‘Ndrangheta, anche la Calabria non ti sopporta più
di Paola Militano*

In questi giorni nei Quartieri Spagnoli a Napoli campeggiano striscioni di protesta, “Ciak si gira sempre Napoli di mira”, apparsi anche nella celebre strada dei presepi a San Gregorio Armeno, “Gomorra. Napoli dell’arte non vi sopporta più”. Il dissenso degli attivisti dei due quartieri – che hanno fatto fronte comune – sta tutto nelle riprese della serie prequel di Gomorra, che racconta l’ascesa criminale del boss Pietro Savastano, interpretato da Fortunato Cerlino nella serie originale. Il timore è quello di «restituire al mondo una visione distorta della realtà napoletana, trasformandola in un simbolo di criminalità e degrado».

Al di là del dissenso partenope e le “Speculative riprese imperdonabili offese” condivisibili o meno nel caso della saga criminale di Marco D’Amore, anche noi calabresi siamo costretti a farci qualche domanda sulle conseguenze della mera ignoranza che ci vede legati a quel retaggio appiccicoso, alquanto fastidioso e ancora difficile da scrollarsi di dosso.
Ma siamo abbastanza certi che il resto del mondo sia capace di separare la Calabria dalla ‘ndrangheta come invece mafia comanda? E non sarà che il voler continuare a “marciare” sul tappeto rosso contro un manipolo di vecchi criminali incalliti, che si nascondono nelle viscere della nostra terra, finisca per legittimarli nell’immaginario altrui come invincibili? E se anche l’intento dello Stato fosse quello di “sfidare” l’organizzazione criminale per antonomasia – proprio qui in Calabria dov’è tutto ha avuto origine – perché allora i Governi non hanno considerato una questione urgente, una priorità contrastare lo strapotere della ‘ndrangheta, trasformatasi in una holding cosmopolita con un giro d’affari di 55 miliardi di euro, che vive nel cyberspazio e si fa pagare in bitcoin? Nella migliore delle ipotesi siamo ancora di fronte ad una colpevole sottovalutazione della regina indiscussa dello scacchiere criminale mondiale sebbene le recenti cronache delle operazioni condotte nelle regioni del nord, dimostrino come un lombardo, un piemontese o un ligure, oggi, conoscano bene il peso di certi nomi e quanto la ‘ndrangheta sia abile nella creazione di reticoli societari che consentono di accrescere connivenze e complicità e di espandere le zone grigie. Come sia la più internazionale delle organizzazioni, la più affidabile per i narcotrafficanti, in grado di gestire gli enormi quantitativi di droga in arrivo nei porti italiani di La Spezia, Genova, Livorno e di Gioia Tauro. Come rappresenti una minaccia di dimensioni mondiali e come per contrastarla sia necessario una consapevole lotta globale e di prevenzione perchè «nessun potere così duraturo può poggiare sulla sola costrizione senza avere dei saldi e resistenti caposaldi di consenso». E continuare a mostrare solo i muscoli sarebbe da miopi. (p.militano@corrierecal.it)
*Direttore del Corriere della Calabria