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inchiesta “millennium”

La politica e le indagini sui voti di scambio: Tripodi, Romeo e Nicolò nell’orbita del “gruppo Giglio”

Sotto la lente della Dda di Reggio Calabria le elezioni del 2014 e del 2020. Dal gruppo messo in piedi «un sistema di procacciamento di voti»

Pubblicato il: 23/05/2025 – 9:53
di Mariateresa Ripolo
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La politica e le indagini sui voti di scambio: Tripodi, Romeo e Nicolò nell’orbita del “gruppo Giglio”

REGGIO CALABRIA Nomi di politici che spuntano come indagati nell’inchiesta “Millennium” che vede coinvolti diversi esponenti dei clan di ‘ndrangheta più potenti della provincia reggina. Nell’operazione coordinata dalla Dda guidata dal procuratore Giuseppe Lombardo ci sono quelli di Pasquale Tripodi, ex assessore regionale, per il quale è stata esclusa l’aggravante mafiosa, e finito agli arresti domiciliari. Mentre risultano indagati in stato di libertà due ex consiglieri regionali: Alessandro Nicolò, ex Fratelli d’Italia, già coinvolto nell’inchiesta “Libro Nero” e oggi ancora sotto processo, e Sebastiano Romeo, ex esponente del Partito Democratico.

I contatti con il gruppo “Giglio” e il «sistema di procacciamento di voti»

Tutti attualmente fuori dalle competizioni elettorali, ma che in passato hanno ricoperto ruoli prestigiosi. Le vicende che li vedono coinvolti e che emergono dalle carte dell’inchiesta hanno a che fare in larga parte con il cosiddetto “gruppo Giglio”, guidato da Vincenzo Giglio, già condannato in via definitiva e finito agli arresti domiciliari. L’uomo – secondo quanto emerso dalle indagini – avrebbe messo in piedi un sistema di procacciamento di voti «fondato sulle cointeressenze maturate, nel corso degli anni, nel sottobosco della criminalità organizzata e dagli altri esponenti del loro entourage» con l’obiettivo di ottenere vantaggi personali.
Secondo l’accusa, Giglio e altri indagati si sarebbero mossi con la «promessa di procurare voti ad un candidato alle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria del gennaio 2020» – individuato dapprima in Alessandro Nicolò e successivamente in Lucia Caccamo, moglie di Pasquale Tripodi (non indagata) – da parte di soggetti appartenenti alla ‘ndrangheta. 
Nella parte che coinvolge Sebastiano, “Sebi”, Romeo si fa riferimento alla candidatura alle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria del 2014, per la quale – secondo l’accusa – avrebbe accettato «la promessa, fatta da Trapani Giuseppe (esponente della ‘ndrangheta reggina, già condannato)» in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità, tra cui, incarichi e assunzioni.
E poi, «in previsione della propria candidatura, poi non concretizzatasi, alle elezioni per il rinnovo del consiglio regionale della Calabria del gennaio 2020» ci sarebbe stati contatti – emersi tramite le intercettazioni – con Vincenzo e Mario Giglio, in «costante sinergia operativa e di scambio elettorale politico mafioso con i rappresentanti delle famiglie di ‘ndrangheta della provincia di Reggio Calabria) di procurare voti» «in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altre utilità per sé e per altri soggetti (agevolazioni, finanziamenti, assunzioni di personale, aggiudicazione di appalti, conferimento di incarichi professionali e di collaborazione, circuiti preferenziali di vario tipo presso enti privati e pubblici». 

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