CROTONE Frasi criptiche e una serie di conversazioni caratterizzate da una notevole prudenza nel dialogare. Nelle intercettazioni che fanno parte dell’inchiesta “Nemesis” della Procura di Catanzaro – che ha fatto luce sugli affari della ‘ndrina Tallarico di Casabona – emerge la figura di Luigi Gagliardi, per gli investigatori «longa manus operativa dei Tallarico nel campo dello spaccio di stupefacenti sul territorio casabonese”. Una gestione affidata a lui per una motivazione ben precisa: «La severa afflittività delle pene previste in materia di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, nel tempo, – si legge nell’ordinanza – ha indotto gli esponenti di vertice delle varie consorterie ad evitare a loro ed ai loro prossimi congiunti la gestione diretta, degli affari relativi al traffico e alla commercializzazione delle droghe, demandando tale mansione a gregari alle loro dipendenze». E a questo principio non si sottraeva la ‘ndrina di Casabona, che aveva individuato per la gestione degli stupefacenti i sodali appartenenti alla famiglia Gagliardi originaria della frazione “Zinga”.
Gagliardi, riveleranno le intercettazioni, operava sotto lo scudo del clan, attraverso il controllo di Daniele Tallarico e con il contributo materiale di Giuseppe Pullerà. Con loro comunicava per portare avanti lo spaccio al dettaglio di sostanze stupefacenti e le modalità erano ben precise: «si accordavano per appuntamenti dal vivo, chiedendo l’un l’altro di dare e consegnare qualcosa di non specificato, aggiornandosi sull’avvenuto arrivo o meno di qualcosa di non specificato, riferendosi espressamente a della “roba” non meglio descritta – («Maaa… vooo…. andiamo a portare sta roba o no?») – , rinviando il prosieguo del dialogo a canali di comunicazione alternativi come le videochiamate, riferendosi ad oggetti da mettere in una “busta”».
«Ma quando ci vediamo? – Quando ci vediamo, stasera o domani? – E vedi se ce la fai dai… stasera o domani!». Nell’occasione Daniele Tallarico e Luigi Gagliardi si contattavano per concordare, con tono criptico, un incontro particolarmente voluto dal Tallarico. In un’altra occasione Gagliardi, per comunicare senza correre il rischio di essere intercettati, chiederà a Tallarico: «Fai la videochiamata che ti devo far vedere una cosa».
Conversazioni caratterizzate da una notevole prudenza e da frasi criptiche, dunque, ma che per gli investigatori non lasciano dubbi, anche alla luce del successivo arresto di Gagliardi il 9 luglio 2021 e della sostanza e del materiale che verranno trovati all’interno della sua abitazione. Alle 20 di quella sera i militari della Stazione Carabinieri di Casabona, coadiuvati da unità cinefile specializzate, effettuarono una perquisizione presso l’abitazione dell’uomo, nel corso della quale trovarono e sequestrarono 37 involucri in cellophane contenenti cocaina e 5 involucri con hashish. Gagliardi, secondo gli investigatori era uomo di fiducia del clan e risulterà «particolarmente impegnato nel proficuo sviluppo della ‘ndrina»: la longa manus operativa dei Tallarico. Un rapporto di lavoro che durante la detenzione di Gagliardi sarà anche conflittuale. Nell’ordinanza il gip sottolinea come durante le intercettazioni siano emersi «riferimenti alla necessità che il Gagliardi restituisse al Tallarico il valore della droga sequestrata» e la «necessità che il Tallarico provvedesse al sostentamento del detenuto in seguito al suo arresto per droga», fino «al chiaro ritorno sul territorio del Gagliardi al servizio dei Tallarico come spacciatore»: tutti «dati rappresentativi del potere gestionale dei Tallarico nel settore dello spaccio del narcotico e del ruolo esecutivo del Gagliardi alle dipendenze dei Tallarico».
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