Referendum, Meloni: «Vado e non ritiro le schede». È polemica
L’annuncio della premier scatena le opposizioni: «Inganno»

ROMA Andrà ai seggi ma non ritirerà le cinque schede elettorali. A una settimana dal voto, Giorgia Meloni scioglie la riserva e fa sapere che non diserterà le urne l’8 e il 9 giugno. La sua scelta sarà quella di esprimersi attraverso il gesto di non ritirare le schede con i quesiti referendari, sul lavoro e sulla cittadinanza, promossi dalla Cgil. «Vado a votare, non ritiro la scheda: è una delle opzioni», risponde la presidente del Consiglio ai cronisti che la intercettano tra l’Altare della patria e via dei Fori imperiali, a margine delle celebrazioni per la Festa della Repubblica. Ma, manuale di istruzioni per il voto alla mano, la modalità annunciata da Meloni equivale de facto all’astensione, fanno subito notare i partiti di opposizione che sostengono il referendum. «L’elettore può astenersi dalla partecipazione al voto per uno o più di essi e quindi può legittimamente ritirare la scheda per alcuni referendum e rifiutarla per altri – recita il vademecum del Viminale -. Gli scrutatori prendono nota, sia nei riquadri stampati nel retro della pagina di copertina del registro, sia nella lista sezionale a fianco del nome dell’elettore, dei referendum cui il predetto non partecipa e per i quali non può quindi essere considerato come votante». In altre parole: la scelta di Meloni è di recarsi alle urne ma non partecipare al raggiungimento del quorum del 50% più uno, necessario per validare il referendum.
La reazione delle opposizioni
«Oggi la presidente del Consiglio invita di fatto, in maniera irrispettosa e inaccettabile, a non andare a votare», protesta il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia. «Al di là della formula usata, veramente ambigua, con l’artificio dell’andare al seggio e non ritirare la scheda (perché?), siamo di fronte a una premier che prende in giro gli italiani e non dice ai cittadini e agli elettori quale è la sua scelta di merito sui quesiti referendari. E tutto questo avviene oggi, nel giorno della Festa della Repubblica, sancita e proclamata proprio dopo un Referendum». «Indigna ma non stupisce che Meloni non ritirerà la scheda e quindi non voterà al referendum dell’8 e 9 giugno in cui si sceglie se aumentare i diritti e le tutele dei lavoratori contro precarietà, incidenti sul lavoro, licenziamenti – afferma il presidente del M5s Giuseppe Conte -. In fondo, in quasi 30 anni di politica, non ha fatto nulla per tutelare chi lavora e si spacca la schiena ogni giorno, i ragazzi precari che non hanno la fortuna di aver fatto carriera in politica. E’ vergognoso che questo messaggio di astensione rispetto a una scelta importante arrivi da un presidente del Consiglio il 2 giugno, giorno simbolo di un Paese che sceglie la Repubblica, della prima volta per le donne ammesse a un voto nazionale». «Giorgia Meloni dice che andrà a votare ma non ritirerà le schede: una dichiarazione furba ma falsa – sostiene il segretario di Piu’ Europa Riccardo Magi, presidente del comitato promotore del Referendum sulla cittadinanza -, perché non si può andare a votare non ritirando le schede di alcun referendum. Un invito di fatto all’astensione quindi, che fa impallidire soprattutto perché fatto durante la cerimonia del 2 giugno, quando gli italiani con un referendum scelsero la Repubblica». «Evidentemente Meloni ha tempo da perdere per prendere in giro gli italiani. Ma le persone comuni invece non hanno né tempo né occasioni né diritti da buttare – afferma, dal canto suo, Nicola Fratoianni di Avs -. L’8 e il 9 giugno andranno al seggio e non faranno la pantomima vergognosa di non ritirare la scheda». «Mancava solo la presidente del Consiglio, e la lista dei sabotatori del referendum è completa – aggiunge Angelo Bonelli, sempre di Avs -: prima il presidente del Senato, poi i ministri, ora anche la premier. Non votano perché sanno di essere minoranza nel Paese, e usano l’astensionismo che a parole dicono di voler combattere a ogni elezione». «Meloni prende in giro gli italiani dicendo “vado a votare ma non voto”. Anziché dire se è favorevole o contraria ai 5 quesiti su lavoro e cittadinanza, conferma che vuole affossare i referendum e che teme il raggiungimento del quorum perché non ritirare le schede equivale a non votare». Così la segretaria del Pd Elly Schlein. «Meloni – aggiunge – ha paura della partecipazione e di dire la verità che è sotto gli occhi di tutti: è contraria a contrastare la precarietà e migliorare la legge sulla cittadinanza. Invece di invitare all’astensione, e di farlo nel giorno della festa della Repubblica, avesse almeno il coraggio di andare a votare no. Noi invece voteremo convintamente 5 sì, e saremo tanti!».
Difende la premier il vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi. «Giorgia Meloni ha espresso una posizione del tutto legittima sul referendum», afferma. «Anche noi andremo a votare senza ritirare la scheda. Tre anni fa il centrosinistra boicottò il Referendum sulla giustizia non andando a votare ma nessuno disse niente. Il dato incredibile è che il Pd vuole cancellare se stesso perché quelle leggi furono votate da loro durante il governo Renzi e oggi se ne pentono».
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