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L’intervista

“Lu Santo Jullàre Françesco”, una “prima” in Calabria. «Per far ridere bisogna essere seri»

Mario Pirovano tra i protagonisti del Celico Arts International Festival. «Oggi la comicità si risolve solo nell’intrattenimento»

Pubblicato il: 20/05/2025 – 7:37
di Fabio Benincasa
“Lu Santo Jullàre Françesco”, una “prima” in Calabria. «Per far ridere bisogna essere seri»

COSENZA «Vivevo a Londra da quasi dieci anni. Una sera sono andato al teatro per assistere a Mistero Buffo…». Inizia così il racconto di Mario Pirovano, attore, traduttore e interprete di monologhi di Dario Fo. Che di lui diceva: «E’ un autodidatta di grandi qualità espressive. Per anni è stato ad ascoltare le mie esibizioni, ha seguito le lezioni e le dimostrazioni che davo ai giovani attori. Alla fine ha assimilato come un’ idrovora tutti i trucchi e la “sapienza” del mestiere al punto da poter arrivare ad esibirsi da solo con grande successo. Personalmente ho assistito ad una sua esibizione nell’Università di Firenze, facoltà di lettere. L’ho trovato eccezionale». Pirovano sarà tra i protagonisti della prima edizione del Celico International Arts Festival, in programma dal 24 al 31 maggio – guidato dai co-direttori artistici Donato Santeramo e Antonio Nicaso – porterà in scena “Lu Santo Jullàre Françesco”. Un monologo in cui prende vita un’intera serie di personaggi dell’Italia medievale: Papi e Cardinali, soldati sui campi di battaglia, contadini e venditori al mercato, monaci e cavapietre.
In una intervista al Corriere della Calabria, il maestro si racconta e anticipa i dettagli delle giornate che lo vedranno impegnato in Calabria.
«Sono contentissimo che la Calabria e Celico abbiano deciso di puntare in maniera decisa sulla cultura, dal mio punto di vista da uomo del Nord devo dire invece che qui si sta capovolgendo la situazione. Si sta incancrenendo la situazione legata alla cultura. Speriamo che si ritorni a produrre e a fare cultura, quella con la C maiuscola».

Dario Fo – Mario Pirovano e Franca Rame

Francesco e Gioacchino da Fiore, destini incrociati

«Ho vissuto con Dario Fo e Franca Rame per 40 anni, li ho seguiti dovunque. Credo di non sbagliare, ma quella de “Lu Santo Jullàre Francesco” sarà una “prima” in Calabria». Il monologo che Pirovano porterà in scena il 28 maggio alle 20 al Teatro Auditorium dell’Unical narra la vita di San Francesco d’Assisi attraverso storie che lo vedono protagonista. Un cammino quello che il Santo “condivide” con Gioacchino da Fiore, abate calabrese, teologo, scrittore ed ispiratore del moderno pensiero occidentale che fondò il suo ordine monastico. Le sue visioni hanno attraversato i tempi e continuano ad influenzare, ancora oggi, larga parte del cattolicesimo. «Francesco è dell’Appennino Umbro Marchigiano, Gioacchino da Fiore è dell’Appennino Calabro. Guarda che coincidenza, queste due grandissime figure che si uniscono simbolicamente rendendo estremamente attuale il tema della pace. Francesco è il promotore della pace in assoluto, attraversa il mare contro il volere del Papa e va a parlare con il sultano perché non riusciva ad accettare che due popoli pregassero lo stesso Dio, ma si facessero la guerra. Gioacchino da Fiore nasce 50 anni prima di Francesco D’Assisi. Per cui è stato un ispiratore».

Mario Pirovano

L’importanza di ridere

Dario Fo diceva: «La risata, il divertimento liberatorio sta proprio nello scoprire che il contrario sta in piedi meglio del luogo comune, anzi è più vero o, almeno, più credibile». «Francesco esortava i suoi frati continuamente ad essere umili e ridenti, non affrontava mai questi temi in un modo solo serioso, preoccupante o tragico. Aveva capito che questi messaggi andavano riversati sulla popolazione con un tono ridente, comico, divertito, ironico, satirico. Usava le metafore come i giullari del medioevo, cosa ormai quasi caduta in disuso». La comicità, oggi, non riesce a essere veramente libera».

Il teatro secondo Pirovano

Quando chiediamo al maestro una riflessione sul teatro, Pirovano riavvolge il nastro dei ricordi. «Dario Fo diceva “quando sono entrato in teatro era già in crisi”». E io cosa devo dire? Oggi la comicità si risolve nell’intrattenimento. Quello che nella lingua anglosassone è chiamato entertainment. Non importa cosa si dice, cosa si fa, ma l’importante è far ridere. L’importante è essere spiritosi e divertenti. Ci sono festival musicali dove si bada alle luci, alle coreografie, alle scenografie e agli effetti lasciando alla canzone, al testo, al canto un ruolo del tutto marginale. Ecco perché Dario Fo dà una lezione sotto questo aspetto, il suo teatro era divisivo oggi si ha una certa paura nell’esserlo. Il teatro deve essere provocazione, se vuole toccare le corde che attraversano la mente dell’umanità. Non può lasciare lo spettatore nella sua beota tranquillità quotidiana, nella conferma della sua quotidianità, del suo conformismo. No, il teatro deve porre domande», aggiunge Pirovano. «Fo diceva sempre “per far ridere bisogna essere seri”. Non si può fare i pagliacci e basta. Bisogna essere seri per sollecitare una vera risata». (f.benincasa@corrierecal.it)

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