RENDE «Io ho festeggiato quattro volte i vent’anni ma penso che la Calabria, per crescere ancora, debba puntare sui giovani». Santo Versace da oggi è un laureato Unical in ingegneria gestionale e a margine della cerimonia dispensa idee e proposte per un rinascimento calabrese: turismo e imprenditoria sana in primis, sul modello della Sardegna, per evitare la fuga dei cervelli e creare economia sana.
Per un ex studente di sinistra – all’università di Messina era leader durante i movimenti studenteschi – le sirene della (nuova) politica non ammaliano eppure «se proprio dovessi scegliere un leader ai giorni nostri direi Claudio Martelli», ex ministro e storico esponente del Psi della Prima Repubblica.
Il rettore Nicola Leone saluta l’ospite d’onore definendolo «eccellenza calabrese che ha dato lustro alla Calabria nel mondo, con una famiglia impegnata anche nel sociale. Santo Versace è l’anima creativa del brand, siamo orgogliosi di dargli visibilità, la sua laurea honoris causa dimostra che anche partendo dal profondo sud si possono raggiungere grandi traguardi».
Nelle 40 pagine di lectio magistralis – suddivisa in dieci capitoli – la genesi della Versace Sas (nata nel 1972, proprio come l’Unical) ma anche la forte impronta familiare dell’impresa, con pagine commoventi sul padre Nino e la madre Franca ma anche la «perdita della amata sorella maggiore Tinuccia, (…) credo che la mia infanzia finì quel giorno».
Poi i primi successi, a partire dalla sfilata del maggio 1980 a Tokyo: «In passerella con noi c’erano Missoni, Krizia, Ferrè, Basile. Gianni non poté esserci e toccò a me rappresentare Versace. Fu la prima volta che salii sulla pedana».
Nell’ excursus che Santo Versace affida alla platea attentissima dell’aula magna di Arcavacata un lungo passaggio sula crescita del brand grazie a «una visione industriale globale», il flagship store di Madison avenue a Manhattan (1990), la nascita di Versus e le collaborazioni internazionali, la fondazione di Altagamma (1992) – di cui oggi è presidente – per riunire e rafforzare le eccellenze con una visione e una strategia comuni, fino al 2018 con la cessione a un gruppo americano. Il cuore del successo? «La simbiosi tra creatività e gestione» non ha dubbi Versace. Ma – aggiunge – «il successo non si costruisce da soli, serve una squadra che cresca con te, che condivida la tua visione e che sia pronta ad affrontare ogni sfida con determinazione e cuore».
«A Miami il 15 luglio 1997 – racconta poi Santo Versace – è morta anche una parte di me. La notizia della morte di Gianni mi raggiunse mentre ero a Roma, immerso nei preparativi per la sfilata ‘Donna sotto le stelle’ a Trinità dei Monti, nel cuore pulsante di un mondo che avevamo costruito insieme».
Di qui «resilienza e riorganizzazione» per «superare la crisi». A livello aziendale, il ruolo di Santo diventa ancora più centrale, ma deve purtroppo fermarsi il progetto di fusione con Gucci verso un «un colosso italiano del lusso capace di competere con gruppi francesi come LVMH».
Alla moglie Francesca, sposata vent’anni fa («Ha guarito le mie ferite e mi ha ridato la Fede»), è dedicato il terzultimo capitolo della lectio, che arriva alla Fondazione Santo Versace (2021) e agli ultimi progetti: «Ci prendiamo cura dei fragili un po’ come mi presi cura di Gianni da piccolo». Non poteva mancare un ringraziamento al rettore Leone e all’Unical «luogo di studio e laboratorio di idee, un ponte tra i giovani e il loro futuro, un motore per fare ripartire il nostro Paese».
Infine la dedica della laurea alla famiglia e un monito ai tanti ragazzi presenti: «Il talento da solo non basta, senza impegno. Costruite, ma con etica. Crescete, ma senza calpestare nessuno. Perché il vero successo non è mai egoista, è quello che lascia un segno e migliora la vita di chi vi sta accanto». (e.furia@corrierecal.it)
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