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Gli effetti dei dazi di Trump sulla ‘Ndrangheta

Da Siderno a Toronto storia breve di una centrale del crimine globale

Pubblicato il: 05/03/2025 – 16:59
di Paride Leporace
Gli effetti dei dazi di Trump sulla ‘Ndrangheta

La guerra dei dazi scatenata dal presidente Trump avrà conseguenza anche sugli affari della ‘ndrangheta? Verosimilmente sì, ed è certo che le menti economiche dei clan calabresi in queste ore valutino tutto quello che si sta modificando attorno al globo. Soprattutto in Canada, nazione al centro delle rotte globali della droga e territorio di antagonismo con la Casa bianca.
Le ultime notizie riferiscono di tredici province (il Canada è stato federale) che si sono unite per rispondere alla guerra commerciale dei confinanti vicini con misure che rendano molto più cara la mescita e la vendita di whisky e bourbon americani. Ci sarà un ritorno al passato come ai tempi del proibizionismo? Per il momento su questo versante siamo nei dintorni della fantandrangheta.
Più probabile un’altra questione. Quella delle merci che partono dal porto di Montreal. Antonio Nicaso, autorità di materia sulle mafie canadesi, due anni fa dichiarava a Fabio Benincasa del Corriere della Calabria «chi controlla Montreal, controlla il punto di accesso della cocaina in Nord America». Molto ruota sul fronte del porto. La polvere viene nascosta in diverse merci. Se aumentano i dazi, come probabile, che conseguenze avrà tale rialzo sul mercato più redditizio della criminalità calabro-canadese?
Avremo riconversioni o solo aumenti di prezzo per mantenere gli introiti? Si vedrà.
Mentre cerchiamo di capire le strategie resta da comprendere invece cosa è la ‘ndrangheta in Canada?
Da tempo sulla nostra testata cerco di districarmi anche su quella lontana latitudine provando a codificare una lunga catena di assassini cruenti di calabresi e anche raccontando i limiti della legislazione canadese frenata da ampio garantismo in tema di legislazione antimafia che ha spesso permesso a celebri capi calabresi di farla franca nella terra della Giubbe rosse molto impegnate nell’opera di repressione.
Segnalo sul tema un utile e documentato libro della preziosa collana “Mafie” distribuita dalla Gazzetta dello Sport che ha assegnato alla giovane ricercatrice calabrese Eleonora Aragona il volume “Le mafie in Canada”.
L’autrice, originaria di Amantea, unisce nel suo lavoro la capacità di ricercatrice di Diritto a Milano dove risiede insieme al suo già ricco curriculum di free lance per diverse testate. Il valore veramente aggiunto è che Eleonora ha avuto un esperienza di caporedattore per il settimanale “La Riviera” circostanza che le ha permesso di vivere a Siderno e dintorni. Come è noto Siderno è il referente capitale degli assetti criminali canadesi. L’autrice Aragona quindi si è trovata nella condizionata privilegiata di connettere i dati delle ordinanze giudiziarie con usi e persone del territorio che ha visto nel proprio habitat.
Eleonora Aragona ci offre nuovi nodi di conoscenza di una mappa non sempre decifrabile.
La prima riguarda una nuova antropologia del crimine canadese. Definito “Il milieu”. Un cartello che assomma Cosa Nostra, ‘ndrangheta, haitiani, gang di strada, irlandesi e asiatici. Al vertice sono collocati la Sesta famiglie e il Siderno Group. Non si tratta di un’armata Brancaleone e i calabresi e siciliani non sono contrapposti ma mescolati nelle guerre e nei traffici.
Siderno Group dell’Ontario ha per esempio un legame molto stretto con gli Hell’s Angels (è una tribù antica di biker già tristemente noti nel secolo scorso per essere stati il servizio d’ordine dei concerti dei Rolling Stones provocando la morte di un ragazzo di colore a coltellate, immagine immortalata da un documentario d’epoca).
Fauna nuova contaminata quella dei calabresi con i teppisti in motocicletta. Gli esiti sono sempre quelli della mafia globalizzata.
I proventi del “milieu” canadese risultano investiti in Belize, Arabia Saudita, Emirati Arabi e il riciclaggio ha trovato buoni broker nelle banche svizzere e tedesche, ma un tempo andava diversamente.
Per le famiglie canadesi chi versava denaro copioso su un conto incriminato alla sede di Lugano del Credit Suisse, come ha accertato un investigatore svizzero, era la signora Libertina Manno in Rizzuto tratteggiata dal detective così: «La donna portava i capelli raccolti in crocchia, era una signora sulla settantina, una di quelle anziane che si incontrano sulle strade del Sud, perennemente vestita a lutto con uno sguardo severo».
La signora insieme al suo complice operava su 14 conti bancari aperti nel 1988 dichiarati come proventi di introiti derivanti da attività agricole e di allevamento intraprese in Venezuela. Tutto si concluse con 6 mesi di carcere preventivo nel 1995 e due multe di 250.000 franchi svizzeri. Un tassello di un complesso mosaico che Aragona ipotizza nel suo lavoro sulla base di inchieste giudiziarie e che vedrebbe il Siderno Group canadese egemone nelle decisioni sulla Calabria con un Crimine che decide sulla terra d’origine. Sarebbe una prima volta assoluta. Una novità di enorme rilievo che riportiamo solo come ipotesi possibile ma non certa.
Il Canada di sicuro è uno stato chiave per la ‘ndrangheta contemporanea che ha radici antiche. Come ci narra la storia di Vincenzo Cotroni, figlio di un falegname di Mammola, arrivato nel 1925 a 15 anni, e che da adulto diventa l’uomo di fiducia dei Bonnano a Montreal. Etnie emarginate dalle leggi dell’epoca e che prendono l’ascensore sociali da criminali.
Sembra un film a leggere il libro di Eleonora Aragona. Come nella rievocazione dell’omicidio di Pietro Sciarra con la moglie uccisi il 14 febbraio 1976, giorno di San Valentino, in ricorrenza della strage ordinata da Al Capone a Chicago, all’uscita del cinema Riviere di Montreal. Film in programmazione? Il Padrino parte seconda di Francis Ford Coppola. Schermo e realtà che si rispecchiano insieme ai padrini di Siderno. I nuovi equilibri contemporanei del “milieu” secondo giornalisti d’inchiesta e investigatori corrono ancora tra Buffalo e Toronto, solo 160 chilometri di distanza che percorri in meno di tre ore con un bus che passa facile il confine. Buffalo sta negli Usa, la città di Giovanni Giuseppe Papalia chiamato Johnny Pops, figlio di un contrabbandiere di Delianuova che ha disegnato la storia criminale del Canada e Usa.
I loro discendenti oggi devono comprendere come continuare a comandare e a far soldi. La guerra economica di Trump ad oggi non sembra molto interessarsi di questi sconosciuti narcostati governati da calabresi. Meglio conquistare la Groenlandia. (redazione@corrierecal.it)

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