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LA STORIA DIMENTICATA

Sila 1925, la rivolta contro i dazi e la strage degli innocenti

A San Giovanni in Fiore i carabinieri uccisero 5 persone sparando sui contadini in protesta per gli aumenti delle tasse sui beni di prima necessità

Pubblicato il: 30/04/2025 – 7:35
di Eugenio Furia
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Sila 1925, la rivolta contro i dazi e la strage degli innocenti

COSENZA La notizia del «tumulto» di San Giovanni in Fiore, un «conflitto» nel cuore della Sila con 5 vittime innocenti finì in prima pagina sul Corriere della Sera e sull’Unità ma venne nascosta dalla Cronaca di Calabria, mentre un settimanale satirico (Frà Nicola, “giornale quasi serio”) e Parola Socialista ricordarono a modo loro la strage dei contadini cercando di evitare la tagliola della censura.
Si trattò di un’insurrezione popolare repressa violentemente dalle forze dell’ordine, poco nota alla storiografia nazionale ma anche locale. Il prossimo 2 agosto saranno trascorsi cento anni dalla rivolta agraria scaturita dall’aumento dei dazi. Corsi e ricorsi.

L’estate calda del ’25

Nella primavera del 1925 il commissario prefettizio di San Giovanni in Fiore Giovanni Rossi, uomo di fiducia del fondatore del Pnf Michele Bianchi, di fronte al dissesto delle finanze del comune pensò di aumentare la tassa sui capi di bestiame ma il provvedimento venne subito osteggiato dai latifondisti e ritirato dopo pochi giorni. La storia viene raccontata, con un corposo apparato documentale in appendice, da Salvatore Belcastro, chirurgo sangiovannese ed emiliano d’adozione, appassionato di storia, nel volume “Sotto il selciato. Storia di una strage dimenticata” pubblicato da Città del Sole e giunto alla seconda edizione: il libro sarà presentato oggi pomeriggio nel centro gioachimita.

Gli scontri e i nomi delle vittime

Con una seconda ordinanza, Rossi aumentò le tariffe daziarie dei generi di prima necessità: il grano, i macinati, il pane, le uova e la legna da bruciare. La decisione stavolta colpì gli strati più umili della popolazione e i contadini, che a differenza dei latifondisti non riuscirono a intercedere. Ne seguì un periodo in cui molti cittadini, sia da soli che in gruppo, si recarono dal commissario sperando di fargli cambiare idea ma senza successo. Col crescere dei malumori furono inviati da Cosenza “rinforzi” di truppe e carabinieri. L’estate calda del 1925 culminò domenica 2 agosto quando alla protesta di piazza si unì la folla che usciva dalla chiesa e i tumulti sfociarono in un lancio di pomodori e qualche mela marcia, fin quando i carabinieri dal balcone dell’ufficio del commissario, sede del municipio, spararono sulla folla uccidendo cinque persone: quattro donne, di cui una incinta al nono mese, e un uomo. I feriti furono 28 e dieci di essi – racconta Belcastro – non ricorsero alle cure dei medici del paese per il timore di essere individuati e arrestati come sovversivi. I nomi delle vittime: il fabbro 33enne Saverio Basile e le contadine Filomena Marra, 27enne, Marianna Mascaro (70), Antonietta Silletta (68) e Barbara Veltri (23).

Le indagini e i giornali

“I gravi fatti di San Giovanni in Fiore” titola il 6 agosto in una pagina interna Cronaca di Calabria, riportando in calce la notizia dell’arresto dell’avvocato Tommaso Nicoletti «che pare sia uno dei principali istigatori degli avvenimenti di domenica ultima e della domenica precedente» (26 luglio e 2 agosto). Con piglio filologico, Belcastro nota come il quotidiano cosentino ricalchi il dispaccio dell’Agenzia Stefani accentuando alcuni aspetti come richiesto dal ministero degli Interni ai “giornali amici”, minimizzando l’aumento delle tasse – senza specificare quali – e colpevolizzando la popolazione e i «rivoltosi» cui viene imputato anche qualche colpo di arma da fuoco che in realtà non fu mai esploso ma al contrario subito.
Il 9 agosto, a una settimana dai fatti, Cronaca di Calabria darà notizia del rilascio «dell’egregio avvocato Nicoletti tratto in arresto in un primo momento per indizi del tutto insussistenti». Intanto, il 7 agosto La Parola Socialista, organo della Federazione provinciale e della Camera del lavoro confederale, era uscito listato a lutto sotto la testata «Per i caduti di San Giovanni in Fiore» senza alcun articolo di commento per evitare censure e sequestri.
La notizia raggiunse la folta comunità di emigrati sangiovannesi, e Belcastro riporta la corrispondenza che Giacomo “James” Alberto Lopez, titolare di un ufficio di import/export a New York, tiene con ministero dell’Interno e Consolato per sapere i nomi delle vittime del «tragico conflitto» così da comunicarlo ai «molti sangiovannesi tutti ansiosi di conoscerli». Li avrà solo il 2 settembre.

Per non dimenticare

La notizia dell’eccidio delle contadine non ha avuto la stessa eco mediatica della strage di Melissa (1949, tre vittime), fu accuratamente nascosta dal regime e rimase quasi ignota fino alla fine del ‘900 (un cippo commemorativo dell’amministrazione comunale fu collocato solo il 25 aprile 1973), quando Belcastro iniziò a indagare e raccogliere i documenti per poi pubblicare due libri sull’argomento.
«Il sangue di quelle vittime – si legge nelle conclusioni della seconda edizione appena data alle stampe – è il seme storico di sete di giustizia che si è infiltrato sotto il selciato davanti all’abbazia e ha germogliato. Nei decenni ha prodotto uno spirito democratico, ha insegnato alle generazioni successive a difendere la libertà e la giustizia. È lo spirito del paese».
Il tema, scelto dall’associazione Artieparole per la doppia ricorrenza, centenario della strage e 80 anni dalla Liberazione dal nazifascismo, oggi sarà approfondito alle 15.30 a San Giovanni in Fiore (sala L’Antico Borgo, via S. Rota 3) dagli storici dell’Università della Calabria Vittorio Cappelli e Marta Petrusewicz, nonché da Walter Nocito, docente di Diritto all’Unical. Parleranno Massimiliano Ianni, segretario della Cgil Cosenza, Mario Vallone dell’Anpi (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) e Paolo Palma dell’Icsaic (Istituto Calabrese per la Storia dell’Antifascismo e dell’Italia Contemporanea). Introdurrà e chiuderà i lavori Salvatore Belcastro, autore del libro e presidente di Artieparole. Coordinerà Pia Tucci, giornalista.  (e.furia@corrierecal.it)

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