VIBO VALENTIA Vibo Marina come volano per il turismo e l’economia vibonese. Da importante punto di riferimento industriale e turistico, l’ex Porto Santa Venere è diventata con gli anni il «buco nero» della Costa degli Dei, come definito dal consigliere comunale Francesco Colelli nell’ultima assemblea cittadina. Malgoverno ed eventi drammatici alla base del declino della città costiera, che dall’alluvione del 2006 non ha più saputo riprendersi e non ha tenuto il passo di paesi vicini come Pizzo e, soprattutto, Tropea. Mentre entrambe, così come Zambrone e Ricadi, si sviluppavano diventando rinomate mete turistiche, Vibo Marina “arrancava” insieme alle vicine frazioni di Bivona e Portosalvo.
Nell’ultimo Consiglio comunale è emersa, però, la necessità di un cambio di passo. La discussione è partita da un ordine del giorno presentato da Cuore vibonese a firma dei consiglieri Giuseppe Cutrullà e Danilo Tucci, riguardo la questione dei depositi petroliferi “ospitati” a Vibo Marina. Ne aveva parlato di recente anche il sindaco Enzo Romeo, sottolineando come della loro presenza – oltre ad un guadagno occupazionale – Vibo Marina non guadagnasse nulla a livello di accise pagate dall’azienda (che vanno direttamente alla regione) né in termini di vantaggi compensativi per i cittadini. Da qui l’idea di “delocalizzare” i depositi, anche in virtù del contesto urbano cambiato nel corso degli anni. Una proposta discussa anche con i vertici della Meridionale Petroli che si sarebbero detti già disponibili e che sarà avanzata alla Regione, soprattutto in seguito al “mandato” di un raro Consiglio comunale compatto.
L’idea, comune a quella ormai diffusa a livello regionale, è di puntare sul turismo, sfruttando lo sviluppo portuale e la posizione strategica del porto. Così da «buco nero» Vibo Marina diverrebbe porta d’accesso marittima della Costa degli Dei. Sembra andare in questa direzione l’amministrazione Romeo, con il sindaco che proprio giorni fa ha tenuto un incontro con i vertici dell’Autorità di sistema portuale, per discutere di nuovi investimenti e nuove aree da sviluppare. In supporto potrebbe arrivare l’imponente e visionario progetto dell’imprenditore Franco Cascasi, che dopo aver vinto in Tribunale proprio contro il Comune, sarebbe pronto a investire ben 27 milioni di euro per rivoluzionare lo scalo vibonese. Nuovi approdi, hotel di lusso e strutture ricettive che consentirebbero a Vibo Marina di provare a recuperare il gap con i paesi vicini da un punto di vista strutturale.
Il resto lo garantirebbero paesaggio, mare e spiagge che negli anni non hanno mai perso quell’appeal che caratterizza tutta la Costa degli Dei. Questo nonostante una carenza di strutture e servizi che con il tempo sono decisamente peggiorati: basta, d’altronde, compiere una passeggiata sul litorale per rendersi conto delle numerose strutture abbandonate e in alcuni punti anche pericolanti. Senza dimenticare le “periferie della periferia”, tra cui Bivona e Portosalvo. In particolare la prima, nonostante spiagge chilometriche e un enorme potenziale, stenta a ripartire dopo il terribile colpo dell’alluvione del 2006 e il poco “occhio di riguardo” dedicato alla frazione, abbandonata all’incuria e a torrenti inquinati, fatta eccezione per le attenzioni della Procura, di sporadici investimenti senza un vero e proprio programma e dell’impegno di comitati e associazioni giovanili.
Sfide a cui dovrà rispondere, questa volta in maniera concreta, la politica. I depositi costieri, lo sviluppo e il turismo di Vibo Marina, senza dimenticare l’annosa questione del quartiere Pennello, caso emblematico del malgoverno che ha rallentato lo sviluppo della città. Un mix di abusivismo edilizio e disastri burocratici in cui pochi politici osano mettere mano, ma che diventa indispensabile se si vuole veramente puntare su Vibo Marina, dal cui rilancio non può prescindere la “rinascita” economica e turistica del capoluogo vibonese. Una strada tracciata dal Consiglio comunale e che, sperano i cittadini, sia questa volta intrapresa con convinzione. (ma.ru.)
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