Un’auto sequestrata nel 2015, poi definitivamente confiscata, ad un boss della ‘ndrangheta già condannato nel processo “Colpo di Coda” contro le cosche di Chivasso e Vercelli, in Piemonte. Fin qui nulla di strano senonché il proprietario, il boss che nel frattempo ha pagato il conto con la giustizia, si è visto recapitare una serie di verbali per delle infrazioni al codice della strada. Una vicenda surreale, raccontata questa mattina su La Stampa.
Le violazioni riguarderebbero, in particolare, semafori rossi non rispettati, mancati pedaggi nelle auto strade nella zona di Firenze, invasione di corsie preferenziali sempre nel capoluogo. Contestazioni, però, sollevate quando l’auto in realtà era già di proprietà dello Stato. L’uomo si è così rivolto ad un avvocato – Ercole Cappuccio del Foro di Torino – il quale al quotidiano piemontese ha spiegato: «Per via di una maximulta presa quando il proprietario non era più il mio cliente maturata nel tempo e giunta a una contestazione complessiva di 14 mila euro, è stato disposto un pignora mento su terzi (parenti del boss) con una successiva trattenuta del quinto dello stipendio».
Individuata, probabilmente, l’origine del problema: l’auto non risulta più intestata all’ex proprietario al Pra, ma non nell’archivio nazionale dei veicoli.
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