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Carichi di cocaina a Catania e Palermo: gli affari tra Zoccoli e Vinciguerra che hanno unito Calabria e Sicilia

L’inchiesta “Kynara” aveva svelato il ruolo dei due “capi” e il rapporto di «estrema fiducia e collaborazione» per incrementare il giro d’affari

Pubblicato il: 30/03/2025 – 18:12
di Giorgio Curcio
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Carichi di cocaina a Catania e Palermo: gli affari tra Zoccoli e Vinciguerra che hanno unito Calabria e Sicilia

LAMEZIA TERME Da una parte Michele Vinciguerra, dall’altra Saverio Zoccoli: uno a capo del gruppo catanese, l’altro di quello calabrese. Insieme avevano dato vita ad un gruppo criminale molto ben organizzato e «articolato secondo moduli operativi consolidati» finalizzato ad un ingente (e redditizio) traffico di droga sull’asse Calabria-Sicilia. Il primo, classe 1967 di Catania, è stato condannato in abbreviato a 16 anni e 4 mesi. Il secondo, classe 1984 di Bianco, in provincia di Reggio Calabria, è stato condannato a 15 anni e 4 mesi. I due sono tra gli imputati nel processo nato dall’operazione “Kynara” della Dda di Catania e che, a dicembre 2022, aveva portato all’arresto di 30 persone nel blitz della Squadra mobile catanese.

Il ruolo apicale del pentito Vinciguerra

A Michele Vinciguerra, nel frattempo diventato collaboratore di giustizia, secondo il giudice, dopo la scarcerazione avvenuta l’8 aprile 2021 «è stato sempre riconosciuto da tutti i sodali il ruolo di capo e l’incondizionato esercizio dei poteri decisionali». Gli altri, sotto di lui, erano definiti «suoi scopini». Secondo al boss c’era solo il genero, Alberto Bassetta, condannato a 10 anni, i quali «avevano il pieno controllo del denaro provento del traffico di cocaina». Bassetta è considerato quindi «luogotenente di Vinciguerra» e, come questo, «organizzatore e direttore del sodalizio». La posizione di vertice del duo Vinciguerra-Bassetta è emersa, del resto, dalle conversazioni intercettate dalla polizia giudiziaria nelle quali i due fissavano il prezzo di vendita per kg della cocaina, ovviamente dopo aver concordato il prezzo di acquisto dal fornitore Saverio Zoccoli.

Zoccoli il “capo” calabrese

Quest’ultimo altri non è che un “omologo” ma sul versante calabrese. Classe 1984 di Reggio Calabria, Zoccoli è stato condannato a 15 anni e 4 mesi di carcere. La sua «posizione di vertice» secondo il gup si evince dalla lunga permanenza in Sicilia quando «si è trattato di organizzare i primi comuni traffici delittuosi e di sperimentare, quindi, le modalità operative più adeguate». Ma anche quando «si sono poste problematiche di natura emergenziale, essenzialmente implicate dagli arresti di “corrieri” e dai sequestri delle sostanze stupefacente». Sarebbe stato proprio Zoccoli ad individuare «opportune contromisure d’intesa con i vertici catanesi» incontrati personalmente. Come in occasione dell’arresto di Giuseppe Grasso avvenuto il 17 giugno 2021, con il contestuale sequestro di ben 7 kg di cocaina. In quel caso Zoccoli, accompagnato dalla moglie, arriva a casa di Vinciguerra dove, nel frattempo, «si erano riuniti numerosi sodali, allo scopo di trattare gli argomenti più urgenti, tanto che poco dopo i due coniugi calabresi ripartivano e facevano rientro a Bianco». È evidente per il giudice che «la “trasferta” siciliana di Zoccoli fosse stata legata alla fibrillazione consequenziale all’arresto di Grasso» e al sequestro di un così ingente quantitativo di cocaina e non potesse avere «altro fine che quello di concordare l’adozione delle contromisure più efficaci».

I collegamenti tra calabresi e catanesi e le consegne a Palermo

I collegamenti tra il gruppo dei catanesi e il calabrese Saverio Zoccoli emergevano, tra l’altro, anche quando l’11 febbraio 2021 il calabrese, giunto a Catania, «sovrintendeva personalmente alla consegna del carico di cocaina a Giacomo Ravasco (15 anni e 4 mesi) e Aurora Finocchiaro (8 anni) da parte del “corriere” calabrese Bruno Francesco Leone». Un carico che, come è emerso, era destinato ad altri “grossisti” siciliani. Ravasco, inoltre, aveva consegnato ben 6 kg di cocaina a Palermo tra il 5 e il 6 giugno 2021 «in favore di tre diversi acquirenti», sotto incarico diretto di Saverio Zoccoli dopo riunione tenutasi tra i membri catanesi e calabresi del sodalizio «a casa di Michele Vinciguerra».  
Per il gup le consegne di cocaina a Palermo curate dalla frangia catanese del sodalizio «è fortemente sintomatico della posizione di vertice occupata da Zoccoli» che, di fatto, era nelle condizioni di chiedere e ottenere la collaborazione di Vinciguerra e del gruppo capeggiato «per effettuare consegne di cocaina ad altri acquirenti siciliani», lasciando intendere la sussistenza di traffici di non comune consistenza. Per il giudice, quindi, come il gruppo capeggiato da Vinciguerra e Bassetta si avvaleva del rapporto di fornitura in esclusiva o semi-esclusiva intercorrente con Zoccoli, «godendo della disponibilità di forniture continue di sicura consistenza di cocaina a prezzi contenuti», così quest’ultimo e il gruppo calabrese di riferimento poteva contare «sulla collaborazione dei catanesi per la distribuzione sul territorio siciliano, potendo confidare nel «consolidamento ed anzi nell’incremento del proprio giro d’affari». (g.curcio@corrierecal.it)

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