CATANZARO Sovrafatturazioni a ditte compiacenti con la cosca per pagare le estorsioni del 3% sul valore dell’appalto. Era il sistema adottato nell’alto tirreno cosentino dalla cosca Abbruzzese Forastefano per cercare di eludere i controlli delle forze dell’ordine sui lavori del “Terzo Megalotto” della statale 106, il più grande appalto in Calabria con un valore totale di 1,3 miliardi.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Catanzaro ed eseguita sul campo dagli agenti della Dia, ha portato all’arresto di 6 persone. Si tratta di:
Abbruzzese Leonardo detto “Nino” (cl. ’85) di Cassano allo Ionio;
Salvo Antonio (cl. ’89) di Acri (Cs);
Cipolla Gino (cl. ’81) di Castrovillari (Cs);
Basile Domenico (cl. ’77) di Policoro (Mt);
D’Alessandro Giuseppe (cl. ’63) di Matera;
Falcone Luigi (cl. ’69) di San Giorgio Albanese (Cs).
Le vicende sono legate ad un’attività estorsiva contro la società “I.CO.P. S.p.A. Società Benefit” di Basiliano (UD), nonché due vicende corruttive. Secondo quanto è emerso dall’inchiesta, la figura centrale dei meccanismi sarebbe stato Antonio Salvo, capocantiere della “Treccili S.p.a.”, alle cui condotte è stato possibile risalire grazie alle dichiarazioni rese dalle parti offese e dalle altre persone informate dei fatti e, successivamente, grazie all’attività di intercettazione e di verifica documentale svolta dalla PG, la quale ha consentito di individuare anche altri soggetti coinvolti. (g.curcio@corrierecal.it)
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