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IL CASO

Vaccini pediatrici, è allarme al Sud. Puglia e Calabria arretrano nei numeri

Il successo clinico è anche il paradossale “limite”: la scomparsa delle malattie infettive ha indebolito la percezione dell’importanza di vaccinarsi

Pubblicato il: 14/04/2025 – 16:02
di Lucia Serino
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Vaccini pediatrici, è allarme al Sud. Puglia e Calabria arretrano nei numeri

La fonte è ministeriale e non è per nulla rassicurante per la Calabria: i vaccini, quelli obbligatori, quelli che si fanno ai neonati e poi via via ai ragazzi nelle varie fasi della crescita, sono in calo. Il Sud, ad eccezione della Campania, è sempre più la patria dei no vax. La Puglia in testa, a seguire Marche e Calabria, poi Sardegna e Sicilia. La somministrazione dell’esavalente (polio, difterite, pertosse, tetano, epatite B, emofilo dell’influenza) a livello nazionale è stata del 94,7 per cento nel 2023, con una riduzione dello 0,39 per cento. Va un po’ meglio per la quadrivalente che copre morbillo, parotite, varicella e rosolia. La percentuale di riduzione è molto concentrata a Sud, con la Puglia che registra un – 2,8 per cento per l’esavalente e un – 1,4 per cento per la quadrivalente.
Segue la Calabria con -2,7 e -1,5. La regione che ha una copertura quasi totale è il Friuli Venezia Giulia. Che cos’è che rallenta i vaccini ai più piccoli in Calabria (e Puglia), sono concentrati tutti qui i no vax o è una questione di efficienza del sistema sanitario? Sicuramente il post Covid non ha aiutato, in generale, lasciando in eredità un certo scetticismo anche su quei vaccini che erano ormai prassi assodata, alimentando confusione e paranoie ingiustificate. E gli effetti si vedono, purtroppo. Sempre secondo i dati del ministero della Salute i casi di morbillo, nel 2024, sono stati 1.045 contro i 44 dell’anno precedente. Giova ricordare che grazie all’utilizzo dei vaccini molte malattie infettive sono state “sconfitte”: il vaiolo innanzitutto, ma ormai sono scomparsi quasi del tutto anche il tetano, la poliomielite, la difterite, malattie virali come il morbillo, la rosolia, la parotite e confinate a casi sporadici malattie batteriche quali la meningite. 
Negli ultimi 15 anni il grande successo clinico delle vaccinazioni ha costituto anche il suo paradossale “limite”: la scomparsa delle malattie infettive ha indebolito la percezione dell’importanza di vaccinarsi. Oltre a una sempre più diffusa convinzione, totalmente infondata dal punto di vista scientifico (e questo già prima del Covid), di un’associazione possibile tra i vaccini e l’autismo. Il calo del tasso di copertura vaccinale pregiudica (con parole che abbiamo imparato durante i mesi della pandemia) l’immunità di gregge, che si raggiunge, secondo gli esperti, quando almeno il 95 per cento della popolazione è vaccinata contro una determinata malattia. Praticamente con i dati del 2024 siamo, anche se di poco, già al di sotto della soglia minima. Ricordiamo che i vaccini pediatrici in Italia sono obbligatori. La circolare sulle iscrizioni all’anno scolastico 2025/2026 ribadisce che “la mancata regolarizzazione della situazione vaccinale dei minori comporta la decadenza dall’iscrizione alla scuola dell’infanzia.
Per quanto riguarda la Calabria l’arretramento è un vero peccato, considerato i passi avanti fatti su un altro fronte, quello della prevenzione del papilloma virus, responsabile del carcinoma alla cervice uterina. Ne scrivemmo qui. Alla fine del 2024, nel pieno dell’epidemia di bronchiolite dei bambini, fu la regione Campania a dare una mano alla Calabria offrendo una parte dei farmaci monoclonali contro la malattia. Qui si può leggere la notizia di allora.
Che fare? Sicuramente occorre sensibilizzare con campagne ad hoc nelle regioni dove c’è questo pericolosissimo trend contro i vaccini, dunque anche in Calabria. I vaccini pediatrici, morbillo, rosolia, pertosse, non sono coperti da brevetto e hanno un costo irrisorio. Per cui bisogna stare tranquilli, con i vaccini non facciano arricchire big pharma. E visto il costo è difficile immaginare che ci sia una questione di deficit sanitario regionale o di organizzazione dei centri vaccinali delle varie Asl, anche perché se c’è una cosa che funziona tra i neo genitori è il passa parola. La questione, più verosimilmente, è di tipo culturale. E contribuisce a spezzare l’Italia in due. (redazione@corrierecal.it)

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