisi che ha la forza di mettere d’accordo anche lo spettatore più scettico. Ha colmato fin qui le carenze di una rosa palesemente incompleta, e di conseguenza di un mercato ricco di ostacoli.
Se il Cosenza di questo travagliato inizio di stagione sembra fornire inattesi spiragli di vitalità in prospettiva futura, gran parte del merito bisogna riconoscerlo a Massimiliano Alvini da Fucecchio, tecnico navigato e dal carisma infuocato quando c’è da dare stimoli e idee ai suoi ragazzi, e dalle riflessioni equilibrate quando la battaglia del campo è ormai conclusa. È grazie alla sua personalità, oltre alle capacità tecniche che si porta dietro da anni e anni di gavetta, che il Cosenza e la sua gente stanno provando a tirarsi fuori dalle secche di un’ennesima estate deludente, figlia di una rivoluzione tecnica forse non del tutto voluta da Giuseppe Ursino e Gennaro Delvecchio, dei casi Tutino e Marras e di altre piccole e grandi vicissitudini gestite, come sempre, più che con la testa con i piedi (ma non quelli di un calciatore talentuoso) dal club del patron Eugenio Guarascio. La luce in fondo al tunnel sta permettendo di scovarla proprio il toscano Alvini con i suoi modi rassicuranti e col suo gioco frizzante, battagliero, mai passivo e arrendevole. In poche settimane è stato capace di dare anima e passione a un gruppo di giovanotti che non si conoscevano, molti dei quali alla prima esperienza in serie B. Ha rianimato un Florenzi scomparso dai radar fino alla primavera scorsa, ha responsabilizzato ulteriormente D’Orazio, Micai e Mazzocchi e, anche per esigenze strutturali, ha dispensato fiducia estrema a una serie di ventenni o poco più su cui finora in pochi avevano scommesso.
Capire se tutto ciò basterà a confermare questi elogi anche nei prossimi mesi e, soprattutto, dove questa rosa (con l’aggiunta, sperano i tifosi e lo stesso allenatore, di tre o quattro elementi di qualità ed esperienza) potrà arrivare non è ancora possibile. I pericoli pallonari nella città dei bruzi sono tradizionalmente nascosti dietro l’angolo, ma di certo, dopo l’addio di un ottimo comunicatore come William Viali, bravo con le sue parole fresche e paracule a colmare le innumerevoli lacune della società, serviva, sulla panchina rossoblù, qualcuno che fosse in grado di raccontare con mestiere e massima attenzione il percorso di questa nuova e imprevedibile era cosentina. Servivano concetti semplici e al contempo originali, trascinanti. Alvini, anche in sostituzione di un Ursino mai uscito fuori dalle stanze dei bottoni (vai a capire perché), forte delle sue 800 e più panchine tra i professionisti, ci sta riuscendo. In poco tempo ha studiato e capito la realtà che lo ha accolto, sta provando ad accompagnarla verso giorni di quiete, sa di giocarsi proprio in riva al Crati una buona fetta della sua seconda parte di carriera dopo le debacle di Cremona e Spezia. L’augurio è che venga messo nelle condizioni di portare a compimento il suo progetto. (f.veltri@corrierecal.it)
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