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Estorsione a un imprenditore edile con «metodo mafioso», 5 arresti nel Cosentino – I NOMI

Alla vittima veniva imposto, come “forma di protezione”, il pagamento di una somma di denaro pari al 3% dell’importo degli appalti pubblici

Pubblicato il: 14/03/2025 – 7:21
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Estorsione a un imprenditore edile con «metodo mafioso», 5 arresti nel Cosentino – I NOMI

COSENZA Nelle prime ore della giornata odierna, la Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo (Sisco) di Catanzaro, la Squadra Mobile della Questura di Cosenza e la Compagnia dei Carabinieri di Scalea, supportate in fase esecutiva da personale del Reparto Prevenzione Crimine “Calabria – Settentrionale”, dalle Stazioni Carabinieri competenti per territorio, nonché da un’unità cinofila della Polizia di Stato, hanno dato esecuzione all’ordinanza di misura cautelare in carcere, emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, nei confronti di 5 soggetti – uno dei quali già detenuto per altra causa – sulla base della ritenuta sussistenza di gravi indizi in ordine ai delitti, a vario titolo ipotizzati nei loro confronti, di estorsione consumata e tentata, in concorso, delitti aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa.

I nomi:

Si tratta di: Leonardo Bevilacqua (cl. ’86); Roberto Cesareo (cl. ’67); Giovanni Marino (cl. ’83); Salvatore Orto (cl. ’90) e Franco Valente (cl. ’62), tutti e cinque finiti in carcere su ordine del gip del Tribunale di Catanzaro, Mario Santoemma.


Il provvedimento, emesso su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, scaturisce da un’approfondita attività di indagine coordinata dalla Dda di Catanzaro che si è sviluppata mediante investigazioni di tipo tradizionale, attività tecniche, riscontri sul campo e servizi dinamici sul territorio. La gravità indiziaria conseguita, allo stato, sul piano cautelare, tramite gli articolati e complessi approfondimenti investigativi, ha riguardato alcuni gravi fatti estorsivi perpetrati dai 5 soggetti nei confronti di un imprenditore operante nel settore edile, con la richiesta di somme di denaro pretese quali “forme di protezione” ai fini del tranquillo proseguimento delle attività economiche della ditta e anche per sostenere le spese di soggetti ristretti in carcere, in particolare alla vittima veniva imposto il pagamento di una somma di denaro pari al 3% dell’importo degli appalti pubblici relativi ad alcuni lavori in corso nella zona dell’alto Tirreno cosentino.

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