Ponte sullo Stretto e controlli antimafia, il Mit studia il modello calabrese
Il Ministero delle Infrastrutture cita la ricostruzione di quattro ospedali in Calabria come esempio per la vigilanza sull’opera infrastrutturale

COSENZA Il sistema di controlli straordinari antimafia attualmente attivo in Calabria, dove è in corso la ricostruzione di quattro ospedali per un valore complessivo di 1,7 miliardi di euro, viene indicato dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (Mit) come modello da adottare anche per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina.
«Modelli simili sono attivi proprio in Calabria per la ricostruzione di quattro ospedali per un valore complessivo di 1,7 miliardi di euro», si legge nella nota diffusa dal Ministero, che sottolinea come tali strumenti di controllo derivino dall’esperienza di precedenti interventi, tra cui Expo Milano, le Olimpiadi Milano-Cortina e la ricostruzione post-sisma.
Un approccio integrato per rafforzare i controlli
Secondo il Mit, «l’esperienza dei controlli straordinari antimafia efficacemente sperimentati per Expo Milano e poi messi in campo per eventi quali le Olimpiadi Milano-Cortina o la ricostruzione del sisma si conferma assolutamente positiva». Tali controlli, spiega il Ministero, si basano su un rafforzamento del monitoraggio locale, integrato con «professionalità altamente specializzate», con l’obiettivo di potenziarne l’efficienza anche dal punto di vista dei tempi. Questa impostazione, già in uso in Calabria, è destinata a diventare il punto di riferimento per la vigilanza su opere di maggiore complessità.
Applicazione al Ponte sullo Stretto
Il Mit specifica che farà «tesoro» di queste esperienze «in vista dei lavori dell’opera più rilevante d’Europa come il Ponte sullo Stretto, che coinvolgerà migliaia di imprese in tutta Italia e più di 100.000 unità lavorative».
Tra le misure previste, viene ribadita l’iscrizione obbligatoria all’anagrafe antimafia per tutti gli operatori economici, condizione senza la quale «nessun contratto può essere sottoscritto». Inoltre, «non è ammessa nemmeno la sottoscrizione dei contratti per somma urgenza che invece il codice antimafia consente».
Pur riconoscendo che «il Ponte sullo Stretto è un’opera con tempi di realizzazione diversi da quelli sopra citati», il Mit evidenzia che «la complessità dell’opera rende necessario un monitoraggio continuo e dedicato, che solo una struttura già operativa con alte professionalità antimafia può offrire».
La Calabria come ambito operativo già attivo
L’esperienza calabrese, dove il modello è già applicato per la ricostruzione ospedaliera, viene così proposta come riferimento operativo concreto per la gestione di cantieri complessi e potenzialmente esposti a tentativi di infiltrazione. Il sistema appare strutturato, con strumenti già testati in contesti diversi. Tuttavia, con l’eventuale apertura dei cantieri e l’aumento delle attività economiche connesse al Ponte, la tenuta di questi meccanismi sarà messa alla prova su scala più ampia.
Nel caso in cui i lavori dovessero realmente partire, basterà tutto questo per evitare infiltrazioni? La risposta, probabilmente, dipenderà anche dalla continuità e dall’efficacia del monitoraggio nel tempo.
Oggi, intanto, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, in un post social ha affermato che per l’opera «saranno coinvolti oltre 100 mila operai e migliaia di imprese da tutta Italia, dalla Lombardia alla Sicilia, dal Piemonte alla Calabria, quindi faremo di tutto perché i malintenzionati e gli affaristi restino lontani da quella che è la più grande infrastruttura pubblica in progettazione e, a breve, in costruzione in Italia e in Europa». (f.v.)
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