ROMA Un doppio reclamo alla Commissione Europea. Questa l’azione intrapresa da Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu-BirdLife Italia e WWF Italia, con la quale le associazioni ambientaliste ribadiscono il loro no al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. Il ricorso, presentato lo scorso 27 marzo, è stato illustrato presso la sala stampa di Palazzo Montecitorio, alla conferenza stampa “Il Ponte insostenibile” alla quale ha preso parte anche Angelo Bonelli, co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. “Continueremo questa battaglia”, ha sottolineato Bonelli nel corso del suo intervento. Si tratta della terza azione legale intrapresa dalle associazioni ambientaliste dopo il ricorso al Tar e la diffida al Cipess. Con il doppio reclamo presentato alla Commissione europea le associazioni contestano all’Italia la disapplicazione delle normative europee in materia ambientale, e hanno chiesto la «riapertura della procedura di infrazione che a suo tempo era stata archiviata per l’accantonamento del progetto, evidenziando le irregolarità contestate».
Il reclamo si articola in due punti principali: il mancato esperimento della procedura di Valutazione ambientale strategica (Vas), in violazione della Direttiva “Vas”, e la violazione delle Direttive “Habitat” e “Uccelli” per i vizi procedurali e le lacune riguardanti la Valutazione di incidenza ambientale (Vinca).
Le associazioni hanno evidenziato «la mancanza della procedura Vas, che si applica a piani e programmi quale nella sostanza è il Ponte sullo Stretto di Messina che prevede una serie di opere complesse e non un singolo intervento, e le carenze dell’analisi delle incidenze, che compromettono la corretta quantificazione degli impatti sui siti Natura 2000 e l’individuazione di misure di mitigazione e compensazione».
«Il governo ha disatteso la normativa comunitaria oltre che i principi di prevenzione e precauzione che sono alla base delle valutazioni ambientali» hanno dichiarato Greenpeace Italia, Legambiente, Lipu e WWF Italia nel corso della conferenza stampa. «Il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina deve essere fermato per il bene dell’ambiente e delle casse dello Stato». «È un’opera non solo insostenibile, ma totalmente inutile», è stato evidenziato dalle associazioni.
«Dal 2003, anno della prima approvazione, ad oggi, il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina è stato riproposto in diverse occasioni, per essere poi accantonato dal governo Monti per motivazioni tecniche, finanziarie ed economiche. Sembrava che l’idea di un progetto insostenibile sotto diversi punti di vista fosse stata finalmente superata, fino a quando il governo Meloni non ha deciso di riesumare il progetto». Ad oggi, però, – sottolineano le associazioni- nonostante i gravi impatti sull’ambiente siano evidenti, «non sono state contemplate soluzioni alternative, né risolte le molteplici questioni tecniche, compresi i costi in costante lievitazione (attualmente le previsioni superano i 14 miliardi di euro di spesa). I danni ambientali causati da questa infrastruttura sono innegabili e documentati. Il progetto comporta incidenze negative significative sui siti della rete Natura 2000 ai due lati dello Stretto di Messina, una delle più importanti rotte migratorie degli uccelli tra Eurasia e Africa. Milioni di uccelli attraversano ogni anno le acque che separano la Sicilia e la Calabria e il Ponte causerebbe la strage di migliaia di individui per collisione e la distruzione degli habitat prioritari». «Inoltre, non è mai stata dimostrata la necessità dell’opera rispetto agli obiettivi socioeconomici che si vorrebbero perseguire, né documentato se i benefici attesi siano tali da bilanciare il sacrificio imposto all’ambiente, alla vivibilità dei luoghi interessati e alla finanza pubblica».
«Nonostante cio, con il decreto-legge 35/2023 il governo italiano ha imposto il riavvio delle attività necessarie all’approvazione e alla realizzazione del Ponte, dettando un procedimento autorizzativo speciale e derogatorio contro il quale le Associazioni hanno deciso di intraprendere una serie di azioni legali per cercare di sopperire con il diritto al buon senso che sembra mancare su questa vicenda nelle decisioni dell’esecutivo». (m.ripolo@corrierecal.it)
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