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i lavori sulla ss 106

«L’estorsione ambientale» nella Sibaritide: le cifre nella tabella “delta” e la società in regime di monopolio

Qualcuno si preoccupa di una possibile inchiesta, sul piatto ci sono i danari delle presunte sovrafatturazioni e ditte compiacenti

Pubblicato il: 20/01/2025 – 19:01
di Fabio Benincasa
«L’estorsione ambientale» nella Sibaritide: le cifre nella tabella “delta” e la società in regime di monopolio

COSENZA Qualcuno si preoccupa di una possibile inchiesta, sul piatto ci sono i danari ricavati da presunte sovrafatturazioni di servizi da parte di ditte presumibilmente compiacenti come annotato nella corposa attività di indagine dagli uomini della Dia di Catanzaro. L’inchiesta nome in codice “Fattore Delta ha scoperchiato il vaso di Pandora sulle estorsioni mascherate da imposizioni alla ditta “I.CO.P. Società Benefit S.p.a”  impegnata nei lavori del “Terzo Megalotto” della statale 106, il più grande appalto in Calabria con un valore totale di 1,3 miliardi. La denuncia alle forze dell’ordine dei vertici della società hanno dato il via ad una serie di controlli e monitoraggi, un intenso e robusto lavoro investigativo che ha portato a scoprire come la cosca Abbruzzese avesse messo le mani su un affare assai redditizio.

Il monopolio

I rischi però sono alti e sebbene vi siano state società interessate ai guadagni e disponibili a piegarsi al modus operandi imposto, c’è chi si mostra visibilmente preoccupato delle possibili conseguenze. Insomma, qualcuno «senza fare questioni in merito al pagamento dell’iva» aggiunge di non voler «più contatti (…) per paura di qualche indagine». Gli uomini della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro guidati da Beniamino Fazio passano al setaccio i faldoni contenenti le fatturazioni relative agli anni 2022-2023-2024 e rispetto alla lista degli affidamenti e servizi di realizzazione di altri lavori sulla SS 106 Jonica, «è stato riscontrato l’ottenimento, quasi in regime di monopolio, di un numero considerevole di affidamenti e subappalti in favore di una società rispetto ad altre imprese presenti in zona ed operanti nello stesso settore».

L’estorsione ambientale

Chi indaga parla di «estorsione ambientale», una creazione giurisprudenziale con cui si intende una forma di ricatto perpetrata da soggetti gravitanti nei gruppi criminali egemoni in un determinato territorio. Come nel caso della Sibaritide.
Tacere su una richiesta estorsiva è una pratica diffusa, non tutti gli imprenditori trovano il coraggio di reagire alle insistenti e minacciose richieste dei clan. Qualcuno abbozza una timida risposta, qualche altro accetta di pagare, inserendo la “tassa non dovuta” nell’elenco delle uscite quasi come fosse una rata di mutuo o di una finanziaria. Ma c’è chi dice no, chi alza la testa e denuncia tutto. Come nel caso di un dipendente della Icop che racconta i dettagli della presunta richiesta estorsiva ricevuta e legata al «pagamento del 3% dell’importo contrattuale». E sulle modalità di riconoscimento della somma estorsiva, la Icop si sarebbe dovuta servire di aziende «segnalate» e «che a loro volta avrebbero dovuto sovrafatturare le spese reali». Quella richiesta, viene sottolineato, è riconducibile alla ‘ndrangheta.

Il “Fattore Delta”

L’aria sul cantiere di Trebisacce si fa pesante, un operaio addirittura arriva a chiedere di essere trasferito. La paura di ritorsioni aumenta e in un primo momento si cede dinanzi alle pressioni esterne e all’imposizione delle ditte “consigliate”. Due soggetti redigono un documento e nella tabella “delta” riportano gli importati relativi alla contabilità delle fatture dalle tre ditte. Vengono indicate le cifre versate dalla Icop a titolo estorsivo per ogni fattura emessa. Gli investigatori trovano traccia di quelle spese impossibili da rendicontare, il successivo blitz è storia ormai nota. (f.benincasa@corrierecal.it)

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