Michele Drosi riscopre la figura di Gaetano Filangeri
Michele Drosi ha alzato l’asticella del suo impegno saggistico licenziando il suo ultimo lavoro, “Gaetano Filangeri, riformista e garantista” (Aldo Primerano, editrice tipografica, 2025). I due agget…

Michele Drosi ha alzato l’asticella del suo impegno saggistico licenziando il suo ultimo lavoro, “Gaetano Filangeri, riformista e garantista” (Aldo Primerano, editrice tipografica, 2025). I due aggettivi che accompagnano Filangeri, sono la cifra dell’autore che è e si dichiara ancora una volta riformista e garantista, seguendo il filone gradualista percorso coerentemente da molti anni.
Il giurista e filosofo del Regno di Napoli, ritenuto uno dei massimi giuristi e pensatori italiani dell’illuminismo soprattutto per aver realizzato l’opera “La Scienza della Legislazione”, sette volumi che fanno il paio con “La Scienza della Legislazione”, ha offerto agli studiosi un’opera mastodontica in fatto di teoria del diritto. Egli riuscì, purtroppo a completare solo i primi cinque volumi, prima di essere colpito dalla tubercolosi all’età di trentacinque anni.
Da qui l’interesse dell’autore che s’è posto subito la domanda: perché Filangeri attirò l’attenzione dei meridionali? Perché preconizzò la cosiddetta “Questione meridionale” che, nei secoli successivi, avrebbe impegnato gli studi di meridionalisti come Francesco de Sanctis, Guido Dorso, Giustino Fortunato, Gaetano Salvemini, Luigi Sturzo, Antonio Gramsci, Manlio Rossi Doria e altri.
In quel contesto Filangieri rappresentò la voce riformatrice, la cui efficacia fu tuttavia limitata dalla precoce morte, prima delle vicende rivoluzionarie in Francia e dalle conseguenze che esse ebbero o indussero.

Filangeri, alle corte, è stata una figura di primo piano nell’Europa della seconda metà del Settecento. Ricevette a più riprese Goethe e intrattenne rapporti con il fior fiore dell’intellettualità europea. I suoi lavori vennero tradotti in molte lingue straniere.
Il saggio si avvale di due prefazioni. Quella di Santo Gioffré, medico-scrittore di area marxista, e quella di Sergio Talamo, editorialista de “Il Riformista” e già condirettore di “Mondo operario” di area socialista.
Osserva, fra l’altro, Gioffré: «Alla sua opera si ispirò Benjamin Franklin nella stesura della Costituzione Americana, dopo che con lo stesso Filangieri intrattenne una intensa corrispondenza epistolare. Allo stesso modo, fu base delle idee che armarono la Rivoluzione Francese del 1789 e quella Napoletana del 1799, Rivoluzione, quest’ultima, il cui fallimento determinò, e per sempre, la fine di ogni speranza di Rinascita e Progresso per l’Italia Meridionale».
Il legno storto della storia fa concludere così l’Autore: «Anche alla luce di tutto questo, l’esperienza breve e intensissima di Gaetano Filangieri resta un austero e forte monito per il mondo attuale e spinge – almeno coloro che intendono fermamente continuare a credere che i problemi di una società e di un sistema politico e giuridico debbano essere affrontata, per parafrasare la celebre massima tacitiana, sine ira sed ex studiis (senza animosità e parzialità), – a riflettere sulla condizione dell’Italia. Essa, purtroppo, non riesce ancora a svincolarsi dal suo tragico e beffardo destino che la fa produttrice d’idee destinate a portare il mondo fuori dalla barbarie, senza riuscire poi ad applicarle dentro il perimetro, prima di tutto mentale, dei propri confini».
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