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Cosenza: quella passeggiata beatlesiana di Guarascio, Ursino e Delvecchio verso la retrocessione

Era il 14 giugno 2024, giorno di strane rivoluzioni e applausi scroscianti. A distanza di otto mesi tutto è crollato

Pubblicato il: 19/02/2025 – 8:21
di Francesco Veltri
Cosenza: quella passeggiata beatlesiana di Guarascio, Ursino e Delvecchio verso la retrocessione

COSENZA Forse il momento decisivo e da retrocessione di questa annata catastrofica del Cosenza calcio è tutto racchiuso in una data: 14 giugno 2024. Ricordate quella lunga e lenta passeggiata in stile beatlesiano sulle metaforiche strisce pedonali della pista d’atletica dello stadio “San Vito-Marulla” di Eugenio Guarascio, Giuseppe Ursino e Gennaro Delvecchio? Questi ultimi due erano stati da poco nominati rispettivamente nuovi direttore generale e sportivo rossoblù.
Ad andatura lenta ma poderosa (mancava solo un sottofondo musicale come “Here Comes The Sun” per dare maggiore enfasi alla loro performance) e avvolti da un sole estivo, i tre, circondati da giornalisti, telecamere e fotografi, si dirigevano verso un futuro ignoto, incomprensibile. In quelle ore, però, nessuno riusciva ad immaginarlo triste. Anzi, in quel preciso istante, la sola presenza di un decano della B pieno di lustrini sulla giacca come Ursino, seguita dall’annuncio del riscatto dal Parma di Gennaro Tutino, aveva spinto persino i più pessimisti a battere d’istinto le mani, cancellando, così, perplessità e dubbi su quegli strani addi del ds Roberto Gemmi (che a Cosenza sarebbe rimasto volentieri rinunciando anche alla serie A) e William Viali, fatto passare per traditore della causa, persa.
Entrambi, dopo una stagione turbolenta partita con Fabio Caserta in panca, erano riusciti a risollevare, dopo mesi di precarietà e contestazione, l’ambiente rossoblù, riportando in città un rinnovato entusiasmo.
Da lì in avanti, tutto è crollato nuovamente e le mani hanno smesso di applaudire.
L’ingiustificata rivoluzione tecnica del patron Guarascio ha mostrato presto i segni inconfondibili dell’improvvisazione, vero marchio di fabbrica della sua ultradecennale esperienza nel calcio cosentino.

Guarascio, Delvecchio e Ursino lo scorso giugno


Le aspettative e le promesse si sono rivelate un fragile bluff, quasi tutti i calciatori che avevano reso inaspettatamente solido quel Cosenza, sono scappati verso altri lidi per essere sostituiti da volenterosi giovanotti a poco prezzo e alle prime armi, o giù di lì, in cadetteria.
Il risultato, condito dalla penalizzazione di quattro punti e dalle dimissioni-fuga di Ursino, è stato l’inevitabile ultimo posto in classifica dell’ultimo mese e mezzo, con sette lunghezze di distacco dalla zona playout a dodici partite dalla fine del torneo. Un ultimo posto che altro non è che il frutto delle decisioni di una società, a cui persino la fortuna, fedele amica in passato, ormai ha deciso di voltare le spalle.
Una società che, nonostante i disastri messi sul tavolo, a un certo punto ha dichiarato guerra alla sua gente che giustamente la contestava, mostrando un atteggiamento immaturo, egoista, stucchevole, fino a svelarne una volta per tutta la reale natura.
Eugenio Guarascio quasi 14 anni fa è atterrato nel mondo del calcio quasi per caso, obbligato dall’ex sindaco Mario Occhiuto a risollevare i colori rossoblù. Col tempo, quel giochino che gli ha donato una visibilità mediatica mai avuta in decenni di lavoro imprenditoriale di successo, lo ha attratto sempre più, risvegliando la sua vanità sopita.
Da neofita del mondo pallonaro, si è affezionato al meccanismo, ai suoi affari milionari e alle luci della ribalta, ma ciò non ha mai combaciato con una crescita professionale, finanziaria e soprattutto umana della sua impresa. Oggi tutto ciò emerge chiaramente nella sua drammaticità. E no, non è un’esagerazione usare questo termine.
Chi fatica ad accettare che il calcio, per una realtà come quella bruzia, o del Sud in generale, sia molto di più di un semplice sport, non ne ha mai compreso la vera essenza sociale.
Dopo sette anni di serie B in cui le molteplici umiliazioni subite dalla piazza sono state spesso camuffate dalla buona sorte del momento, si è giunti ora in una fase decisiva da cui appare difficile sfuggire: una terza serie vissuta con l’attuale proprietà ancora in sella, provocherebbe una reazione di ulteriore rottura tra le parti in causa, tale da mettere in pericolo concreto il futuro del Cosenza nel calcio professionistico.
Il sindaco Franz Caruso dopo essersi mosso con ritardo e aver ricevuto il “contentino” di una ipotetica apertura alla cessione del club da parte di Eugenio Guarascio, si è eclissato a tal punto da rendere sterile la sua azione di salvataggio.
Nel frattempo, domenica prossima la squadra di Massimiliano Alvini ospiterà al “San Vito-Marulla” senza grosse prospettive di vittoria, il ricchissimo Palermo, affamato di punti playoff. Nell’attesa che quel giorno arrivi, si può solo alzare al massimo il volume e ascoltare, stavolta davvero, Here Comes The Sun. Sperando che prima o poi il sole a Cosenza arrivi veramente. (f.veltri@corrierecal.it)

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