Com’è possibile che nel nostro Paese non si trovano risorse per aumentare gli stipendi dei lavoratori e, invece, si possono aumentare quelli dei Ministri non parlamentari per equiparabili a quelli degli eletti? La risposta, anche in questo caso, può essere quella solita: “pagherà, come sempre, ‘Pantalone’ costretto a saldare tutto”. Nel caso di specie si tratta di portare lo stipendio di un ministro o di un sottosegretario dagli attuali 9.200 euro mensili lordi a 12.400, come quello degli eletti. “Dopotutto – si sostiene- si tratta di aumentare lo stipendio di 3.200 euro al mese”. Una differenza che gravemente, come al solito, sui cittadini costretti a pagare di più la tassa d’imbarco, se prendono l’aereo, su coloro che hanno a che fare con il “Fondo di garanzia” per i mutui sulla casa e su quanti pagheranno le tariffe autostradali che verrebbero aumentate dell’1,8 per cento. Giusto o sbagliato che sia, sarà il Parlamento a decidere. Per il momento si fanno solo degli esempi: a cominciare dai pensionati, per finire con le retribuzioni dei lavoratori e con la tassa d’imbarco sui voli extra europei; così come si discute del “prelievo” dalle scommesse sul gioco del calcio e sulla modifica del “fondo di garanzia” per i mutui prima casa per le coppie giovani. Tutto ciò verrebbe fatto, mentre su un altro fronte ( quello degli operai di grosse imprese) si licenziano unità operative e impiegati, senza colpo ferire. E non è tutto! Il Governo sarebbe anche intenzionato a introdurre una percentuale sulle scommesse del calcio, ad incassare il 24% sull’alimentazione d’imposta sui redditi delle società per azione e quelle in accomandita per azioni, sulle società a responsabilità limitata, su quelle cooperative e quelle di mutua assicurazione. Tra le iniziative sarebbe previsto anche l’aumento della tassa d’imbarco sui voli internazionali. Tutto ciò accade nel nostro Paese. Altrove, invece, si fanno riforme che prevedono, tra le altre cose, il rafforzamento delle politiche di sostegno alla famiglia e l’apertura di nuovi asili nido. Si introduce la settimana corta, ridotta a quattro giorni per tutti i dipendenti pubblici intendendo in tal modo, rivedere lo stile di lavoro in modo che nessuno sacrifichi la carriera. Tutto ciò accade in Giappone dopo che il numero delle nascite è crociato del 5,1 per cento. Si tratta di una scelta geniale che rassicura i genitori che non dovranno rinunciare alla realizzazione personale, al doppio reddito e alla carriera. Dal punto di vista economico, invece, è costruire il futuro senza farlo pesare sulla produttività che, anzi, aumenta e si dimezzato i giorni di malattia. “Intelligenti pauca”, dicevano i latini.
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