Due domande di recente cronaca nera: che cosa è successo il 18 novembre a San Luca? E l’11 dicembre a Carmagnola alle porte di Torino?
Rispondere alla prima domanda è facile perché se devi sapere qualcosa di San Luca, la mamma della ‘ndrangheta, trovi tutto incanalato nella colonna del tuo cellulare. Il 18 novembre, il fuoristrada dell’allevatore Antonio Strangio è stato trovato distrutto dalle fiamme tra Bovalino e Bianco. L’uomo era scomparso da diversi giorni. Fa parte degli Strangio “Barbari” parente dei Mammoliti. Il padre si è distinto, si fa per dire, nella stagione dei sequestri. Lui Antonio, non è un big. Una condanna per narcotraffico secondo il Corriere della Sera. Dentro l’auto carbonizzata sono state trovate delle ossa. Dopo diversi giorni si è appreso che i resti sono umani. Reperti inviati a Messina per le compatibilità con lo Strangio scomparso. Inquirenti, addetti ai lavori, giornalisti siamo tutti a brancolare nel buio e a tentare di capire se è scoppiata una nuova assurda guerra di mafia o se si tratta di un eliminazione “anomala”. Quello che è certo è che parenti dell’ucciso hanno ritirato i figli dalle scuole superiori del circondario per farli esodare in città del Nord Italia. Un pessimo segnale.
Rispondere alla seconda domanda è meno facile, ma i due fatti si legano per tema. Mercoledì mattina a Carmagnola in una sala si sono ritrovati don Ciotti e Maurizio Landini per discutere della presenza della ‘ndrangheta in Piemonte. Giorgio Airaudo è un pezzo di storia della sinistra torinese. Viene dal Movimento del 1977, ha guidato la Fgci al tempo di Berlinguer, leader della Fiom ai tempi di Marchionne, deputato di Sel, oggi è il segretario regionale della Cgil in Piemonte. Uno che sa pesare le parole. Per presentare la manifestazione ha detto nei giorni scorsi: «Il Piemonte non è diverso dalla Calabria, per questo siamo convinti che serva una reazione forte e corale contro il radicamento della ‘ndrangheta nel nostro territorio. I clan, approfittando della crisi economica che sta colpendo il Piemonte, offrono lavori sottopagati e senza diritti a persone che hanno bisogno di reddito e concede liquidità alle aziende in difficoltà, facendo cadere gli imprenditori nel vortice della ricattabilità tipica delle mafie».
Dinamiche diverse ma sotto lo stesso brand da San Luca a Torino. Anzi, Carmagnola. Luogo non scelto a caso come ha spiegato Airaudo “Abbiamo deciso di andare a Carmagnola perché quel territorio, quella comunità, quei cittadini e le loro Istituzioni sono sott’ attacco non vanno lasciate da soli” e infatti alla manifestazione ha partecipato anche la sindaca Ivana Gaveglio, una che si mobilità da tempo e depone nei tribunali. Di Carmagnola ci siamo occupati in un recente passato in una nostra inchiesta che ha mappato la presenza della ‘ndrangheta al Nord riscontrando come il fenomeno sia preoccupante ed esteso. Nell’Italia dove un terzo degli adulti è analfabeta funzionale (ricerca Ocse) non c’è alcuna percezione del problema di Carmagnola e Torino a differenza di San Luca che porta lo stigma della visibilità.
Bene ha fatto la Cgil ha provare a mettere in evidenza la questione affermando: «Le indagini in corso riguardano tutte vicende che riguardano commesse pubbliche, grandi lavori stradali, ne arriveranno altri rispetto al Pnrr – spiega Federico Bellono, Segretario Generale CGIL Torino – Abbiamo preoccupazione rispetto a quanto successo, ma anche su quello che potrà succedere. Il salto di qualità a cui abbiamo assistito è il coinvolgimento anche di esponenti sindacali. Il fatto che non siano della Cgil non è consolante, dà l’idea di un sistema che è debole e quindi più facilmente infiltrabile».
La Cgil chiede maggiore attenzione dalla politica, e sul punto siamo scettici, ma il sindacato declama «che ci vuole qui la stessa reazione che hanno avuto i calabresi» ed è evidente che dei segnali positivi dalla Calabria sono arrivati su al Nord. Centinaia di chilometri distanziano Carmagnola da San Luca, il Piemonte dalla Calabria. Ma il network criminale governa in maniera occulta sotto diversi mandamenti.
Nel paese di Corrado Alvaro, mentre ci si chiede in forma blanda tra le paure dei residenti che significa la morte di Antonio Strangio, è iniziata una anomala campagna elettorale.
A San Luca, tanto per cambiare, sta operando una commissione d’accesso in Comune, arrivata dopo la Commissione antimafia che si è fatta prima una foto ricordo sotto un cartello del paese sforacchiato dai proiettili perché anche le istituzioni, a quanto sembra, hanno anche loro un analfabetismo funzionale. Alle ultime elezioni non si è presentata nessuna lista. I commissari entro il 28 dicembre devono decidere se sciogliere inutilmente per l’ennesima volta il Comune o se permettere le elezioni nella prossima primavera. Da fuori paese c’è chi si vuole spendere.
Il prossimo 20 dicembre terrà una conferenza stampa il giornalista Klaus Davi, non nuovo a questo tipo di imprese e che ha già annunciato al paese «sono la persona giusta al posto giusto. Condannare San Luca e graziare Reggio Calabria sarebbe un messaggio terribile. Per cui non credo che accadrà. Il comune non verrà sciolto e io sarò il candidato della rinascita della Locride», aggiungendo che lui non ha bisogno di scorte ed eviterà qualsiasi guerra. Parole che hanno mandato in bestia il docente di un’università privata reggina, Paolo Ferrara, repubblicano discepolo di Nucara, e leader del movimento “Liberi di ricominciare” e che è già consigliere comunale a Platì, il quale ha affermato: «Non è un vanto dire di andare a San Luca senza scorta, perché San Luca non ha bisogno di uno sceriffo e non di uno showman». Forse è meglio che Davi e Ferrara si mettano a collaborare insieme per dare un’amministrazione comunale a San Luca lottando insieme per evitare lo scioglimento del municipio. E magari collaborando con la mobilitazione della Cgil in Piemonte dando vita ad una nuova stagione Nord-Sud uniti nella lotta alla ‘ndrangheta.
A Torino la Cgil può interloquire con il procuratore Bombardieri che proviene da Reggio Calabria e conosce bene il fenomeno in Calabria e al Nord.
San Luca e Carmagnola sono due facce della stessa moneta. Affrontarla insieme può far trovare la buona strada per abbattere il mostro. (redazione@corrierecal.it)
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