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umanizzazione delle cure

Dalla Capitale a Catanzaro per la broncoscopia. «Mi auguro si cominci a raccontare anche questo Sud che funziona, innova e cura» – VIDEO

Parole, gesti e disponibilità capaci di consolidare quella fiducia che in un percorso terapeutico, difficile e complesso, è essenziale

Pubblicato il: 05/06/2025 – 7:02
di Danilo Monteleone
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Dalla Capitale a Catanzaro per la broncoscopia. «Mi auguro si cominci a raccontare anche questo Sud che funziona, innova e cura» – VIDEO

CATANZARO Lunità operativa complessa di Pneumologia dell’Azienda ospedaliera Renato Dulbecco a Catanzaro è una struttura che ha come focus l’apparato respiratorio e si occupa di patologie che, ad oggi, rappresentano l’80% delle urgenze che arrivano in pronto soccorso. Malattie che, per dirla in parole semplici, colpiscono quel fiato da sempre sinonimo di vita e che fino a prima del Covid erano, purtroppo, sottostimate. Oggi queste patologie contano su una aumentata consapevolezza e sulla possibilità di metodiche interventistiche nuove.  
Nell’Uoc di Pneumologia della Dulbecco di Catanzaro l’ultima innovazione a livello regionale, ad esempio, è quella che riguarda l’enfisema polmonare bolloso con la possibilità di posizionare – per via endoscopica – valvole endobronchiali che agiscono sul lobo polmonare più intaccato dall’enfisema (ve ne abbiamo parlato qui).
E se è vero che nella cura di patologie complesse l’aspetto che più emerge, naturalmente, è quello della competenza medica e clinica, ascoltando la voce dei pazienti ci si rende conto di  quanto decisivo sia anche il rapporto umano con medici ed operatori sanitari. Parole, gesti e disponibilità capaci di suscitare e consolidare quella fiducia che in un percorso terapeutico, per quanto difficile e complesso, è essenziale, a volte decisiva. 

Un caso emblematico di “migrazione sanitaria al contrario”

«A Roma mi avevano prospettato la rimozione parziale di un polmone per prelevare un nodulo ed effettuare una biopsia. Solo il Policlinico Gemelli avrebbe potuto offrirmi forse un’altra via, ma era inaccessibile». Inizia così il racconto di Rita Puglisi (nella foto in copertina) che, nel pieno di un percorso diagnostico delicato, non approva l’ipotesi prospettata a Roma. E la sua esperienza si trasforma in un caso emblematico di “migrazione sanitaria al contrario”, dalla Capitale in Calabria, a Catanzaro. All’Unità Operativa di Pneumologia Dulbecco dove lavora la dottoressa Giusy Marrazzo che in una video chiamata «ascolta il mio racconto e mi rassicura sulla possibilità di poter eseguire la biopsia mediante una broncoscopia con guida floroscopica (il broncoscopio, strumento endoscopico, attraversa le vie respiratorie al fine di esaminare le strutture polmonari. La tecnica è utile per eseguire biopsie di noduli polmonari, ndr). A Roma, ribadisco ancora una volta, nessuno aveva mai ipotizzato o suggerito un simile approccio. È stata una piacevole ed inaspettata scoperta». Rita Puglisi ha effettuato la broncoscopia con successo e attende l’esito della biopsia: «Questa non è solo una storia di sanità, è una storia di umanità. In Calabria ho trovato un’equipe medica che ascolta, accoglie e dimostra un livello di preparazione altissimo. Mi auguro che si cominci a raccontare anche questo Sud che funziona, innova e cura».

«Oggi provo solo gratitudine per come sono stata accolta e seguita»

A dirlo è Maria Teresa Matacera che incontriamo nell’Unità operativa complessa Pneumologia dell’Azienda ospedaliera Renato Dulbecco a Catanzaro. «Quando sono arrivata la dottoressa che mi ha preso in carico ha seguito ogni fase con grande attenzione. Mi ha contattata per effettuare esami di approfondimento e poi guidata passo dopo passo fino ad arrivare a una diagnosi precisa.  Da lì è iniziato il percorso terapeutico». Per Maria Teresa, con un intervento riuscito e cure ancora in corso, le informazioni ricevute con il giusto approccio hanno fatto la differenza rispetto alla malattia. «Mi è stato spiegato tutto con grande chiarezza, gentilezza e attenzione ai dettagli. È giusto ascoltare più pareri ma poi bisogna avere il coraggio di affidarsi. Oggi provo solo gratitudine per come sono stata accolta e seguita».

Marcello Vergata

«Sono stati sorprendentemente rapidi, tenendo conto del contesto e del periodo»

È agosto inoltrato, invece, quando Marcello Vergata accompagna il fratello, gravemente disabile, per una Tac di controllo. «Dovevamo monitorare una condizione preesistente ed invece la Tac ha fatto emergere una sospetta neoplasia polmonare, una diagnosi purtroppo confermata nei giorni successivi». Un’urgenza, sottolinea Marcello, che si palesa in un periodo spesso critico per le strutture sanitarie e invece «nonostante il periodo estivo, siamo riusciti ad eseguire una broncoscopia nei primissimi giorni di settembre. Hanno avviato velocemente l’intero iter diagnostico e di day hospital». Anche in questo caso il concetto che viene messo in evidenza è quello di “presa in carico”, cruciale in ambito sanitario. Con in più la continuità e la qualità della relazione medico-paziente-familiare. «Sono stati sorprendentemente rapidi, tenendo conto del contesto e del periodo. L’accoglienza e la capacità del personale di relazionarsi con me e soprattutto con mio fratello – un paziente complesso, con una disabilità che non gli consente autonomia – sono stati elementi determinanti».

Luigi Paonessa

«All’inizio ero un po’ scettico e preoccupato»

La madre di Luigi Paonessa arriva prima in pronto soccorso a Crotone e poi in codice rosso a Germaneto. «Si trattava di un infarto – ci spiega Luigi – e visto che la situazione non migliorava è stata chiesta una consulenza multidisciplinare, l’equipe ha individuato il problema, la trachea di mia mamma, oltre ad essere molto ristretta – appena 3 millimetri – era anche ricurva e rigirata». Al disorientamento fa da contraltare un’informazione completa sulle metodiche di intervento «ho detto alla dottoressa Marrazzo che mia madre non voleva essere intubata. Mi ha illustrato tutto l’intervento assicurandomi che il posizionamento di uno stent endotracheale avrebbe consentito a mia madre di rimanere vigile per tutto il percorso della terapia. All’inizio ero un po’ scettico e preoccupato, ma alla fine il grande aiuto a livello psicologico ed il successo medico sono stati un esempio di competenza e professionalità».

Claudio Maiolo

«Ho avuto qualche dubbio ma sono stati tutti disponibili e accoglienti»

Dubbi che hanno caratterizzato anche l’esperienza di Claudio Maiolo. «La mia Tac evidenziava un’ostruzione bronchiale, dopo la broncoscopia la dottoressa Marrazzo ha deciso di proseguire il mio iter chirurgicamente. Sono stati veloci, l’esame è stato effettuato martedì, il lunedì successivo ero già operato. Ho avuto qualche dubbio ma sono stati tutti disponibili e accoglienti».

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