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l’intervista

Criaco: «Io un aspromontano di ritorno, ma fra 50 anni il mondo diventerà una grande Rsa»

Lo scrittore ospite di “Music for change”. «C’è chi non ha più voglia di cambiare. Fa male sapere che a San Luca non si vota»

Pubblicato il: 19/05/2025 – 14:54
di Fabio Benincasa
Criaco: «Io un aspromontano di ritorno, ma fra 50 anni il mondo diventerà una grande Rsa»

COSENZA Questa mattina, al Mam di Cosenza, lo start della 16esima edizione di “Music for Change”, la rassegna a sfondo civile organizzata dall’Associazione Musica contro le mafie. Nel primo panel, un focus su “Disuguaglianze e Marginalità” dal titolo “Criminalità e Criminalizzazione. Un racconto tra “Gente in Aspromonte” e “Anime nere” con lo scrittore e giornalista Gioacchino Criaco.

«Un aspromontano di ritorno»

«Per la prima volta capiva di essere in mezzo a qualche cosa di ingiusto; il sentimento della sua condizione gli si affacciò improvviso e chiaro e si sentiva come un angelo caduto». Gente in Aspromonte come racconta Francesca Tuscano su Corriere della Calabria – è un classico contro la mitizzazione. Il testo di Corrado Alvaro è il più moderno tra quelli che raccontano la montagna calabrese. L’Aspromonte è anche al centro di molti scritti di Criaco, un angolo di Calabria abitato non solo da anime “Anime Nere”. Circa «300mila metri quadri impreziositi da lecci, faggi, querce, larici. Terra morbida e vaporosa addomesticata dall’acqua di noce». Quello offerto da Criaco – ai nostri microfoni – è un racconto autentico, vero, crudo. «Provo ad essere un aspromontano di ritorno, tutti dentro abbiamo questo dolore perché giriamo il mondo e vediamo che i nostri se ne vanno, ce ne andiamo anche noi.
Rispetto a questo penso che ognuno dovrebbe darsi da fare perché il rischio che corriamo è di vedere un mondo che fra 50 anni non ci sarà più, diventerà una sorta di Rsa: ci saranno solo i nostri vecchietti, saremo noi magari i vecchietti del futuro».

Il monito di Alvaro e l’impegno collettivo

«E’ vero, come diceva Alvaro, che non bisogna piangere su una civiltà che muore, ma non bisogna farlo quando si è evoluta in qualcos’altro, si è sviluppato qualcosa che rappresenta il futuro, e non morire per non lasciare più traccia. Bisogna lottare perché non si verifichi». Ripopolare i borghi, la sfida più difficile in un tempo segnato dall’emorragia demografica. «Più che un tentativo serve qualcosa che sia trasversale, che impegni tutti al di là delle idee, delle ideologie, degli schieramenti sia politici che umani. Serve un progetto unitario, la voglia di non perdere il futuro che appartiene a tutti, questo forse ancora manca».

Le elezioni “mancate” a San Luca

Ci risiamo, a San Luca non si vota. A circa un mese dalla data di presentazione delle liste è giunta la comunicazione dello scioglimento degli organi amministrativi. Come ha sottolineato il professore Giap Parini, sul nostro giornale, si percepisce una sorta di «insofferenza» nei confronti dei temi legati alla lotta alla ‘ndrangheta. «La gente ha compreso che il male è dappertutto. C’è talmente tanta paura rispetto a tutto quello che accade nel mondo che forse quello che succede in un piccolo angolo diventa male minore. Noi calabresi lo viviamo e lo percepiamo come un dramma, sono della Locride e fa male vedere che per l’ennesima volta a San Luca non si vota. E’ una sconfitta di tutti, vuol dire che tutti abbiamo sbagliato qualcosa negli ultimi trent’anni, abbiamo perso perché i mondi si sono scissi e c’è chi non ha più voglia di cambiare perché non riconosce la bontà di quel luogo che riteneva “dei giusti”».
Cosa pensa Criaco della possibilità di affidare il governo di San Luca ad un esterno? «Sbagliato, come tutte le volte in cui abbiamo aspettato il condottiero pronto a salvarci e siamo sempre andati un po’ più giù. Le energie ci sono. Il dato confortante, che noto andando in giro da 20 anni in tutta la Calabria, è che ci sono le energie giuste e in grado di cambiare le cose. Chi ha in mano le leve del potere punta, però sulle “cerchie“: un altro dramma della nostra regione. O sei nella cerchia o non esisti. E anche questa è una delle tante variabili dalle quali passa il nostro futuro».
(f.benincasa@corrierecal.it)

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