Don Bastiano fa l’allenatore
Don Bastiano Pantisano, in piedi nella spaziosa e super attrezzata cucina della sua elegante dimora della contrada “Schiavo” nel territorio del Comune di Ardore Marina, in Provincia di Reggio Calabri…

Don Bastiano Pantisano, in piedi nella spaziosa e super attrezzata cucina della sua elegante dimora della contrada “Schiavo” nel territorio del Comune di Ardore Marina, in Provincia di Reggio Calabria, porse a Ferryboat, il suo braccio destro dal peso di 146 chili, l’ennesimo piatto estratto come per magia dal frigorifero marca “LG” del tipo “ThinQ AI”, dotato di Intelligenza Artificiale.
Esso conteneva circa 800 grammi di parmigiana di melanzane, arricchita con ciccioli e carne di cavallo e porgendogliela, il Don disse: “Anoressichio, cuesto pomiriggio hai già mangiato otto sarsiccie di cinghiale al suco piccanti, un chilo di ricchiotta di pecora aromatizzia al latte di fico, sei cannelloni di ortica lessa, chiapperi e sugna e ora la parmiciana: ma cuando cazzo finirà cuesta storia dilla “merendina”e ti mittirai a lavorari seriamenti?”.
“Mi scuso assai Don, ma cuando devo fari cosi ‘mpegnativi come scriveri littiri, mi piglia una fami nirvosa più del solito. Io lo sapete, nel pomeriggio mi ’ccontento solo di otto o nove soppressati e non chieto altro. Comuncue doveti ammettiri chi si non altro, mangiando tante schifezze mi alleno pir la gara!”. “Va beni Ferryboat, sei perdonato -disse con clemenza il Capobastone-. Te lo dico da allinatori: l’isircizio mandibolari con fetenzie non può farti chi beni. E ora scrivi cuello chi ti detto!”.
Ultimata la merendina, conclusasi con un rutto che ricordava l’eruzione di Pompei, Ferryboat si mise all’ opera e sotto dettatura scrisse, su un foglio, impiegando circa un’ora e venti: “Egrigi Signori della annuali gara di mangiata iccizionali e fitusa del giorno di Pasqua, con la prisenti mi ‘scrivo a ditta compitizioni chi si terrà nel Comune di Antonimina nel giorno suddetto inticato sopra alli ori 11.00. Firmato: Cosimo Trapezio”,
Completata la faticosa opera letterario, Don Bastiano chiamò Nacatola e gli ordinò di consegnare al più presto la busta contenente quanto scritto poco prima da Ferryboat, al Capo ‘ndrina di Antonimina, “Ammiraglio Don Iennaro Sparapiglio”, con contatti internazionali che andavano da Toronto a Sidney, passando per Hong Kong e Hanoi, nonché organizzatore della annuale competizione pasquale “per “stomaci d’acciao” e con premi finali.
Essa consisteva nel mangiare le più originali e disgustose portate delle pendici dell’Aspromonte, del mar Jonio e di altri mari e continenti, cucinata da uno “Chef” gitano e con portate dalla quantità, che come disse “L’Ammiraglio”: “andavano in culo alla “Nouvelle Cuisine”. Così, Don Bastiano, in qualità di “trainer”. e Ferryboat in quella di “atleta gastrico”, si misero subito all’opera con gli allenamenti, con l’indispensabile supporto in cucina di donna Seconda Anassimandro.
Così dal lunedì precedente la gara fino al sabato, seguendo per la preparazione “atlerica” una lista di improbabili , ma possibili, pietanze della gara redatta dal Don, Ferryboat dovette mangiare tra l’altro: ghiri glassati in agrodolce (Kg.1), interiora di anguille di fiumara fritte nel lardo di volpe (Kg 1,2.), soppressate di gabbiano lessate nell’aceto di fichidindia (Kg.1,1), polpette di cicoria farcite con carne di scoiattolo (Kg. 1,3), nidi di rondini con rondini e rondinini annessi (Kg. 1), macedonia di cetrioli, zucchine spinose crude, miele e stoccafisso (Kg. 1,4) e bacche di vaniglia intere con sorbetto di guanciale di suino e curcuma (Kg.1).
Nella speranza che tale allenamento fosse stato adeguato ai piatti proposti nella competizione, Il Capobastone di “Schiavo” e Cosimo trapezio, il giorno di Pasqua alle ore 10.45 si presentarono in “Piazza Proclama di Moncalieri” di Antonimina, accolti festosamente dall’ “Ammiraglio” Sparapiglio, che faceva gli onori di casa augurando “in boccha al lupo” a tutti i partecipanti. Questi, oltre a Ferryboat erano quattro, accompagnati dai relativi “Padrini”, nonché allenatori.
Il primo veniva dal Comune di Camigliatello Silano ed era conosciuto col solo nome di “Channibale”, il quale la diceva lunga, ed era affiancato dal suo preparatore Don Veneziano Barchetta, ufficialmente agli arresti domiciliari. Il competitore successivo si chiamava Mincione Quaggiù, proveniente da Soverato, soprannominato “Ferocio”, ed esibiva come “trainer” il celebre contrabbandiere Pistuccio Senzafiltro. Il terzo e il quarto erano due gemelli di Agnana Calabra, Ucciotto e Maglio Trottola, denominati rispettivamente “Spidermanzo Uno” e “Spidermanzo Due”, ed erano accompagnati dal padre Don “Smith & Wesson” Trottola.
Prima di dare il via alla gara, che si teneva su un tavolo dalla candida tovaglia bianca posto al centro della Piazza, “L’Ammiraglio” dettò rapidamente le regole della contesa: il cuoco gitano avrebbe portato a ripetizione piatti internazionali e ideati a sorpresa,dal contenuto di un chilogrammo ciascuno. L’ultimo ad abbandonare avrebbe vinto e ritirato il premio, invece il penultimo avrebbe ricevuto in dono una testa di pappagallo brasiliano glassata. Detto questo, diede il via alla gara, rammentando che ci si poteva esimere dalla competizione “o per malore, o per sopravvenuta sazietà o per schifio per le pietanze proposte”.
La prima portata fu un piatto di tracine dello Jonio che mangiarono tutti, apprezzando la dolcezza delle spine velenose. La seconda fu invece la svedese “Surstromming”, ossia aringhe del Mar Baltico fermentate e putride, comunque apprezzate anch’esse. Per restare nel Nord Europa, il terzo piatto fu l’Islandese “Hàkari, cioè carne di squalo fermentata e poi lasciata essiccare per diversi mesi, con contorno di “Ormar”, ossia vermi baltici dal sapore di feci di canguro.
A questo punto ebbe luogo la prima defezione. Spidermanzo due gettò la spugna, sostenendo di avere un improvviso attacco di emorroidi. Ma la gara, naturalmente, proseguì. La quarta portata fu composta da cinque “Doran” ciascuno, ovvero un frutto del Sud Est Asiatico dal sapore di cipolle marce e acqua di fogna, del tutto vietato negli Hotel e nei mezzi pubblici locali, ma gradito ai commensali. Meno gradita fu il quarto piatto fatto di “Volpi volanti” arrosto non scuoiate (ossia pipistrelli giganti) diffusi in India e Madagascar.
Questa volta però fu il turno di Ferocio ad abbandonare, sostenendo di essere allergico alla bava di “Pantegane con brevetto di volo”. Si passò così alla portata successiva. Essa era composta da salsicce con interiora di elefante del Delta dell’Okavango, nel deserto del Kalahari. Questo fu troppo anche per Spidermanzo Due, che adducendo come pretesto un improvviso attacco di artrite gottosa alla mandibola destra, passò la mano anch’egli.
La portata successiva vedeva contrapposti, come in un duello masticatorio, Channibale e Ferryboat, con i rispettivi allenatori che li incitavano a resistere, qualunque pietanza dovessero affrontare. Dopo qualche minuto di snervante attesa arrivò lo chef gitano, portando due piatti su un vassoio. In essi vi erano in ciascuno una testa di Bonobo (specie di scimmia vivente solo nella Repubblica del Congo) cotta alla griglia dentro una placenta di Lama del Perù.
Informato sul contenuto della portata, Channibale si alzò in piedi urlando a squarciagola: “Eh no, cazzo! Questo no e poi no! Mi avevate detto che si sarebbero mangiate porcherie internazionali, ma senza lame del Perù, siano esse di spada, coltello o machete! Io il metallo non lo mangio! Arrivederci a tutti e andate affanculo, sadici maledetti!” Così detto, anche il penultimo candidato, accompagnato dal suo allenatore, che cercava di spiegargli l’equivoco senza riuscirci, e tentando di rabbonirlo col premio di consolazione, se ne andò.
Rimase così solo Ferryboat, che a sentire parlare di “Lama”, non aveva fatto una piega, dato che, per l’insaziabile fame, da bambino aveva mangiato pure una scimitarra del nonno, che si diceva appartenuta al mitico “Presidente di Salé”. Di fronte ad una piccola folla festante, “L’Ammiraglio” lo decretò vincitore con le seguenti parole:
“Per i poteri conferitimi da Osso, Mastrosso e Carcagnosso, io nommino te, Cosimo Trapezio, inteso Ferryboat, vincitore della gara “Stomachi d’acciaio”, riserviata ai soli uomini d’onori della Calabria e ti consegno, in presenza di Don Bastiano, tuo allinatori, il primo premio, consistente in un uovo di Pascua, del peso di venti chili con all’interno un lume, identico a cuello che tutti i Capibastone della Rigioni, il giorno dell’ anuale “Summit” di Polsi accenderanno, per ringraziari il Cielo, al centro deil tavolo, dovi saranno siduti per discutiri d’importanti affari.
E vedendo la delusione profilarsi in modo manifesto sul volto di Trapezio, “L’Ammiraglio” aggiunse: “Ma il vero regalo per tia, per Don Bastiano e per nui tutti è la busta alligata all’uovo, in cui è scritto il nomi dil destinatario e andovi dintra c’è un foglio chi recita li seguenti paroli:
“Egreggissimo Giudici Gratteri
oggi è oggi e non è più aieri
ed è per chisto chi abbiamo dimenticato
tutti li soffirenzi chi ci hai provocato.
Simu cuntenti ca si Superprocuratori
ma soprattutto ca ti mandaru luntanu
e guardamu cu cori angosciato e tristi
i 10.000 arresti chi farai di camorristi”.