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SUPPLEMENTO D’INDAGINE

La dignità e la ribellione di De Masi contro la ‘ndrangheta. «Riprendiamoci l’orgoglio di essere calabresi» – VIDEO

La storia dell’imprenditore che ha detto «no» alle cosche nel libro “Inferi” scritto insieme al giornalista Pietro Comito

Pubblicato il: 06/03/2025 – 11:40
La dignità e la ribellione di De Masi contro la ‘ndrangheta. «Riprendiamoci l’orgoglio di essere calabresi» – VIDEO

LAMEZIA TERME La parola chiave nella storia di Antonino De Masi è dignità. Quella del padre Peppe, che già cinquant’anni fa respingeva gli ‘ndranghetisti. Quella della madre che lavorava con fatica per sostenere i figli. E, infine, quella di “Nino”, che sulle orme dei suoi genitori si è ribellato alla criminalità organizzata, guidato da un unico assunto: «Dignità è libertà». La sua storia di coraggio e resistenza la racconta nel libro “Inferi”, scritto insieme al giornalista Pietro Comito, edito da Alibrandi e disponibile nelle librerie da qualche giorno. Entrambi sono stati ospiti di Supplemento d’indagine, il format in onda su L’altro Corriere Tv ogni mercoledì alle 20:40. Insieme a Danilo Monteleone, hanno raccontato la genesi di un libro «struggente e feroce, che non parla solo di ‘ndrangheta ma racconta l’infanzia e i sentimenti più intimi» dell’imprenditore e che vuole essere un «manifesto» di speranza per lottare contro la ‘ndrangheta.
«In Calabria abbiamo normalizzato vivere con la criminalità, questo per me è inaccettabile. Mi sono ritrovato davanti alla scelta se normalizzarla anche io, ma ho deciso di intraprendere un’altra strada. Non mi sono mai pentito» ha esordito De Masi. L’imprenditore, dopo una serie di minacce e attentati, vive da anni sotto scorta. «Ho vissuto in una famiglia che ha messo al centro di ogni cosa la dignità. Mio padre quando aveva l’officina e vennero gli ‘ndranghetisti, li respinse creando una barriera tra noi e loro. Io su questa dignità ho edificato la mia vita».

«Una storia straordinariamente intensa»

«Il libro è feroce e struggente, ogni virgola restituisce un sentimento forte» ha aggiunto Pietro Comito, autore insieme all’imprenditore. «Quella di Nino De Masi è una storia straordinariamente intensa. Nel libro non c’è soltanto la sua battaglia, ma quella di tutta la famiglia De Masi. Perché la grandezza di quest’uomo si riflette nei suoi figli, in suo papà e in sua madre». La ‘ndrangheta, spiega, «la può capire solo chi la subisce, ma a volte non basta semplicemente “apparire”, ma devi combattere». Comito ripercorre tutti i soprusi subiti da De Masi, dai 44 colpi di kalashnikov al «”mascariamento”, ovvero infangare un uomo onesto per qualcosa che mai avrebbe fatto». Eppure, il libro – aggiunge De Masi – «non vuole raccontare le mie sventure. Io voglio dire ai miei corregionali di riprenderci la dignità e l’orgoglio di essere calabresi. Per me loro non sono uomini d’onore perché si appropriano della nostra bellezza, della nostra libertà. Io sono un uomo d’onore perché onoro la mia gente e la mia terra». Un messaggio De Masi lo invia anche ai suoi colleghi imprenditori: «Smettetela di guardare il vile denaro, perché non è questa la posta in gioco. La dignità è libertà. Non si può più avallare questa cultura, non possiamo subire più queste angherie né lasciare in eredità ai nostri figli questi criminali».

Uno specchio dove riflette l’uomo

“Inferi” è un invito alla ribellione e alla speranza. «Nino De Masi – continua Pietro Comito – racconta la sua intimità, i suoi demoni. Non si tratta di un saggio sulla ‘ndrangheta, ma una sorta di specchio dove riflette l’uomo». Al tipico racconto vittimistico De Masi contrappone «un percorso di coraggio. Si tende spesso a usare racconti distruttivi che non hanno nessuna finalità. Io racconto la mia indole di combattente, perché da noi, dalla Calabria deve partire un messaggio forte. Siamo additati come coloro i quali hanno generato la più potente organizzazione criminale, anche se adesso si è espansa così come l’omertà. Oggi c’è più omertà al Nord che al Sud, quindi noi siamo i primi a doverla debellare. Dobbiamo smetterla con gli alibi e iniziare a prenderci le nostre responsabilità».

«Un’ode alla calabresità autentica»

Per fare questo, continua Pietro Comito, bisogna anche «cambiare narrazione, spiegare che i calabresi veri siamo noi, quelli che fanno delle scelte con coraggio e spirito di sacrificio. Il libro è un manifesto e un’ode alla calabresità autentica». Nel racconto si tocca anche il momento in cui Nino De Masi decide di denunciare, nonostante le remore del padre. «Un passaggio significativo, perché dopo diversi attentati a Rizziconi Peppe De Masi viene mosso quasi da uno scrupolo di coscienza e si chiede se continuare ad esporre i suoi figli a questi pericoli. È qui che interviene Nino e insiste a denunciare, andando anche verso l’ufficio del Pm lasciandosi il padre indietro». Ma proprio questo gesto “risveglierà” l’animo del padre, che «inizia a parlare e denunciare al pm, concludendo così con un atto di coraggio quello scambio intergenerazionale».

Da ribellione personale a impegno sociale

Proprio questo coraggio che Nino De Masi ha rievocato nel padre vuole che si trasmetta ai calabresi: «Vedo la gente che ha paura, che è sottomessa. Ci sono imprenditori che vengono da me a raccontarmi le angherie che subiscono ma che hanno paura a denunciare. Io non posso girarmi dall’altra parte se qualcuno mi chiede aiuto». Da storia di ribellione personale diventa così un impegno sociale. «Ci sono stati sicuramente segnali di cambiamento» aggiunge Comito. «Le istituzioni e le procure lavorano molto bene, numerose persone si sono esposte. Io non vorrei che Nino fosse ricordato come martire, ma vorrei che sia solo un esempio emblematico e che sia seguito da uomini e donne che in ogni settore si impegnano contro le mafie. Lo Stato ha dimostrato di esserci, i cittadini non hanno più alibi». (redazione@corrierecal.it)

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