Ultimo aggiornamento alle 7:15
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

i verbali

‘Ndrangheta a Gioia Tauro: gli «assegni postdatati» e la caduta dopo l’omicidio Molè. Il pentito: «Gli Stanganelli estromessi dagli affari»

Nella Piana i contrasti con i Piromalli e gli equilibri dopo la morte del boss. Il racconto: «Non avevano più peso criminale»

Pubblicato il: 08/01/2025 – 7:00
di Mariateresa Ripolo
‘Ndrangheta a Gioia Tauro: gli «assegni postdatati» e la caduta dopo l’omicidio Molè. Il pentito: «Gli Stanganelli estromessi dagli affari»

GIOIA TAURO Gli Stanganelli dopo la morte di Rocco Molè «usavano questa metodologia per fare soldi perché erano stati estromessi dai Piromalli da tutte le attività criminali che c’erano, per quello che sapevo io, perché ero all’interno lì quando frequentavo Gioia Tauro». Lo racconta il collaboratore di giustizia Domenico Ficarra, detto “Corona”, classe ’84, rispondendo alle domande dei magistrati della Dda di Reggio Calabria in riferimento agli affari portati avanti dagli Stanganelli e agli equilibri criminali nella Piana di Gioia Tauro dopo l’uccisione del boss di ‘ndrangheta Rocco Molè il primo febbraio 2008. Il collaboratore di giustizia, che si è definito «sempre a disposizione della famiglia Molè», sulla figura di Rocco Molè senior, ha raccontato che «era un massone, era una persona di alto livello». Un potere a tutto campo, tuttavia, destinato a finire.

LEGGI ANCHE: I contrasti con i Piromalli e la tensione dopo la morte del boss Rocco Molè. «A Gioia Tauro una tomba, non si usciva più»

L’affare degli assegni postdatati

«Gli Stanganelli lavoravano con gli assegni postdatati: li facevano cambiare dagli imprenditori e poi li lasciavano andare a vuoto. Tale modalità di procacciarsi fondi ha funzionato fino a quando era in vita Rocco Molè senior ed anche per un periodo successivo dopo la sua morte. Poi quando gli Stanganelli sono stati allontanati anche dai Molè il loro peso criminale era scemato ed anche l’affare degli assegni, seppure da loro proseguito, non andava più a buon fine». Il collaboratore di giustizia racconta il modus operandi utilizzato dalla famiglia legata ai Molè, affermando che gli Stanganelli, dopo la morte del boss nel 2008 sono stati «messi da parte» sia dai Piromalli che dai «Molè stessi». E l’affare degli assegni viene così illustrato: «Questi assegni venivano portati agli imprenditori…» «Andavano a cambiare gli assegni… postdatati, cioè con la data, a un mese, a due mesi… Poi non li pagavano mai e andavano a vuoto perché gli assegni non erano nemmeno i suoi, se li facevano prestare da altri soggetti». A muoversi per conto degli Stanganelli, secondo quanto raccontato da Ficarra, era Domenico Iaropoli, «mandato» da Antonio e Domenico Stanganelli. «Non è che è una cosa che ho saputo, – spiega Ficarra – è una cosa che vivevo lì, la vedevo, anche a volte eravamo seduti lì in campagna, nella masseria e lui lo mandava: “Domenico vai., vai da questo a farti cambiare questo assegno”».

I contrasti interni, la morte del boss e l’estromissioni dagli affari

«Dopo la morte dì Rocco Molè facevano un sacco di riunioni a casa degli Stanganelli», afferma il collaboratore di giustizia, che ha raccontato anche di contrasti interni: «Già prima della morte di Rocco Molè, i rapporti tra Domenico Stanganelli e lo stesso Rocco erano conflittuali o meglio vi erano frizioni dovuti al fatto che Domenico Stanganelli era diventato inaffidabile». «In ogni caso – aggiunge – durante la detenzione di Mommo, Rocco senior e Mico Molè, era proprio Domenico Stanganelli il reggente della cosca. Uscito dal carcere Rocco, il potere di Domenico Stanganelli era ormai finito e lui soffriva questa situazione». Ma dopo l’assassinio del boss è proprio Domenico Stanganelli a recarsi dai Piromalli «per chiedere risposta, avere una risposta chi era stato ad uccidere suo zio», «Andava lui – aggiunge Ficarra – perché dopo la morte di Rocco Molè ha preso il dominio lui, io queste cose le so perché ero lì, nel senso di quello che ho visto, eh». E Stanganelli in particolare, spiega ancora Ficarra sollecitato dal pubblico ministero, andò «da don Nino e da don Gioacchino Piromalli, i vecchi…».
Ma gli Stanganelli «col passar del tempo, siccome sono successi degli episodi sono stati svalutati e messi da parte», spiega il collaboratore di giustizia aggiungendo che furono «messi da parte» sia dai Piromalli che dai «Molè stessi»: «Non avevano più peso criminale».

Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

Corriere della Calabria - Notizie calabresi
Corriere delle Calabria è una testata giornalistica di News&Com S.r.l ©2012-. Tutti i diritti riservati.
P.IVA. 03199620794, Via del mare 6/G, S.Eufemia, Lamezia Terme (CZ)
Iscrizione tribunale di Lamezia Terme 5/2011 - Direttore responsabile Paola Militano | Privacy
Effettua una ricerca sul Corriere delle Calabria
Design: cfweb

x

x