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Frode fiscale da 37 milioni a Reggio Emilia, c’è l’ombra della ‘ndrangheta

Indagate 41 persone, 37 società coinvolte

Pubblicato il: 18/12/2024 – 15:00
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Frode fiscale da 37 milioni a Reggio Emilia, c’è l’ombra della ‘ndrangheta

REGGIO EMILIA La Guardia di Finanza e la Polizia di Stato di Reggio Emilia hanno recentemente portato alla luce una sofisticata frode fiscale che ha riguardato l’emissione di fatture false per un valore complessivo di 37 milioni di euro. L’operazione ha condotto a sequestri per circa 12 milioni di euro nei confronti di 41 persone fisiche indagate e 37 società, con sedi distribuite su tutto il territorio nazionale, in città come Reggio Emilia, Parma, Modena, Trento, Verona, Torino, Monza , Milano, Brescia, Como, Bergamo, Cremona, Mantova, Livorno, Benevento e Napoli. L’inchiesta è denominata Titano È l’esito della seconda tranche dell’inchiesta denominata “Titano” ed è coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Emilia, sotto la direzione del procuratore capo Calogero Gaetano Paci che ha chiesto e ottenuto decreti di perquisizioni e di sequestri preventivi dal gip Luca Ramponi del tribunale reggiano. Nello scorso giugno, nella medesima operazione, vennero sequestrati 6 milioni di euro e messe a segno 80 perquisizioni nei confronti di 50 indagati, volte a smantellare una presunta intera organizzazione dedita alla costituzione di società cartiere, riconducibili a soggetti residenti in provincia di Reggio Emilia e già coinvolti nell’indagine denominata “Billions”, che avevano emesso, nel periodo 2018-2022, fatture per operazioni inesistenti per circa 62 milioni di euro a favore di società terze. Tra i protagonisti di questa intricata vicenda emerge il nome di Antonio Sestito, un gommista di Cutro che operava a Cadelbosco, nel Reggiano. Le società coinvolte nell’inchiesta, alcune delle quali hanno cessato la propria attività, appartengono a settori economici molto vari, dall’edilizia al commercio all’ingrosso di imballaggi, fino all’abbigliamento e alla vendita di software e computer. Un’altra fetta rilevante delle imprese indagate ha sede nell’area metropolitana di Milano.
Nel corso delle perquisizioni, gli investigatori hanno scoperto anche un’altra fonte di illeciti: in una perquisizione domiciliare a Gualtieri, in provincia di Reggio Emilia, è stata rinvenuta una serra con 70 piante di marijuana in fase di coltivazione. Il proprietario dell’abitazione è stato arrestato in flagranza di reato con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Questa operazione evidenzia ancora una volta come l’emissione di fatture false, già al centro del processo Aemilia – il più grande procedimento penale nel Nord Italia contro la ‘ndrangheta, si sono rivelate da sempre una fonte di reddito importante per i boss. 

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