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il rapimento di Sofia

Cannizzaro: «Non c’è nessun ladro di bambini, i cosentini possono stare tranquilli»

Il questore rassicura. Dalla segnalazione al ritrovamento ecco cos’è successo nelle 3 ore di ricerca. In strada anche chi non era in servizio

Pubblicato il: 22/01/2025 – 13:43
di Eugenio Furia
Cannizzaro: «Non c’è nessun ladro di bambini, i cosentini possono stare tranquilli»

COSENZA «Non c’è nessun ladro di bambini, i cosentini possono stare tranquilli: abbiamo registrato una certa percezione di insicurezza che non ha ragione di essere, nessuna preoccupazione, nessun allarme». Il questore Giuseppe Cannizzaro introduce la conferenza stampa sul rapimento della piccola Sofia rassicurando prima di esprimere la propria «soddisfazione» per l’esito della vicenda e di lodare «la grandissima professionalità di squadra mobile e volanti della questura di Cosenza: sono scesi tutti in strada – dice Cannizzaro – anche chi non era in servizio». Poi il questore si fa da parte per lasciare la scena a Gabriele Presti, dirigente della Squadra Mobile.

Le tre ore di ricerche

Nelle sue parole la genesi della vicenda che per circa tre ore ha tenuto col fiato sospeso un’intera città, con una eco mediatica nazionale. La segnalazione arrivata al numero unico delle emergenze e gestita dall’Upgsp (Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico) sembrava talmente enorme – racconta Presti – che poteva essere sottovalutata, mentre «è stata subito presa sul serio. Il problema – aggiunge l’investigatore – è stato recuperare quel gap temporale fisiologico legato al fatto che Il rapimento non è stato cruento ma messo in atto da una donna che si è spacciata per operatrice sanitaria travisando il volto con una mascherina». Dopo la segnalazione iniziano le ricerche e si battono tutte le piste, da un lato la videosorveglianza interne ed esterna al Sacro Cuore, dall’altro il monitoraggio del web ad opera della polizia postale. Gli agenti individuano l’abitazione in via Almirante a Castrolibero, segnalata anche dalla presenza di un fiocco azzurro.

L’irruzione durante la festa

La descrizione della scena dell’ingresso dei poliziotti è straniante: è un’atmosfera di festa per l’accoglienza di un nuovo nato in un nucleo familiare – racconta ancora Presti – con confetti, palloncini e fotografie. I presenti erano preoccupati della notizia, che nel frattempo stava diventando un tam tam in tutta la città soprattutto grazie ai social.
Lo scenario è quello di una gravidanza simulata, una finzione che culmina con il rapimento. Davanti alle domande degli investigatori la coppia risponde ammettendo le proprie responsabilità ma anche cercando di mitigare la propria posizione citando gravidanze problematiche pregresse.
Per i poliziotti è importante non perdere tempo perché non si sa per certo qual è il quadro clinico della bimba nata da appena 15 ore e portata fuori dalla struttura mentre la rigida temperatura di fine gennaio poteva avere delle ripercussioni sulla salute di un soggetto fragile.

I nodi da sciogliere

Su alcuni aspetti come ad esempio la possibilità che la neonata non sia stata scelta casualmente o che ci siano stati altri tentativi, così come sul ruolo del compagno che era presente nel momento più importante, la questura sta ancora indagando, così come annuncia approfondimenti anche sul protocollo di sicurezza della clinica e su come sia stato possibile che la coppia possa aver agito in modo indisturbato.
Franco Cassano, vice dirigente dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, parla di «un’operazione sinergica, immediata ed efficace» ma menziona anche «la risposta emotiva e passionale dai tanti agenti che non erano in servizio ma sono scesi in campo per dare supporto alle indagini».
«Non è un’autocelebrazione – conferma anche Presti – siamo felici che la bimba stia bene e sia stata dimessa dal reparto di Neonatologia infantile dell’Annunziata». Un ultimo passaggio il dirigente della mobile cosentina lo dedica al gesto in sé: al di là delle giustificazioni addotte dalla coppia «resta un fatto gravissimo, anche se il rapimento non è riferibile a estorsioni o ricatti o dissapori familiari. Abbiamo appurato che non si tratta di un gesto seriale – conclude Presti – ma questo di certo non toglie nulla al disvalore del gesto». (e.furia@corrierecal.it)

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