Dalla Calabria a Milano: l’assalto della ‘ndrangheta al cuore produttivo d’Italia
Le famiglie “storiche” radicate in Lombardia, le 50 interdittive in un anno. E poi l’omicidio Bellocco e il tifo organizzato di Inter e Milan

MILANO Oltre dieci milioni di abitanti, una posizione geografica strategica nonché il principale snodo finanziario del Paese, grazie a un tessuto produttivo florido e diversificato, caratterizzato dalla presenza di grandi conglomerati industriali, imprese di medie dimensioni e una fitta rete di attività minori. È la Lombardia che, anche stavolta, nell’ultima relazione semestrale della Dia (Direzione investigativa antimafia) è considerata, ancora, una regione in grado di attrarre le organizzazioni criminali, sia autoctone sia allogene perché proprio qui trovano terreno fertile per consolidare e ampliare i propri affari illeciti, spesso operando in sinergia per il perseguimento di obiettivi comuni.

A cristallizzare lo scenario criminale sono state le più rilevanti inchieste giudiziarie che, proprio nel 2024, hanno confermato il predominio della ‘ndrangheta nel panorama criminale lombardo. La consorteria calabrese, secondo la Dia, «ha consolidato negli anni una strategia di infiltrazione silente, radicandosi nel tessuto economico-finanziario e dimostrando un’elevata capacità di rigenerazione strutturale, grazie all’inserimento di nuovi affiliati e all’intensificazione delle relazioni con altre realtà criminali». In particolare, la ‘ndrangheta ha sviluppato una spiccata vocazione imprenditoriale, spesso in simbiosi con operatori economici «già predisposti alla violazione, spesso a causa della mancata percezione del disvalore etico, delle regole tributarie e della concorrenza leale», osserva la Dia. In molti casi, le imprese mafiose operano come vere e proprie società di servizi, offrendo beni a costi irrisori grazie all’evasione fiscale e al mancato versamento di contributi previdenziali, attirando così imprenditori che, da vittime, finiscono per diventare corresponsabili del sistema mafioso.

L’organizzazione della ‘ndrangheta in Lombardia si articolerebbe attraverso una struttura sovraordinata, la camera di controllo denominata “la Lombardia” e 24 locali presenti nelle province di Milano (locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico e Buccinasco, Pioltello, Rho, Solaro, Legnano-Lonate Pozzolo-VA), Como (locali di Erba, Canzo e Asso, Mariano Comense, Appiano Gentile, Senna Comasco, Fino Mornasco e Cermenate), Monza-Brianza (locali di Monza, Desio, Seregno e Giussano, Lentate sul Seveso, Limbiate), Lecco (locali di Lecco e Calolziocorte), Pavia (locali di Pavia e Voghera) e Varese (Legnano-MI, Lonate Pozzolo).

L’omicidio Bellocco e il tifo organizzato
Nella relazione del 2024, inoltre, la Dia punta i riflettori sull’omicidio di Totò Bellocco avvenuto il 4 settembre e che, di fatto, ha segnato un punto di svolta nella cronaca milanese e lombarda. L’assassinio del giovane classe ’88, considerato esponente dell’omonimo clan di ‘ndrangheta di Rosarno ha rappresentato un grave fatto di sangue i cui sviluppi investigativi – osserva la Dia – hanno rivelato gli interessi delle consorterie ‘ndranghetiste nei circuiti del tifo organizzato. Questo contesto ha rappresentato un’opportunità per ampliare la base di proselitismo e occultare attività criminali dietro il paravento delle aggregazioni sportive.
Clan catanzaresi e reggini
Inoltre, l’azione preventiva e giudiziaria svolta dalla DIA e dalle altre forze di Polizia nel periodo di riferimento ha consentito di riscontrare numerosi tentativi di infiltrazione nei settori agricolo, ippico, estrattivo, turistico, dell’imprenditoria edile, degli autotrasporti locali e della ristorazione da parte di soggetti riconducibili alle cosche di ‘ndrangheta catanzaresi e crotonesi, ed in quello della distribuzione di carburante, del movimento terra, della gestione della filiera dei rifiuti e nella somministrazione di alimenti e bevande da parte di esponenti di sodalizi riconducibili a cosche ‘ndranghetiste reggine. Nel periodo di riferimento, inoltre, sono emersi anche significativi tentativi di infiltrazione da parte di soggetti ritenuti vicini a consorterie mafiose siciliane nel settore edile e della somministrazione di alimenti e bevande.
Le interdizioni
Nel 2024, il monitoraggio delle attività imprenditoriali operato dai Gruppi interforze istituiti presso tutte le Prefetture lombarde ai fini dell’emissione di provvedimenti interdittivi antimafia o dell’iscrizione nelle white list, restituisce un quadro di analisi che evidenzia come l’infiltrazione mafiosa del tessuto imprenditoriale nel settore degli appalti pubblici e nel rilascio delle autorizzazioni, licenze e concessioni pubbliche sia sempre più concreta e articolata. Nell’intero 2024, ad esempio, sono stati adottati 50 provvedimenti interdittivi antimafia da parte delle Prefetture lombarde che hanno dato testimonianza circa il pericolo di infiltrazione e di condizionamento da parte della ‘ndrangheta per lo più nei settori dei trasporti, delle costruzioni edili e di installazione di impianti energetici. Ma anche della farmaceutica, panificazione, servizi logistici relativi alla distribuzione delle merci, accertamento e riscossione tributi e altri servizi di supporto alle imprese. E poi, immancabili, il settore della ristorazione e somministrazione di alimenti e bevande, del commercio di abbigliamento, degli autotrasporti, della demolizione, scavi e movimento terra, dei servizi di pompe funebri e attività connesse, dei lavori di metalmeccanica, del commercio e noleggio di autovetture, della commercializzazione di prodotti petroliferi, della raccolta dei rifiuti ferrosi e della riparazione di pneumatici ad opera di sodalizi criminali riconducibili alla ‘ndrangheta.
I clan alla conquista di Milano
Con una ideale lente di ingrandimento, osservando Milano e tutto il suo hinterland, secondo la Dia la criminalità organizzata calabrese è quella che più delle altre ha rinsaldato, nel tempo, il suo radicamento nel territorio. Una presenza che si basa sulla stretta connessione tra i locali presenti e la “casa madre” del Crimine reggino, attraverso l’organo di coordinamento delle relazioni e delle attività illecite, giudiziariamente conosciuto come “la Lombardia”. Nella provincia si è registrata, nel corso degli anni, l’operatività dei locali di Milano, Bollate, Bresso, Cormano, Corsico e Buccinasco, Pioltello, Rho, Solaro e Legnano-Lonate Pozzolo (VA). Le attività di indagine concluse nel 2024 – secondo la DIA – confermerebbero il rafforzamento della leadership delle organizzazioni criminali calabresi nei tradizionali settori illeciti infiltrando in particolare il tessuto imprenditoriale in cui riciclare e reinvestire capitali. Naturalmente, il narcotraffico internazionale rimane un settore di interesse primario della ‘ndrangheta grazie al quale riesce ad accumula re ingenti patrimoni da ripulire nei mercati leciti. (g.curcio@corrierecal.it)
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