COSENZA Era una bambina di 9 anni. Sono belle le bambine a quell’età. Si chiamava Giorgia, nome in voga di questi tempi. Giorgia è morta per un arresto cardiaco all’autogrill di Lucignano Est, vicino ad Arezzo. Lontano dalla Calabria, Giorgia era di Taverna. Era in viaggio con i genitori, non per piacere, ma verso l’ospedale pediatrico Gaslini di Genova, dove stava andando per curare un’infezione batterica contratta questa estate e mai del tutto guarita. In tanti hanno scritto del dolore di Taverna che, oltre a perdere Giorgia, negli stessi giorni ha visto Mattia, un ragazzo di 12 accasciarsi morto mentre si allenava con i suoi compagni. Ci siamo sentiti tutti affranti per le Parche assassine di Taverna. Ma io mi sono anche chiesto dove ha contratto Giorgia l’infezione batterica questa estate, e qual è stata la causa o il motivo che ha costretto i genitori a curarla tanto lontano da casa. Una domanda non per far scandalo ma per capire. In Calabria c’è bisogno di risposte.
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Una settimana al voto per il referendum consultivo sulla città unica a Cosenza, Rende, Castrolibero. Fioccano i dibattiti per il “Sì” e il “No”. Di valore quello organizzato al Dam dell’Unical che ha messo a confronto i due schieramenti, con Sandro Principe e Giacomo Mancini a far da capitani contrapposti nella contesa.
Le filiere organizzate si organizzano. Stanno in tutti e due fronti. Chi ha consenso blindato radicato a via Popilia, a Rende o a Castrolibero farà votare no per personale convenienza. Fronte che agita la questione del debito in modo molto strumentale ad analizzare i dettagli. Ci ha messo faccia e sapere sul punto il docente Unical Walter Nocito che smonta la tesi opposta quasi radicalmente. Nella campagna referendaria è mancato il contributo di tecnici specializzati di materia che speriamo sopraggiungano. Le posizioni politiche sono molto in movimento e a volte in cambiamento rispetto alla questione. Ho ripreso in biblioteca il volume “La grande Cosenza” di Fabio Melia e Mauro Minervino edito nel 2015. Utile un breviario. Erano dalla stessa parte a Rende con Sergio Tursi Prato che aveva costituito una Lega socialista rendese che già sosteneva “Non serve a niente la Grande Cosenza, serve solo a far sparire Rende e non lo consentiremo mai”. Aveva idea diversa Mario Occhiuto che affermava «non è un mistero che io sia per realizzare una città unica». Era già per il referendum «per permettere ai cittadini di dire la loro» Enza Bruno Bossio del Pd. Anche Marcello Manna, diceva «È una bella scommessa e vale la pena perseguirla». Chi ha modificato opinione è Orlandino Greco, oggi sindaco di Castrolibero, all’epoca consigliere regionale tendenza sinistra che affermava «Sono convinto che la centralità di Cosenza nell’area urbana vada riaffermata e garantita, perché il capoluogo deve svolgere il suo ruolo direzionale. Quanto ai confini sono già di fatto individuati nei territori di Cosenza, Rende e Castrolibero». Tesi ribadita anche in interviste televisive d’epoca facilmente reperibili. «Come si cambia per ricominciare» canta Fiorella Mannoia.
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Il pentito Beretta con le sue dichiarazioni sancirà se è il Buscetta del tifo ultrà come quinta colonna dei guadagni della ‘ndrangheta negli stadi metropolitani o se dirà verità di comodo per salvare la pelle considerato che ha ucciso uno dei Bellocco. Andrea Beretta potrebbe far comprendere chi ha ucciso Vittorio Boiocchi, 10 condanne definitive e 27 anni di carcere per narcotraffico ma rimasto in sella al comando in cella pur se lontano dalla curva.
Uno con relazioni con Cosa Nostra e poi con la ‘ndrangheta ma ancora ad oggi sono oscuri killer, mandanti e movente di quel delitto. La notizia più fresca la porta il giornalista Klaus Davi che si è presentato alla riunione al “Baretto” di San Siro dopo il pentimento ufficiale di Baretta. Circa 150 i presenti, clima pesante, qualcuno voleva allontanare Davi, ma il capo dei Vikings Nino Ciccarelli ha permesso di ascoltare (Volevano dissimulare?). I presenti hanno rivendicato collettivamente lo striscione apparso a San Siro “La tua infamità non appartiene alla tua mentalità”. Secondo Klaus Davi “Con lo striscione rivendicato ha vinto la fazione della ‘ndrangheta di Rosarno” che non era presente alla riunione e poi aggiunge che “Beretta si conferma un criminale mediocre, fragile e perdente”. Al baretto di San Siro alla riunione si temono nuovi pentiti, i colletti bianchi della società aspettano, Milano e il suo sindaco Sala continuano a far finta di nulla ma sui navigli c’è più ‘ndrangheta di Locri.
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L’ex sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, dopo tre anni assolto dall’accusa di scambio elettorale politico mafioso. Dopo il clamoroso arresto la sua giunta si era dimessa per strategia difensiva. A Cernusco sul Naviglio sarebbe andata forse diversamente.
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Un comitato di pendolari segnala che il treno 21526 (Catanzaro Lido – Lamezia Terme Centrale) ha modificato l’orario di partenza di una decina di minuti arrivando a destinazione dopo la partenza dei treni per Cosenza (5550) e Reggio Calabria (5642). Sostanzialmente questa modifica non rende più “in coincidenza” questo regionale con quelli che vanno in direzione nord o sud. Qualcuno può intervenire a risolvere questa dannazione per i pendolari? (redazione@corrierecal.it)
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