Addio ai bilanci fantasma e alla tradizione orale che faceva “piangere” il ministro della Sanità
Nel 2009 l’allora responsabile del governo, Sacconi, aprì la stagione della contabilità “omerica”. Ora quella fase sembra finalmente archiviata

CATANZARO Addio ai bilanci “fantasma” e alla contabilità “orale” e “omerica”, quella tramandata a voce e senza carte. Tutto prese le mosse 16 anni fa: è il 2009, a Roma governa il centrodestra di Silvio Berlusconi e a Catanzaro governa il centrosinistra di Agazio Loiero. La sanità calabrese agli occhi della politica nazionale è già “canaglia”, molto per proprie colpe e quindi giustamente e un po’ anche per qualche pregiudizio, in verità. «Nella contabilità ci sono due Italie: in una di queste bisogna addirittura usare la tradizione orale e i conti costantemente non tornano. A esempio in Calabria, dove mi viene da ridere per non piangere…»: così parlò l’allora ministro del Welfare Maurizio Sacconi a margine di un convegno a Milano (take di agenzia del 20 aprile 2009). La Calabria della contabilità “orale” nella sanità nasce lì, praticamente. Parole pesantissime, macigni su cui saranno edificati prima l’inserimento della Calabria in un piano di rientro da lacrime e sangue e poi un commissariamento anch’esso da lacrime e sangue. Oggi, a leggere quel passaggio – a metà tra il realistico e l’offensivo – di Sacconi alla luce del fatto che, in un modo o in un altro, non ci sono più bilanci pendenti nelle aziende sanitarie calabresi ci si rende conto di quanto sia stato impegnativo archiviare una lunghissima stagione di disordine contabile.

Il lavoro di ricostruzione
Un lavoro poderoso di ricostruzione che in tutta franchezza è diventato serio e produttivo solo negli ultimi anni, un lavoro che ha attraversato diversi step per culminare in questi giorni con il via libera, da parte della struttura commissariale guidata dal presidente della Regione Roberto Occhiuto, dei bilanci “pregressi” delle due Asp più complicate forse di tutt’Italia, non solo della Calabria, l’Asp di Cosenza e l’Asp di Reggio, quest’ultima per anni dipinta – non a torto – come il “buco nero” dell’intero comparto regionale. Bilanci “pregressi” mai formalmente adottati quando dovevano essere adottati e infine adottati nelle ultime settimane dai manager delle due aziende, Antonio Graziano per Cosenza e Lucia Di Furia per Reggio, “in deroga” alle normali procedure, e in virtù di un preciso obbligo per effetto di una legge che li esonerava da responsabilità penali ma che imponeva anche una scadenza precisa e soprattutto inderogabile: il 31 marzo. Il timing è stato rispettato anche in anticipo e ora è arrivato anche il “sigillo” di Occhiuto, che sul tema della “normalizzazione” contabile della sanità calabrese si è molto speso, anche qui con le sue relazioni romane confluite anche in interventi normativi, e con la decisione di stabilizzare il management delle due Asp, affidate non più a commissari ma a direttori generali. Un attestato di fiducia ricambiato dai due dg, evidentemente in un contesto molto difficile perché la tradizione orale era assolutamente vera, nel senso che la documentazione contabile “pregressa” era tutta da ricostruire e non tutta per la verità è stata ricostruita, se è vero che i revisori dei conti dei bilanci aziendali hanno ammesso l’impossibilità di avere dati comunque certi al 100% non essendoci tutte le pezze di appoggio necessarie. Insomma, più di un disallineamento ancora persiste. Ma le premesse per il parere positivo ai bilanci “pregressi” c’erano sostanzialmente, e parere positivo è stato.
L’orizzonte
Gli ultimi decreti commissariali dunque certificano una sanità calabrese non più “monca” sotto il profilo dei conti, e questo è sicuramente un passo fondamentale per l’auspicata uscita della Calabria dal commissariamento, uscita ovviamente sempre subordinata anche al raggiungimento della adempienza sui Lea, che ancora non è una piena adempienza. Ma anche altri passi precedenti sono stati fondamentali per invertire il trend: anzitutto l’operazione di ricognizione e accertamento del debito sanitario, avviata da Occhiuto anche con il supporto della Guardia di Finanza, e poi – fatti praticamente inediti – il via libera, nell’estate scorsa, ai bilanci della Gsa, la Gestione sanitaria accentrata, in pratica la “cassa” di tutta la sanità calabrese, e ai bilanci consolidati, cioè i bilanci di tutto il perimetro della sanità calabrese. Certo, ora si tratta di restare in questi binari finalmente un po’ più ordinati, e forse non c’è ancora da sorridere. Ma sicuramente non c’è più da piangere come diceva quel ministro, 16 anni fa. (a. cant.)
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