LAMEZIA TERME Un plico postale a marchio DHL intercettato nell’area cargo dell’aeroporto “El Dorado” di Bogotà, in Colombia. È il 15 settembre del 2020 quando all’interno le autorità trovano 6,5 kg di cocaina diretti ad un soggetto residente a Bibbiano. Da qui la segnalazione inviata agli uomini del Nucleo PEF della Guardia di Finanza di Reggio Emilia che hanno subito dato il via alle indagini. Gli inquirenti sono così riusciti a risalire all’identità di due cugini albanesi, Bashkim Sula (cl. ’87) e Sokol Lumi (cl. ’86), Daniel Palladino (cl. ’01) e il calabrese Salvatore Gaetano (cl. ’81) di Locri, tutti finiti in carcere.
Come ricostruito nel corso dell’inchiesta – coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna – il gruppo risulterebbe attivo nell’importazione dall’estero e alla successiva rivendita «di ingenti partite di cocaina, marijuana e hashish», ricostruendo, a partire dalla seconda metà del novembre 2020, «i primi episodi di distribuzione del narcotico ad una serie di cessioni variamente dislocate sul territorio nazionale». Sono questi i dettagli emersi dall’inchiesta che ha portato all’arresto, eseguito su ordine del gip del Tribunale di Bologna, di 15 persone: in 12 sono finiti in carcere, altri tre ai domiciliari. E tra loro sono diversi i calabresi coinvolti.
Tre le persone coinvolte ci sono i due calabresi Domenico Bolognino (cl. ’90) di Locri e Antonino Modafferi (cl. ’80) di Reggio Calabria, entrambi residenti nel Reggiano e collegati al gruppo albanese attraverso Salvatore Gaetano, con alle spalle un background criminale di tutto rispetto e legati alla famiglie di ‘ndrangheta dei Grande Aracri. Domenico Bolognino, infatti, è figlio del più noto Michele, esponente di spicco della cosca, già detenuto per associazione mafiosa. L’attività di intercettazione sulle loro utenze, avviate nella primavera del 2021, avrebbe permesso di accertare la loro attività di spaccio di hashish e cocaina. L’ipotesi accusatoria era che vi fosse un corposo e sommerso traffico di ingenti volumi di cocaina, «collocabile all’interno dei rapporti famigliari esistenti» e che avrebbero garantito «consolidate connessioni con esponenti della criminalità organizzata calabrese». Le chat acquisite e decriptate, infatti, avrebbero dimostrato «l’esistenza di una seconda associazione criminale, promossa e gestita dai due calabresi» e dedita al traffico di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti, «collegata alla prima attraverso Salvatore Gaetano». (g.curcio@corrierecal.it)
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