La gestione del clan di Gallico: dalle estorsioni alla produzione di droga. Il pentito: «Chili di marijuana dalla Calabria a Milano»
Antonino Randisi racconta le forme di estorsione, anche «camuffate»: le assunzioni imposte di persone vicine al clan e l’acquisto di materie prime

REGGIO CALABRIA «A Reggio Calabria producevo marijuana assieme ai componenti della famiglia Molinetti». Dalla produzione di marijuana alla detenzione di armi per conto delle famiglie di ‘ndrangheta reggine più potenti. Il collaboratore di giustizia Antonino Randisi, classe ‘89, considerato uomo di fiducia del boss Luigi Molinetti, nei verbali depositati nel corso della prima udienza del processo “Gallicò” parla della reggenza della cosca e degli affari che non si fermavano a Reggio Calabria. Il processo nasce dall’inchiesta della Dda reggina che fece luce sulla «realtà ‘ndranghetistica nella zona di Gallico» e sul controllo asfissiante della ‘ndrangheta sulle attività commerciali, dai supermercati, ai centri scommesse, al mercato del pane. Centrale proprio la figura di Gino Molinetti, che secondo gli investigatori aveva imposto «il proprio imperativo».
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Gli interessi del clan di Gallico
Un controllo, quello del clan di Gallico, la cui reggenza viene scandita dal racconto del neo collaboratore di giustizia: «Dopo l’omicidio di Mimmo Chirico (che era stato a capo della cosca di Gallico), Domenico Marcianò e Nino Crupi avevano assunto il potere criminale su Gallico. Dopo l’arresto di Domenico Marcianò la ‘ndrina era gestita da Crupi e da Corso». E secondo il racconto di Randisi gli affari gestiti da Mariano Corso detto Mario, classe ’87, spaziavano: «Corso si occupava anche della diretta riscossione delle estorsioni a Gallico». Centrale anche quando si trattava di “piazzare” sul mercato del lavoro persone a lui vicine: «Sapevo che Crupi e Corso avevano un canale preferenziale per fare assumere persone a loro vicine presso il supermercato Lidl di Gallico. Io ho preferito evitare di fare assumere un mio familiare (cosa che pure mi era stata proposta) perché non volevo coinvolgere la mia famiglia». Assunzioni imposte che – spiega – Randisi «sono di fatto delle estorsioni, concordate prima ancora che l’attività imprenditoriale venga avviata. Le estorsioni a Gallico venivano perpetrate prevalentemente nei cantieri edili (anche per piccoli lavori come le facciate) e per gli esercizi commerciali più grandi. Alcune estorsioni venivano effettuate in modo “camuffato”, imponendo l’acquisto di materie prime (dalle uova nei bar o nelle pasticcerie, al cemento nei cantieri)».
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La produzione di droga e i traffici
Sulla produzione e sul traffico di sostanze stupefacenti gestito dal clan Randisi racconta ai pm della Dda reggina: «Posso dire che io a Reggio Calabria producevo marijuana assieme ai componenti della famiglia Molinetti, ossia con Luigi, con Emilio e con Giuseppe». «Ricordo – afferma ancora il collaboratore di giustizia – che in una occasione, Crupi e Corso hanno ricevuto, gratuitamente, due o tre chilogrammi di marijuana da parte di Gino Molinetti. Ne sono al corrente in quanto io ero presente». E Randisi parla di traffici di droga con altre città italiane, in particolar modo Milano: «Sono a conoscenza che Corso Mariano e Giuseppe Molinetti hanno trasportato dalla Calabria fino a Milano 20 chilogrammi di marijuana che hanno venduto in una zona periferica di Milano». Dopo la consegna i tre avrebbero cenato insieme: «In quella circostanza mi hanno raccontato della cessione, di cui, inizialmente, non sapevo nulla. Non sono in grado di precisare il periodo ma sicuramente ciò è avvenuto dopo qualche mese dal mio trasferimento a Milano, verificatosi nel settembre 2018».
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