Cosenza calcio, il ritorno obbligato di Alvini e lo strano ruolo di Micheli
L’allenatore avrebbe evitato volentieri di sedersi nuovamente sulla panchina rossoblù. Mistero sulle mansioni in società del dirigente ex Brescia

COSENZA A cosa serve richiamare Massimiliano Alvini in panchina a sette giornate dalla fine del campionato e a retrocessione in C ormai quasi certa? Perché ingaggiare un consulente come Luigi Micheli con un contratto di due mesi?
In una società calcistica normale, queste domande riceverebbero risposte più o meno credibili. A Cosenza, invece, di normale e credibile non c’è più niente da tempo. Si naviga a vista, si improvvisa, si crede ancora in maniera ottusa nella salvezza mentre si fa la guerra a sindaco e tifoseria chiudendo alcuni settori dello stadio senza avvisare il Comune, aumentando i prezzi dei biglietti nella decisiva partita casalinga dei Lupi contro il Pisa e parlando di una «guerriglia», che non ha visto nessuno, allo stadio “San Vito-Marulla” durante la debacle con la compagine toscana.
Ma, tornando all’inizio, riproponiamo le due domande del momento: perché far tornare Alvini e a cosa serve un consulente (finanziario?) per soli due mesi?
Partiamo dal tecnico di Fucecchio, dai primi di febbraio in avanti sfiduciato ripetutamente dal club silano per una lunga serie di risultati negativi che avevano portato la squadra all’ultimo posto in classifica, con sullo sfondo l’ormai nota vicenda Lucarelli ai limiti del surreale. L’ex allenatore del Catania venne contattato prima dal patron rossoblù Eugenio Guarascio e poi dal ds Gennaro Delvecchio per firmare un contratto con il Cosenza, con conseguente esonero di Alvini. Il tutto sembrava fatto, fino all’improvviso passo indietro dell’imprenditore lametino per motivi economici. Un mancato accordo diventato in poche ore – oltre che comico e imbarazzante – di dominio pubblico, confermato poi dallo stesso Delvecchio nel corso di una conferenza stampa.
Una trattativa che, di certo, non fece felice Alvini, rimasto sulla panchina rossoblù fino al 26 febbraio, giorno del suo vero esonero. Oggi l’ex Cremonese e Spezia ritorna in sella a malincuore, consapevole del fatto che difficilmente potrà evitare ai Lupi la C. Il suo è un riapprodo in rossoblù sottotono, una scelta societaria arraffazzonata e disperata che, tra l’altro (ma l’aspetto umano, ormai, nelle stanze dei bottoni di via degli Stadi non è una priorità) manca di rispetto a due allenatori come Tortelli e Belmonte, buttati nella mischia sempre per risparmiare e abbandonati fin da subito al loro destino.
Se non avesse corso il pericolo di perdere lo stipendio, il tecnico toscano avrebbe rifiutato volentieri di mettere il suo nome accanto a quello di un Cosenza retrocesso. Troverà una squadra abbattuta, a pezzi sia mentalmente che fisicamente.
Ma se la sua chiamata alle armi fa sorridere senza sorprendere, resta indecifrabile l’approdo nella società bruzia di Luigi Micheli, esperto dirigente sportivo che può vantare esperienze di primissimo piano nel mondo del pallone, in special modo allo Spezia, come direttore amministrativo e finanziario, e nel Brescia come dg e componente del Cda che ha poi abbandonato polemicamente. Dopo essere diventato in breve tempo il braccio destro del proprietario delle Rondinelle Massimo Cellino, l’avventura in Lombardia del dirigente si è conclusa malissimo, con l’accusa pesante, lanciatagli dal patron, di aver effettuato «numerosi indebiti prelievi di denaro a favore di se stesso nel corso degli anni». Sulle parole del suo ex amico e datore di lavoro, Micheli non si è mai espresso, anche perché c’è una vicenda giudiziaria in corso.
Nel 2023 il direttore generale risultò decisivo nella battaglia legale che permise al Brescia di essere riammesso in serie B dopo l’esclusione della Reggina. Oggi, a distanza di appena un mese dal suo addio a Cellino, rieccolo in pista, con un “progetto” di due mesi (a salire?) in una realtà devastata e con un piede e mezzo in terza serie.
Comprendere il senso del suo ingaggio da parte del Cosenza calcio, è impresa ardua. Micheli dovrebbe dare una mano nel tentativo faticoso di rimettere in ordine i conti della società da tempo fuori controllo. Oppure, magari in un arco di tempo più ampio, la sua chiamata potrebbe puntare a colmare, con ritardo eccessivo, l’assenza dell’ex dg Giuseppe Ursino, scappato dal Cosenza e da Guarascio perché impossibilitato a svolgere il suo lavoro in maniera professionale.
Il suo approdo in città lascia comunque pensare che, almeno al momento, Eugenio Guarascio non abbia alcuna intenzione di disfarsi di quella che considera una sua creatura. Non resta altro da fare che attendere sviluppi e vedere come andrà a finire questa ennesima puntata della gustosa e al tempo stesso drammatica telenovela “Cosenza calcio”, in cui i colpi di scena e di panico, grazie ad autori e attori sempre più ispirati, non finiscono mai. (fra.vel.)
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