LAMEZIA TERME Mettendola in modo molto sintetico e semplicistico, non c’è un vincitore o comunque non c’è un vincitore assoluto in questa tornata delle Amministrative in Calabria. Più dolori che gioie, in verità, per le coalizioni di centrodestra e di centrosinistra da un voto che non può essere considerato come un test probante al massimo ma che qualche indicazione anche in chiave futura con vista Regionali però la poteva dare e l’ha data, almeno per quanto riguarda gli schieramenti principali nelle loro configurazioni classiche e nei due Comuni più grandi nei quali si è votato, Lamezia e Rende. Un primo dato che balza agli occhi è che il civismo comunque alimentato dalla politica – per intenderci, quello impersonato da Sandro Principe, leone socialista trionfatore a furor di popolo a Rende, ma anche quello impersonato da Gianpaolo Bevilacqua, indipendente ma dalla robusta storia di centrodestra rivelatosi la “sorpresa” a Lamezia Terme e possibile ago della bilancia al ballottaggio che ha fortemente contribuito a determinare – dimostra la difficoltà sia del centrodestra sia del centrosinistra di intercettare il “sentiment” dei territori e di puntare sui giusti candidati sindaco.
Dinamica questa evidente soprattutto per quanto riguarda il centrodestra, che può esultare per il risultato delle liste di Lamezia Terme (oltre il 50%) ma vede il suo candidato sindaco Mario Murone – per lui quasi 2.500 voti in meno delle sue liste, quando ancora mancano tre sezioni allo scrutinio – subire un disgiunto massiccio (a vantaggio dello stesso Bevilacqua, che – ribadiamolo – proviene dal centrodestra) che lo costringe a un ballottaggio che è un’incognita e a Rende non raggiunge neanche il 20% con il candidato sindaco Marco Ghionna, anche lui sotto le liste che lo sostenevano sia pure di poco. Quanto ai partiti, a Lamezia Terme Fratelli d’Italia, probabilmente sfruttando ancora il brand Giorgia Meloni, è il primo partito del centrodestra davanti a Noi Moderati (dato da rimarcare), anche se la Lega – sommando la lista ufficiale e quella di servizio – arriverebbe al 16%, mentre Forza Italia arranca abbastanza vistosamente. Gli azzurri si possono consolare con l’exploit di Gianpaolo Iacobini, vicinissimo all’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo, che ha conquistato Cassano abbastanza nettamente e sorprendentemente ma in generale non possono sicuramente festeggiare come altre volte in Calabria.
Quanto al centrosinistra, a Lamezia Terme lo schieramento che ha sostenuto la candidata sindaco Doris Lo Moro ha tenuto sostanzialmente ma non ha volato come forse qualcuno si poteva attendere visto che in lizza c’era il campo più che largo (anche Azione nella coalizione) ma a Rende è stato disastroso, dividendosi in tre tronconi: di questi, solo il plebiscitario Principe sorride, giustamente, con quel risultato a valanga che in realtà aveva i suoi prodromi al referendum sulla città unica stravinta dal no di cui Principe è stato alfiere orgoglioso e irriducibile. Capitolo a parte merita il Pd. A Lamezia Terme la lista dei dem è la più votata ma resta la sensazione di non aver agevolato la corsa della Lo Moro con i suoi tentennamenti iniziali. A Rende, in nome di una rincorsa al rinnovamento che non significa nulla in realtà, il Pd – sia pure quasi di nascosto e forse persino vergognandosene un po’ alla fine – ha preferito puntare su giovane candidato sindaco Giovanni Bilotti sostenuto anche da aree certo non di centrosinistra come quella dell’ex sindaco Marcello Manna e altri pezzi di centrodestra, tutti travolti da Principe. Forse avrebbe avuto un senso politico più compiuto (e coerente) per il Pd agganciarsi alla coalizione M5S-Rifondazione comunista (con appoggio esterno di Si) con la candidata sindaca M5S Rossella Gallo, ma le dinamiche dei dem cosentini sono storicamente molto “dopate”. Per il Pd e in generale per il centrosinistra comunque ci sarà da riflettere anche su un altro dato abbastanza significativo e abbastanza dirompente, per come già segnalato dal Corriere della Calabria: il ritorno dei socialisti, che in autonomia hanno riconquistato centri importantissimi come Rende e Cetraro, con due sindaci, rispettivamente Principe e Pino Aieta, che una volta erano portabandiera del Pd. Una volta… (a. cantisani@corrierecal.it)
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