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Ospedale di Vibo, si dimette il primario di ginecologia. «Gravi criticità gestionali e strutturali»

La scelta dopo le due tragedie che hanno scosso il reparto, ma precisa: «Decisione presa da tempo, non riconducibile a questi eventi tragici»

Pubblicato il: 16/05/2025 – 21:55
Ospedale di Vibo, si dimette il primario di ginecologia. «Gravi criticità gestionali e strutturali»

VIBO VALENTIA «Criticità gestionali e strutturali che rendono impossibile proseguire nell’attività con la serenità e la sicurezza che il nostro lavoro richiede». Motiva così le sue dimissioni il primario di ginecologia dell’ospedale Jazzolino di Vibo Valentia Vincenzo Mangialavori. La richiesta, presentata al commissario dell’Asp Piscitelli, arriva subito dopo le due tragedie che hanno scosso il nosocomio vibonese nelle ultime settimane. Prima quella di Martina Piserà, la 32enne incinta morta per arresto cardiaco appena dopo aver saputo di aver perso il figlio, poi quella più recente della giovane, originaria del Mali, che ha perso anche lei il bambino che portava in grembo da sette mesi. Due tragedie su cui sta indagando la Procura di Vibo Valentia, me che – come precisa il ginecologo – non hanno nulla a che fare con le sue dimissioni.

Gravi criticità strutturali

«Mi vedo costretto – scrive in una lettera – a rassegnare le mie dimissioni dall’incarico di Direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia ed Ostetricia del nostro ospedale per motivi profondi e gravi, che nulla hanno a che vedere con gli eventi recentemente riportati dai media. Ci tengo infatti a chiarire fermamente che la mia decisione non è in alcun modo riconducibile né alla tragica morte della signora Martina Piserà, né al caso della paziente straniera che si è presentata in Pronto Soccorso con un’emorragia in atto». «A suo tempo ho accettato l’incarico di primario, animato unicamente dalla passione per il mio lavoro e dall’amore per Vibo, non certo per prestigio o per motivi economici. Mi pregio di aver diretto un Reparto unanimemente giudicato d’eccellenza dai pazienti e dagli addetti ai lavori. Il personale di Medici, Ostetriche e Oss che vi presta servizio si distingue per competenza, preparazione, umanità e dedizione al punto di rappresentare il fiore all’occhiello dello Iazzolino e il mio personale orgoglio. Ma purtroppo da tempo si sono aggravate criticità gestionali e strutturali che rendono impossibile, secondo coscienza, proseguire nell’attività con la serenità e la sicurezza che il nostro lavoro richiede».

Sulle due tragedie

L’ormai ex primario vibonese porge le sue condoglianze alle famiglie e aggiunge: «Riguardo l’immane tragedia della signora Piserà il decesso non è imputabile all’operato del personale del mio reparto». «La paziente, infatti, è giunta da noi con un feto già privo di attività cardiaca e dopo pochissimi minuti dal suo ingresso, ha registrato lei stessa un arresto cardiaco per il quale, nonostante le immediate e corrette procedure diagnostiche e terapeutiche messe in atto dal personale del reparto e dai consulenti anestesista e cardiologo accorsi immediatamente, purtroppo non c’è stato nulla da fare. La patologia che ha determinato il decesso, alla luce dei dati a nostra disposizione, non è riconducibile ad una causa ostetrica. Si tratta naturalmente di un evento tragico, che ci ha profondamente colpiti sul piano umano e professionale, che tuttavia non è collegata alla scelta delle mie dimissioni». «La paziente straniera è giunta in ospedale in condizioni cliniche gravissime, con un distacco completo della placenta con la diagnosi di aborto in atto che ha causato un’emorragia massiva che la stava portando alla morte. L’intervento competente e tempestivo del personale ostetrico, del Laboratorio Analisi, del Centro Sangue, della sala operatoria, degli anestesisti e dei ginecologi ha consentito di salvarle la vita. Il personale dello Iazzolino meriterebbe un plauso e non certo una denuncia ai Carabinieri, né tantomeno il linciaggio mediatico che con troppa facilità e leggerezza si mette in atto soprattutto sui social, ogniqualvolta si verificano episodi del genere. Bisognerebbe avere le competenze e la giusta conoscenza dei fatti per permettersi di giudicare l’operato altrui, soprattutto quando si tratta di questioni mediche».

Una riflessione maturata da tempo

«Riguardo invece alle mie dimissioni – conclude Mangialavori – desidero chiarire che sono frutto di una riflessione maturata da tempo. Appena insediato, ho protocollato agli uffici preposti le richieste di attrezzature che potessero consentirci di erogare prestazioni sanitarie efficienti ed adeguate. Nonostante innumerevoli sollecitazioni, tali richieste sono a tutt’oggi rimaste inascoltate. Lascio questo incarico con grande amarezza, ma con la coscienza pulita e orgogliosa di chi ha sempre lavorato con dedizione e competenza, agendo sempre nel totale rispetto dei pazienti, dei colleghi e della professione che svolgo con onore e fierezza da più di trent’anni».

I commenti dal Pd

Sulla situazione della sanità vibonese si registrano anche alcuni commenti di esponenti politici del Pd come i consiglieri regionali Raffaele Mammoliti e Amalia Bruni. Per Mammoliti «la drammatica situazione della sanità vibonese si ripercuote in modo inaccettabile sulla vita quotidiana degli operatori e dei cittadini, mentre chi possiede ruoli di governo e responsabilità continua con indolenza a governare in modo ordinario come se nulla fosse. Tutto ciò è assolutamente inaccettabile. Si stanno consumando drammi umani, professionali e familiari che diffondono sfiducia e preoccupazione favorendo un clima di inquietante allarme che non aiuta affatto. Con tutte le cautele dovute non si può restare, tuttavia, inermi ed in silenzio di fronte a quello che sta avvenendo nel Sistema sanitario e ospedaliero vibonese. In poco tempo abbiamo, purtroppo, registrato una giovane vittima di 37 anni con il suo bambino mai nato di 7 mesi, un paziente che presso l’ospedale di Tropea non ha potuto ricevere le cure appropriate per l’assenza di uno strumento che era stato ripetutamente richiesto da medici e operatori agli organi competenti e per ultimo quanto avvenuto nei giorni scorsi dove una donna in gravidanza al settimo mese perde il suo bimbo. Il silenzio da parte di chi possiede responsabilità e ruoli di governo espone prima di tutto medici ed operatori sanitari al pubblico ludibrio che non meritano. Bisognerebbe, invece, farsi carico delle loro problematiche anche fornendo informazioni ufficiali e tempestive per fugare eventuali responsabilità. Nel caso di un distacco di placenta, così come risulta dalle informazioni assunte, non dovremmo trovarci davanti a un errore umano. Dunque – sostiene Mammoliti –  il silenzio degli amministratori non fa altro che alimentare i dubbi, anche legittimi, della popolazione. Un silenzio che, anzi, fa salire ancora la tensione come dimostrato anche dalle dimissioni del dottore Vincenzo Mangialavori dopo l’ultimo caso a Ginecologia. Bisognerebbe chiedere ai commissari come mai dopo quasi un anno dal loro insediamento non abbiano ancora provveduto, dopo numerosi eventi sentinella, a predisporre un Piano organico di provvedimenti, a nominare un Direttore sanitario e un Dirigente di presidio ospedaliero, lasciando queste due cariche essenziali per il governo della sanità provinciale ed ospedaliera nell’assoluta precarietà. Ed ancora, non è dato sapere se abbiano avuto il tempo, nei pochi giorni di permanenza settimanali, di farsi un giro nella struttura ospedaliera per parlare con medici ed operatori sanitari per rendersi conto, direttamente, delle difficoltà quotidiane che affronta il personale e adoperarsi per risolverle, così come reiteratamente sollecitato anche dalle OO.SS. territoriali. Gli operatori ed i cittadini vibonesi non meritano di vivere questa emergenza e di trovare come risposta soltanto giustificazioni burocratiche e comportamenti inconcludenti, invece di provvedimenti concreti ed operativi che continuerò a sollecitare a tutti i livelli». Per la Bruni «le dimissioni del dottor Mangialavori, primario del reparto di Ginecologia dell’ospedale “Iazzolino” di Vibo Valentia, rappresentano l’ennesimo, gravissimo segnale di un sistema sanitario regionale al collasso. Una decisione amara, che rispetto profondamente sul piano umano e professionale, ma che non può e non deve essere liquidata come un fatto di routine o come una semplice vicenda amministrativa interna. Siamo davanti a un atto d’accusa che va letto per quello che realmente è: una denuncia pubblica, forte, delle condizioni intollerabili in cui versano interi reparti, interi ospedali, intere comunità della Calabria. Non possiamo più continuare a girarci dall’altra parte – prosegue Bruni –. Le dimissioni di chi ricopre ruoli apicali in reparti nevralgici, come nel caso del dottor Mangialavori, non sono un semplice episodio di cronaca ospedaliera, ma un segnale d’allarme che deve scuotere le istituzioni tutte. Dietro questi gesti estremi ci sono drammi quotidiani vissuti dagli operatori sanitari, che lavorano in condizioni di cronica carenza di personale, di strumenti, di sicurezza, ma anche in una condizione di isolamento professionale che nega loro persino il sostegno morale e istituzionale. Questo scenario – aggiunge – disegna un servizio sanitario regionale allo sbando, dove il presidio ospedaliero di Vibo Valentia si configura ormai come una vera emergenza nell’emergenza. Un ospedale che rischia di diventare simbolo dell’abbandono e del fallimento della governance sanitaria calabrese».

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