COSENZA Il tentato rapimento della piccola Sofia Cavoto, i presunti maltrattamenti subiti da due fratellini cosentini di 2 e 4 anni ed il loro ricovero nel reparto di Chirurgia Pediatrica dell’ospedale Annunziata. Cosenza, da settimane, è al centro dell’attenzione nazionale: troupe televisive sostano ormai a presidio del territorio interessato da due diversi, ma drammatici fatti di cronaca che rimarcano l’esistenza di contesti di disagio. Nel caso della piccola Sofia, riflette – ai nostri microfoni – il filosofo Antonio Sabato «si ha un desiderio che è quello della genitorialità, della maternità tramutata in ossessione. Per quanto riguarda le presunte violenze subite dai bambini, ovviamente è necessario che gli organi giudiziari facciano il loro corso però l’episodio è sintomo anche di un disagio culturale, economico, che ha nella violenza la principale modalità comunicativa».
«Siamo entrati, da qualche decennio, in quella logica del politically correct che non aiuta. Occorre essere onesti e rispettosi nel parlare, anche palesando le proprie idee, ho l’impressione che ci sia una tentazione di manipolare le parole e di usarle a proprio beneficio o a beneficio del proprio ideale o del proprio gruppo di appartenenza e questo chiaramente non funziona», osserva al Corriere della Calabria Monsignor Giovanni Checchinato. «Lo dico da prete perché dalla prima pagina all’ultima pagina della Bibbia si parla dell’importanza della parola e quando parliamo di parola parliamo addirittura di Dio, abbiamo bisogno di fare questa operazione di trasparenza anche nel linguaggio».
Per i sociologi le sacche di disagio economico e sociale sono facilmente rintracciabili nelle periferie delle grandi città. Un insieme di fragilità e soggetti disorientati. La comunità di Cosenza si è stretta attorno alla famiglia Cavoto sin dalle prime notizie del rapimento della neonata. Quanto accaduto ha scosso i cosentini. Dall’altra parte però sui social si è consumata una caccia al colpevole riempita da commenti razzisti, insulti e minacce nei confronti di Aqua Moses e Rosa Vespa. E qui ritorna il monito di monsignor Checchinato sull’utilizzo di un linguaggio consono ad una società civile.
A soffermarsi su quanto accaduto il 21 gennaio scorso alla clinica Sacro Cuore è stato anche il sindaco di Cosenza, Franz Caruso. «Pensavamo non potesse far parte della nostra cultura, anche a Cosenza c’è il disagio, però un’esperienza di questo genere non si era mai verificata e non l’avevamo mai vissuta e mette in luce purtroppo quello che è un altro aspetto della nostra realtà contemporanea: il disagio che vivono le donne che non possono procreare o che hanno difficoltà a procreare ma che si esternano con una violenza onestamente non accettabile». Il primo cittadino auspica il rafforzamento di una rete che «metta insieme le strutture del territorio, le strutture pubbliche ma anche quelle private, la famiglia soprattutto per evitare che ci siano situazioni di disagio che possano poi sfociare in episodi tanto gravi quanto allarmanti». (f.benincasa@corrierecal.it)
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