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festa dell’unità

Irto: «Adesso vedremo chi vuole indossare la maglietta Catanzaro. Ma è tempo di pensare a Lamezia»

E sulle Regionali il segretario del Pd: «Le decisioni le prendiamo noi qui. Basta con i pellegrinaggi e le interferenze romane»

Pubblicato il: 12/09/2024 – 21:05
di Eugenio Furia
Irto: «Adesso vedremo chi vuole indossare la maglietta Catanzaro. Ma è tempo di pensare a Lamezia»

COSENZA «Più che di campo largo preferisco parlare di forze alternative alla destra, in ogni caso mi piace ricordare che abbiamo vinto tutte le amministrative degli ultimi due anni nei centri sopra i 15.000 abitanti, dunque il percorso è possibile anche alle prossime Regionali. Intanto, ora c’è da pensare a Lamezia». Così Nicola Irto, segretario regionale del Partito democratico, nell’appuntamento che ha aperto la Festa dell’Unità di Cosenza che si protrarrà fino a domenica 15 nel centro del capoluogo bruzio. I temi principe sono naturalmente l’autonomia differenziata e la sanità, ma il senatore non si sottrae sulle prossime scadenze elettorali e su un bilancio di mezza consiliatura regionale. Per l’intervista a Irto e per l’apertura della festa sono arrivati a Cosenza, oltre ai padroni di casa Franz Caruso e alla sua giunta e i consiglieri comunali dem, anche i consiglieri regionali Bruni e Bevacqua, presenza quest’ultima neanche tanto scontata dopo le spaccature interne tra il gruppo a Palazzo Campanella e i vertici provinciali del partito, spaccature manifestatesi da ultimo sull’ospedale dell’Annunziata, con i consiglieri Bevacqua e Iacucci assenti al sit in di dieci giorni fa davanti all’ospedale di Cosenza e presenti invece ieri per un incontro – autonomo – con i vertici dell’Azienda ospedaliera. Nel pubblico si vedono anche i membri della direzione nazionale Pd Carlo Guccione ed Enza Bruno Bossio, Nicola Adamo e altri militanti di qualche stagione fa come l’ex assessore regionale alla Sanità Franco Pacenza. Non manca l’ex sindaco Salvatore Perugini mentre prima dell’inizio si affaccia anche Francesco Graziadio, consigliere comunale dissidente ed espulso dal partito che scivola via con una battuta: «Sto rientrando a casa».

Le lacerazioni interne e gli attacchi a Occhiuto

Proprio sui dissidi interni ai dem cosentini, Irto minimizza parlando di «unità nella diversità» e di «una discussione più che lacerazione interna: siamo un partito con sensibilità e personalità diverse». Di qui il primo attacco a Roberto Occhiuto, in riferimento al suo dirigismo oltre che ai «congressi farsa» di Forza Italia. «Non c’è un governo regionale» attacca Irto, che poi provocatoriamente interroga la platea sui nomi degli assessori regionali, senza ricevere risposta. «Nemmeno io conosco i consiglieri regionali, non ci sono, c’è solo un presidente teatrante che ogni giorno comunica sui social, dicendo che va tutto bene madama la marchesa. Andate a vedere quanti soldi ha speso la Calabria sul Pnrr, mentre il presidente parlando dei fallimenti nella depurazione scarica tutto sui Comuni, sull’autonomia differenziata dice che va fermata ma solo dopo averla appoggiata, fa marcia indietro persino sulla discarica Eni a Crotone dicendo che la Regione farà ricorso… contro se stessa».

«Sui candidati basta interferenze romane»

Non manca l’autocritica per quanto riguarda le candidature calate dall’alto, pratica non disdegnata anche «nelle precedenti gestioni del Pd calabrese. Fratoianni dice che il prossimo candidato del centro-sinistra alla Regione dovrà essere scelto a Roma? No, con Roma abbiamo già abbondantemente dato: le decisioni le prenderemo qui noi, basta con i pellegrinaggi e le interferenze del passato, anche sulle comunali». L’ottimismo di Nicola Irto su quello che definisce «un campo di forza larghissimo finalizzato alla costruzione dell’alternativa alla Regione» fa leva proprio su quella che definisce «una scintilla» azionata dalla mobilitazione contro l’autonomia differenziata: «Facciamone tesoro – incalza – non disperdiamo questo entusiasmo e questo patrimonio di gente comune che pur non avendo la tessera del Pd ci chiese dove può andare a firmare». Interrogato da Filippo Veltri poi sull’attività del Pd in consiglio regionale, Irto non manca di punzecchiare gli altri esponenti di minoranza, dicendo che «l’opposizione a Occhiuto è caricata tutta sulle nostre spalle. Ma ora con il rinnovo delle commissioni saremo al giro di boa e a metà legislatura saranno anche più chiari gli scricchiolii della maggioranza, storicamente è così». Il tema della sanità, approfondito nel panel che segue all’intervista del segretario regionale dem, è secondo Irto «l’emergenza delle emergenze, tutta in capo al commissario Occhiuto, tra vertici delle Aziende che spesso non fanno il loro lavoro, reparti chiusi, primari che si dimettono e ambulanze senza medici, per non parlare dell’emigrazione sanitaria: il centro-sinistra deve trovarsi sul diritto alla salute negato, su cos’altro?» chiude incassando l’applauso dell’uditorio.

I casi Catanzaro e Cosenza

A margine dell’intervista non sono mancati i riferimenti alla crisi al comune di Catanzaro e al rimpasto da tempo annunciato a Palazzo dei Bruzi, che fa da sfondo alla location scelta dal Pd cosentino. Nel capoluogo di regione «c’è stato un importante chiarimento politico – dice Irto – adesso vedremo chi vuole indossare una sola maglietta: quella di Catanzaro». Mentre su Cosenza Irto, che spesso ha seguito le tribolazioni del Pd in comune, parla di un «confronto continuo che interessa un progetto politico prima ancora del rimpasto». Rilancia sul primato della politica suggerendo il modello delle «interpartitiche» proprio sulla scia di quanto sta andando in scena nel capoluogo di regione. È anche questa, fondata su un armamentario lessicale da prima Repubblica, l’idea di comunità di cui forse parla Irto, dopo quello che definisce «il decennio di overdose populista». Negli stand intanto si stanno già riscaldando le pentole con lagane e ceci e spezzatino di vitello, seduti sulle panche di legno non mancano le figure tipiche degli scoraggiatori militanti (cit. Franco Arminio) che criticano a mezza bocca ma ascoltano tutti gli interventi. La Canzone popolare di Ivano Fossati e il Rino Gaetano di A mano a mano fanno da tappeto sonoro mentre dal primo piano del palazzo che fino a una trentina d’anni fa ospitava la federazione provinciale del fu Partito comunista italiano la signora Rosalia osserva e ascolta, due finestre più in là ecco le serrande abbassate del circolo dem in cerca di sede. E forse di identità. (e.furia@corrierecal.it)

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