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Cosenza, Delvecchio: «Lucarelli? Ho scelto Alvini. Non so se qualcuno si è mosso al posto mio»

La conferenza stampa del ds apparso più solo che mai: «Le dimissioni? Non abbandono la nave, sarebbe da codardi»

Pubblicato il: 05/02/2025 – 13:29
di Francesco Veltri
Cosenza, Delvecchio: «Lucarelli? Ho scelto Alvini. Non so se qualcuno si è mosso al posto mio»

COSENZA Ciò che ha fatto più rumore della conferenza stampa di questa mattina tenuta dal direttore sportivo del Cosenza calcio Gennaro Delvecchio allo stadio “San Vito-Marulla” è stata la sua solitudine insieme al non detto. Sì, un non detto mai così chiaro che conferma, se mai ce ne fosse bisogno, l’inadeguatezza gestionale del club rossoblù, specie in questa annata, la settima in serie B, rivelatasi a dir poco disastrosa. A cominciare dal caso Cristiano Lucarelli, allenatore sedotto dopo la sconfitta di “Marassi” dei Lupi contro la Sampdoria e poi abbandonato quando (avrebbe rivelato lo stesso ex bomber rossoblù a un giornalista cosentino) aveva già prenotato il volo per raggiungere la Calabria e Cosenza.
«Dopo il ko di Genova – ha confermato Delvecchio – mi hanno contattato sette procuratori di allenatori, dopodiché ho parlato con tre di loro e tra questi c’era Lucarelli che mi ha dato la sua disponibilità. Ma dopo neanche un’ora ho ricontattato il suo avvocato per comunicargli la mia decisione di continuare con Alvini. Se poi Lucarelli si è messo d’accordo con altri, io non ne so niente. Il mio compito è fare delle scelte, se qualcuno ne fa altre, possono mandarmi a casa».
E, probabilmente, è proprio il non sapere niente, o molto, delle decisioni societarie uno dei motivi che hanno portato oggi il ds a presentarsi in conferenza stampa nervoso e contrariato rispetto a tutto ciò che di surreale e folle sta accadendo di recente in quella che dovrebbe essere la sua casa. «Quando ho accettato Cosenza ero felice – ha affermato l’uomo di mercato dei Lupi – come si fa a rifiutare una piazza così calda che vive di calcio 24 ore su 24? Qui c’è una tifoseria devastante, fortissima. Poi, certo, non mi sarei mai aspettato che la situazione potesse farsi complicata fino a questo punto. Ora, però, il mio obiettivo è quello di lottare fino alla fine per mantenere la categoria, perché io ci credo ancora e ci crede anche il mister. Lo dobbiamo a questa tifoseria che merita il massimo rispetto». Un rispetto che viene meno, ormai da tempo immemorabile, da parte della proprietà, chiusa nel suo mutismo e nelle sue decisioni che il più delle volte sono sembrate dei veri e propri affronti all’intero ambiente cosentino.
«Io – ha tenuto a precisare Delvecchio (più volte in realtà) – rispondo per quelle che sono le mie competenze. So solo che devo lavorare dalla mattina alla sera per stravolgere questa classifica devastante. Se ho mai pensato di dimettermi? No, andare a casa sarebbe da codardi, devo fare un discorso etico e morale. Non posso abbandonare la nave e questi calciatori. Quello che fa la società non deve riguardarmi».
Il problema, però, è che lo riguarda eccome: vedi caso Lucarelli o budget per il calciomercato. A chi gli ha chiesto che fine avesse fatto il milione e mezzo della plusvalenza di Gennaro Tutino, il ds ha ammesso che il budget a disposizione nel calciomercato «è stato quello che abbiamo sempre avuto. Sono stati sostituiti i partenti e tutti i calciatori che abbiamo contattato non hanno accettato Cosenza. L’unico a venire volentieri è stato Garritano perché è legato alla maglia. L’arrivo di Cruz (è infortunato e dovrebbe rientrare tra 10-15 giorni, ndr) nasce solo dal rapporto che ho con il Verona, ma so benissimo che non è il calciatore che tutti si aspettavano. In realtà l’attaccante lo abbiamo preso da settimane, e dico menomale. Parlo di Artistico. Se avessi posticipato la sua trattativa all’ultimo giorno, probabilmente non sarebbe venuto a Cosenza in questa situazione difficile».
Delvecchio ha provato a spiegare anche la vicenda Camporese: «Tecnicamente non era più una prima scelta del mister e a quel punto, piuttosto che non giocare con continuità, ha preferito andarsene». Sul fallimento Sankoh ha ammesso la sua responsabilità, mentre sul mercato degli svincolati ha detto che se si presenterà qualche buona occasione la prenderà in considerazione. «Siamo ancora in vita – ha concluso – proviamo a fare tutti qualcosa di più per salvarci». Tutti, tranne, a quanto pare, la società che ancora una volta non ci ha messo la faccia mandando allo sbaraglio l’ultimo dirigente rimasto in sella dopo la fuga di Giuseppe Ursino. (f.veltri@corrierecal.it)

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