LAMEZIA TERME L’aula bunker di Lamezia Terme si riempie, dopo la lunga pausa estiva torna il processo “Reset” contro la ‘ndrangheta cosentina. È l’ex boss Nicola Femia che voleva «sparare in bocca» ad un giornalista, a sottoporsi alle domande di alcuni avvocati del collegio difensivo. Da quando si è pentito, nel 2016, è diventata una delle fonti attraverso le quali l’antimafia prova a ricostruire legami e interessi della ‘ndrangheta nel “gaming”. Da ex “esperto” del settore conosce più o meno tutti. Nell’inchiesta “Reset” i verbali di Femia riguardano le attività nel settore del gioco online. Quegli stessi verbali sono stati acquisiti in accordo tra le parti nel corso dell’odierna udienza. Che ha visto invece i legali degli imputati porre delle domande a Luca Pellicori: collaboratore di giustizia escusso nel corso dell’ultima udienza prima dell’estate. In quella occasione, il pentito (rappresentato dall’avvocato Antonio Di Micco) ed ex affiliato del clan Perna di Cosenza, ha ammesso il proprio coinvolgimento nel traffico di droga in città, ma non solo. «Mi occupavo della contabilità e fino al 2014 ho custodito le armi e la droga del gruppo (…) ci occupavamo di droga (non eroina) ed estorsioni, queste ultime gestite da Alfonsino Falbo che poi si è allontanato» e «non partecipavamo a queste recite delle affiliazioni». In una delle operazioni concluse dalle forze dell’ordine, Pellicori è stato arrestato per una estorsione aggravata e trovato in possesso «di un libro contabile con annotati i debiti e crediti della vendita dello stupefacente, oltre ad un revolver e mezzo chilo di cocaina». (f.b.)
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