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L’intervento dello Stato

I fari della Commissione per le periferie sulla Ciambra di Gioia Tauro

Il caso del quartiere degradato della “Città del Porto” diventa nazionale. Servono interventi urgenti e soluzioni a un contesto «impensabile»

Pubblicato il: 17/06/2025 – 11:37
di Antonino Casadonte
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I fari della Commissione per le periferie sulla Ciambra di Gioia Tauro

GIOIA TAURO Per la prima volta si accedono i riflettori nazionali sul quartiere Ciambra, a Gioia Tauro. Nella “Città del Porto” è arrivata questa mattina la Commissione parlamentare d’inchiesta per le periferie, presieduta da Alessandro Battilocchio. Un segno della presenza dello Stato anche nei quartieri più disagiati, come appunto la Ciambra, dove in passato vennero eretti alloggi di edilizia popolare, mai conclusi, oggi occupati da decine di famiglie di etnia Rom. Un luogo definito durante l’accoglienza alla Sala consiliare del Comune «un pezzo d’inferno»: da decenni ormai si trova infatti in preda al degrado e all’incuria ed è soggetto a frequenti episodi di criminalità. L’incontro, fortemente voluto da Francesco Cannizzaro, segretario generale di Forza Italia Calabria e Vice Capogruppo azzurro alla Camera dei Deputati, è stato un momento per riflettere sulla necessità di combattere le ingiustizie sociali che affliggono la Ciambra, come la dispersione scolastica, e per cercare di trovare soluzioni utili a risolvere una situazione che lo stesso onorevole ha definito «impensabile nel 2025».

Le parole del presidente Battilocchio e dell’onorevole Cannizzaro

Durante la visita nel quartiere Ciambra, il presidente della Commissione, Alessandro Battilocchio, ha chiarito i motivi della presenza dello Stato a Gioia Tauro: «Il nostro impegno è riportare l’attenzione su questa realtà, il quadro è molto critico ed è necessario un intervento urgente. La nostra presenza – sottolinea Battilocchio – va in questa direzione, accende un faro su una situazione non tollerabile nel 2025. Ben 170 bambini – evidenzia – vivono in questo pezzo d’inferno come è stato definito, dunque una volta terminato questo incontro sentiremo delle grosse responsabilità: dare voce alle persone che vivono in queste condizioni e portare in Parlamento il grido d’allarme che ci viene da questa terra». La tappa gioiese fa seguito alla visita della Commissione in un altro quartiere difficile, quello di Arghillà, periferia di Reggio Calabria. Una dimostrazione dell’attenzione rivolta dal governo nazionale al territorio reggino, come spiega l’onorevole Francesco Cannizzaro: «Abbiamo fortemente voluto che il caso Ciambra arrivasse a Roma attraverso questa Commissione, che nasce con l’intenzione di registrare le aree più disagiate del Paese e portarle all’attenzione nazionale. Oggi – afferma Cannizzaro – siamo qui per guardare con i nostri occhi e toccare con mano una situazione di degrado e di ingiustizia sociale, ma da domani porteremo il caso a Roma perché da sola l’amministrazione gioiese non può farcela, serve un intervento massivo dello Stato. È solo l’inizio di un percorso concreto – aggiunge – che mira a togliere famiglie e bambini da questo contesto disumano e a farli vivere dignitosamente, perché in Italia e in una Regione come la Calabria, che punta a svilupparsi nella sua interezza, è impensabile che esistano situazioni del genere».

«Un ghetto che va eliminato per il bene dei bambini»

Una situazione che purtroppo va avanti da troppo tempo, come dichiara il sindaco di Gioia Tauro, Simona Scarcella: «Oggi per la prima volta il governo nazionale tocca con mano quello che succede da anni qui, dentro una città sede del porto di transhipment più grande d’Europa. La Ciambra – sottolinea il primo cittadino – è degrado, focolaio di delinquenza e segno d’inciviltà e un paese che si definisce civile non può lasciare un quartiere con case che non sembrano case, senza servizi idrici e una rete fognaria adatta. Per questo – conclude – questo ghetto va eliminato, bisogna intervenire in maniera strutturale delocalizzando le famiglie affinché si integrino con il tessuto sociale e perché soprattutto i bambini che vivono qui, oltre un centinaio, non vadano perduti».

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