Pd Cosenza, ci risiamo: la guerra tra bande e l’ombra commissariamento
In queste ore una riunione da remoto tra vertici nazionali e locali del partito cerca di sbrogliare la matassa del candidato alla segreteria provinciale

COSENZA È durato di meno il Conclave. La partita per il nuovo segretario provinciale del Pd si complica e nessuna ipotesi è esclusa. È in corso in queste ore una riunione da remoto con i maggiori referenti nazionali e alcuni dirigenti locali del partito per analizzare il contesto e proporre qualche via d’uscita.
Il paventato commissariamento però, almeno per ora, non pare possa prendere corpo perché sarebbe difficile giustificare un commissariamento nazionale con un regionale appena rinnovato e in carica.
Si cerca disperatamente una quadra unitaria. Il messaggio nazionale sarebbe quello di provare a proporre figure che hanno sostenuto Schlein al congresso: in questo campo, sarebbe favorito il nome del papabile candidato di Adamo e Capalbo, cioè Pino Le Fosse, che ha sostenuto Schlein. Il profilo però risulta divisivo, e dunque difficilmente adatto a una quadra unitaria: fonti interne al partito segnalano insistentemente un grande interessamento diretto del deputato Nico Stumpo che potrebbe tornare sul nome di Luigi Guglielmelli, sostenitore di Schlein; un nome – quello del già segretario provinciale dem dieci anni fa – che potrebbe essere molto gradito a Nicola Adamo per la storia comune.
Un rinvio a settimana
Per la seconda volta in due settimane, intanto, i congressi provinciali del Partito democratico calabrese sono stati rinviati. La motivazione ufficiale parla di migliore organizzazione, ma la realtà è evidente: le situazioni di Cosenza e Reggio Calabria sono ingestibili. E mentre a livello nazionale cresce l’irritazione per l’ennesima guerra tra bande locali, il commissariamento resta un’ipotesi concreta, non più evocata come minaccia ma discussa apertamente – almeno fino al vertice di queste ore. In questo weekend si terranno a Roma riunioni riservate: se non si trova una via d’uscita, la gestione straordinaria sarà inevitabile.
Un clima surreale e autoreferenziale
A preoccupare in modo particolare è Cosenza, la federazione più grande della regione, baricentro storico e politico del partito calabrese. Si susseguono da giorni incontri, cene, riunioni tra le stesse persone, con gli stessi tavoli e le stesse proposte, smentite però puntualmente il minuto dopo. Un clima surreale e autoreferenziale, dove ogni trattativa ha il sapore di un gioco per bloccare l’altra parte più che per costruire un progetto. Nessuno riesce a imporsi, nessuno ha la forza o la legittimità per sbloccare il quadro.
Nemmeno la commissione congressuale provinciale è riuscita a fare il proprio lavoro. La decisione sulla formula da adottare per il voto – collegio unico provinciale oppure collegi sub-provinciali, come avvenuto nel congresso del 2022 – è stata rinviata al partito regionale, segno ulteriore di un’incapacità di decidere anche sulle regole di base.
Il nodo collegi
Si tratta di un nodo tutt’altro che secondario, perché tocca direttamente gli equilibri interni: il collegio unico avvantaggerebbe l’area Adamo–Capalbo, forte nei grandi centri e in grado di ottenere più voti assoluti; la suddivisione in collegi locali, invece, premierebbe l’area Bevacqua, meglio radicata nei piccoli comuni. Anche su questo punto, nessuna intesa è stata trovata e nessuno si è assunto la responsabilità di una scelta: la commissione provinciale ha rinviato al regionale.
E i nodi organizzativi
In poco più di dieci giorni si dovrebbe allestire un intero apparato organizzativo con oltre 60 seggi da coprire, individuando altrettanti garanti, la cui reperibilità non è affatto scontata. A ciò si aggiunge l’altissimo rischio di una pioggia di ricorsi, contestazioni e veleni, con l’apertura formale di una fase di caos incontrollato.
Sul piano organizzativo, poi, non è nemmeno stata definita la composizione numerica dell’Assemblea provinciale, che dovrebbe oscillare tra i 60 e gli 80 componenti. Un numero che, tradotto nella pratica, richiede la costruzione di liste complesse, con un elevato numero di candidati da coinvolgere. Qualcuno, con tono provocatorio ma non del tutto infondato, sussurra che “forse non ci sono nemmeno 60 dirigenti veri in tutta la provincia di Cosenza” disposti a mettersi in gioco.
Il rischio concreto, dunque, è che un congresso gestito in questo modo non produca rinnovamento né legittimazione, ma solo recriminazioni e una paralisi dannosa per l’intero partito: un congresso provinciale a scontro, privo di una regia politica condivisa, rischia di trasformarsi in un evento devastante.
La mente alle Regionali
Il quadro già così frammentato si è complicato ulteriormente nelle ultime ore con l’avviso di garanzia al presidente Occhiuto, che ha fatto esplodere anticipatamente il dibattito sulle regionali del 2026. Sono già considerati potenziali candidati al Consiglio regionale: Pino Capalbo, sindaco di Acri, riferimento dell’area Adamo; Graziano Di Natale, ex consigliere regionale; Paolo Pappaterra, giovane sindaco di Mormanno, oggi leader del gruppo dei giovani amministratori; Giuseppe Mazzuca, presidente del Consiglio comunale di Cosenza. Su figure più consolidate come Bevacqua e Iacucci – consiglieri regionali uscenti – pesano le loro personali riserve su una eventuale ricandidatura. Il risultato è che ogni movimento nel congresso viene letto come un posizionamento per le regionali, e questo blocca ulteriormente ogni tentativo di accordo vero.
Il toto-candidati
Restano in campo due blocchi speculari, entrambi vicini nei numeri, che fanno Capo ad Adamo e Bevacqua. Nel mezzo, il gruppo dei giovani di 30-40 anni, che aveva promesso autonomia e discontinuità, si è frantumato in proposte diverse, con rose riservate. Paolo Pappaterra ha cercato una mediazione con Bevacqua sul nome di Matteo Lettieri, sindaco di Celico. Ma il circolo di Celico ha solo dieci tessere, ed è stato accorpato al congresso regionale a quello di Spezzano Sila che ne conta 170 ed è sotto influenza di altre aree. È poi emerso il nome di Renzo Russo, sindaco di Saracena, vicino all’area Schlein, ma anche qui lo scenario è peculiare: a Saracena esiste una sola tessera, la sua, e da anni non c’è un circolo attivo.
Infine, come detto, è tornata in campo l’ipotesi Guglielmelli, già segretario provinciale, oggi considerato vicino a Stumpo. Figura di peso, con buoni rapporti sia con Bevacqua che con Adamo, e non sgradito a livello regionale. Ma è percepito come troppo legato al partito regionale, in un momento in cui a Cosenza cresce la voglia di “riprendersi” una certa autonomia. Attorno a lui si muovono anche Michele Rizzuti (assessore a Casali del Manco) e Michele Valente (segretario Gd Calabria), entrambi cresciuti nella sinistra giovanile.
La neutralità di Irto
In questo proliferare di candidati, il segretario regionale Nicola Irto ha scelto una linea di apparente neutralità. A questo punto Roma proverà un ultimo tentativo di ricomposizione, o almeno di riduzione del danno. Se nei prossimi giorni non si raggiungerà una soluzione anche solo di equilibrio – un accordo tecnico, una gestione condivisa o una candidatura terza – il commissariamento non sarà solo probabile, sarà inevitabile. (e.furia@corrierecal.it)
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