LAMEZIA TERME Gli stranieri residenti in Calabria al 31 dicembre 2023 sono 102.408, in aumento di più di 5mila unità rispetto al 2022. L’incidenza sul totale dei residenti in regione è del 5,6%, dato inferiore alla media nazionale (9,0%). La presenza maschile tra i residenti stranieri è pari in media al 50,7%, tuttavia la componente femminile è leggermente prevalente nelle province di Reggio Calabria (50,1%) e Vibo Valentia (50,7%).
La geografia della presenza straniera segue un modello ormai strutturato: se le province di Reggio Calabria, Vibo Valentia e Crotone rappresentano una porta di ingresso europea, è la provincia di Cosenza che gli stranieri eleggono soprattutto come loro residenza (infatti, al 31 dicembre 2023, vi risiedono in più di 36mila), seguita da quelle di Reggio Calabria (30.556), Catanzaro (18.252), Crotone (9.050) e Vibo Valentia (7.684).
Nel 2023 la dinamica naturale e migratoria internazionale della popolazione straniera è ampiamente positiva (rispettivamente +557 e +12.625), mentre il saldo migratorio interno è risultato negativo (-2.154). Nel 2023 il volume dei trasferimenti di residenza da un comune calabrese ad un comune di una altra regione supera le 6mila unità, in crescita rispetto al dato del 2022, quando si registravano poco più di 5mila trasferimenti.
È quanto emerge dai dati provvisori dell’Istat, resi noti attraverso l’ultimo “Rapporto immigrazione 2024”, con i dati riferiti alla regione Calabria elaborati da Roberta Saladino del Centro Studi e Ricerche IDOS.
La mobilità residenziale interessa anche la popolazione autoctona, che fa registrare nel 2023 un saldo migratorio interno pari a -7.653 unità. Quest’ultima perde nel 2023 il suo patrimonio demografico non solo a causa della mobilità interna, ma anche per il saldo naturale e per il saldo migratorio con l’estero, entrambi negativi (rispettivamente -8.886 e -2.949), facendo registrare un decremento pari a -13.806 residenti. Se si considera la popolazione complessivamente residente (italiani più stranieri), il decremento è pari a -8.460, in tal modo la popolazione straniera si conferma importante nel contesto demografico calabrese (e nazionale) poiché aiuta a rallentare l’emorragia demografica in atto su tutto il territorio italiano. Con 13.253 nuove nascite nel 2023, in calo di 198 unità rispetto al 2022, continua l’inverno demografico in regione. Si tratta di dati ancora provvisori, che però confermano una tendenza visibile da diversi anni: rispetto al 2019, infatti, e quindi in soli 4 anni, il calo è stato di 1.238 unità. La diminuzione riguarda sia la popolazione con cittadinanza italiana che quella straniera, la quale registra un decremento di 208 nascite tra il 2019 e il 2023. Questa dinamica di progressivo declino demografico pone un’ipoteca sul futuro della Calabria.
La regione – sempre secondo i dati pubblicati – registra da anni una popolazione in costante invecchiamento: al 1° gennaio 2024 l’indice di vecchiaia è pari a 189,0%. Ciò significa che in regione ogni 100 giovani di età inferiore ai 15 anni si contano 189 anziani sopra i 65 anni; nel 2001 il rapporto era quasi equo, gli anziani erano 102, mentre nel 2030, secondo le stime Istat, l’indice di vecchiaia sarà pari a 233%, a fronte del 248% a livello nazionale. Il fenomeno dell’invecchiamento è rilevante per le ricadute sociali ed economiche in termini di disponibilità di forza lavoro e sostenibilità del sistema pensionistico e di welfare. In questo senso un indicatore particolarmente significativo è l’indice di dipendenza degli anziani, che misura quanti ultra 64enni ci sono ogni 100 adulti in età lavorativa (15-64 anni), e che in regione passa da 25,8% nel 2001 a 37,7% nel 2024, mostrando un sempre più elevato squilibrio generazionale.
L’invecchiamento strutturale e il decremento della popolazione provocano pesanti ripercussioni anche sul sistema scolastico: nell’anno scolastico 2022/2023 erano presenti nelle scuole calabresi 266.915 studenti (di cui 13.065 stranieri). Nell’arco di 11 anni sono “spariti” più di 48mila studenti e, stando alle previsioni dell’Istat, l’andamento futuro della popolazione studentesca sarà ulteriormente negativo: nel 2030 si stima che il contingente di popolazione di età compresa tra i 6 e i 18 anni sarà verosimilmente composto da poco più di 201.000 individui. I numeri sono inequivocabili, ma si tratta di un trend che non riguarda solo l’Italia, ma tutti i Paesi occidentali e il Giappone, iniziando ad interessare nazioni più popolose come Cina e India.
Nel 2023 i titolari di permesso di soggiorno in Calabria sono 51.648 e rispetto al 2022 aumentano di 398 unità. Tale incremento è dovuto ai permessi di soggiorno a termine, che tra il 2023 e il 2022 fanno registrare un incremento di 813 unità, mentre i permessi di soggiorno di lungo periodo, pari al 50,1% del totale, diminuiscono di 415 unità. Tra i soggiornanti a termine, aumentano i titolari di permesso per motivi di studio (+127, per un totale di 550 permessi) e soprattutto per protezione internazionale (+1.417, 12.084 in totale), mentre diminuiscono quelli per lavoro (-1.076; 5.368) e famiglia (-51; 6.519). Se si considerano invece i 7.070 permessi rilasciati per la prima volta nel corso dell’anno, i quali risultano in calo rispetto ai 9.956 del 2022, 2.836 sono stati ottenuti per motivi di protezione e 2.149 per motivi di famiglia, mentre solo 926 per lavoro, di cui 440 per lavoro stagionale, e 336 per studio. Secondo i dati del Ministero dell’Interno, i migranti presenti nelle strutture di accoglienza regionali sono passati dai 5.065 di fine 2022 ai 6.151 di fine 2023, cifra che risulta in crescita anche nei primi 6 mesi del 2024, con 6.312 migranti presenti a fine giugno. A tale data la Calabria si colloca al decimo posto tra le regioni italiane per numero di persone accolte, dopo Lombardia (17.884), Emilia Romagna (13.042), Lazio (12.548), Piemonte (11.642), Campania (10.848), Toscana (9.985), Sicilia (9.904), Veneto (8.971) e Puglia (6.891).
Secondo la Rilevazione sulle forze di lavoro dell’Istat, nel 2023 il numero di occupati in regione è aumentato di 10.200 unità rispetto al 2022, attestandosi su 539.200. Il contingente degli stranieri ne rappresenta il 5,9%, registrando tuttavia un’incidenza decisamente inferiore alla media nazionale (pari al 10,1%). Nello stesso anno si registra anche un incremento del numero dei disoccupati di quasi 12mila unità, per un totale di 101.900 (il 7,3% dei quali stranieri). Il settore che assorbe più occupati è quello dei servizi (rispettivamente il 75,2% degli italiani, e il 51,2% degli stranieri). Spesso accusati di “sottrarre” lavoro agli italiani, in realtà gli stranieri svolgono soprattutto lavori meno qualificati (il 60,5% degli occupati contro il 14,7% dei lavoratori italiani). Secondo i dati Infocamere/Centro studi G. Tagliacarne, le imprese gestite da immigrati in Calabria aumentano di 159 unità tra il 2022 e il 2023, superando quota 15mila. Le imprese italiane invece nello stesso periodo fanno registrare un decremento di 758 unità. Le imprese a conduzione immigrata operano soprattutto nel settore dei servizi (11.923), seguono industria (1.815), agricoltura (673) e 658 imprese non classificate. Nel dettaglio, il comparto più rappresentato resta il commercio (64,5%), seguito dalle costruzioni (8,9%) e dall’attività di alloggio e ristorazione (5,0%). Tra i titolari nati all’estero di imprese individuali, il Marocco è il Paese maggiormente rappresentato, con una quota del 38,8% sul totale, seguito da: Germania (7,1%, molti dei quali cittadini italiani nati in quel Paese e poi rimpatriati), Pakistan (6,2%), Cina (4,8%) e Svizzera (4,7%, per cui, con buona probabilità, vale la stessa considerazione fatta per gli originari della Germania).
Il dossier Immigrazione è stato presentato questa mattina all’Università Magna Graecia di Catanzaro. A illustrarlo, Roberta Saladino, referente regionale del centro studi Idos secondo la quale «dal punto di vista regionale c’è un grande incremento degli immigrati, in termini assoluti infatti si registra tra il 2022 e il 2023 un incremento di 5 mila stranieri. quindi un’incidenza del 5,6% sul totale della popolazione residente, e questo è più che positivo perché dà un contributo demografico alla nostra popolazione autoctona che invece registra uno forte decremento a causa non soltanto del calo delle nascite ma anche di una ripresa importante dei flussi in uscita. Un altro dato interessante – prosegue Saladino – sono gli sbarcati perché è il fenomeno più visibile soprattutto per la Calabria che ha tre porte di ingresso importanti: Reggio Calabria, Crotone e Vibo. Se confrontiamo i dati sempre tra il 2022 e il 2023 c’è un incremento importante in termini assoluti degli sbarcati sulle nostre coste, pari in termini assoluti a 50.000. Però, se facciamo il confronto tra ottobre del 2024 e ottobre 2023, si registra invece un calo drastico, importante, perché attualmente sono circa 55.000 gli sbarcati, mentre nello stesso periodo dell’anno precedente erano già 144.000». A commentare i dati del dossier, il docente dell’Università di Catanzaro Domenico Bilotti: «La prima considerazione da fare è che nella nostra regione, nel nostro paese, non c’è un allarme su quantità sottratte alla gestione ordinaria. In altre parole non c’è in atto un’invasione, né una cospirazione. Un’altra considerazione: esiste persino in Calabria – che territorialmente ed economicamente dovrebbe essere una zona caratterizzata, almeno sulla carta, da minori opportunità rispetto al settore produttivo settentrionale – una quota crescente di migrazione che entra nella imprenditoria di prossimità, non per darci lavoro ma per dare maggior nerbo al tessuto economico in cui sono a tutti gli effetti attori economici civili. Terza e ultima considerazione: c’è ancora – conclude Bilotti – una sacca di sfruttamento migratorio rispetto alla quale forse le risposte utilizzate istituzionalmente fino ad adesso non sono state le migliori. Dal punto di vista della razionalità giuridica la questione più semplice sarebbe snellire un po’ la selva regolativa, serve una razionalizzazione ispirata alla semplificazione, proprio per migliorare la funzione di controllo». (G.Cu.)
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