Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 7:24
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 7 minuti
Cambia colore:
 

sette giorni di calabresi pensieri

Parlare ai cittadini di giustizia in modo chiaro, anamnesi dell’inchiesta Occhiuto

La triste e amara vicenda della rimozione della statua di Giacomo Mancini. Il messaggio d’amore di Gattuso

Pubblicato il: 21/06/2025 – 6:55
di Paride Leporace
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Parlare ai cittadini di giustizia in modo chiaro, anamnesi dell’inchiesta Occhiuto

COSENZA «Veniamo da una terra incredibile, si parla spesso di cose negative, ma speriamo di far parlare della nostra regione per cose positive» ha detto il nuovo commissario tecnico della Nazionale, Rino Gattuso riferendosi alla Calabria.
La Calabria positiva di Ringhio, delle bandiere blu, dei successi di Brunori che riempie il Circo Massimo, dei turisti che diventano numeri significativi, del porto di Gioia Tauro ombelico della globalizzazione, dell’Unical che si afferma come ateneo italiano.
Ma la Calabria è anche terra sfortunata. Il presidente in carica della Regione, Roberto Occhiuto, pronto a giocarsi i suoi risultati alle prossime elezioni regionali per quel doppio mandato che nessun suo predecessore ha mai potuto esprimere per controverse vicende giudiziarie (la sfortunata Jole Santelli invece fu fermata nel percorso da ben altra luttuosa questione) ha trovato una pietra d’inciampo tutta da verificare e affrontare.
La prima volta di Occhiuto con la Giustizia ha creato confusione per una comunicazione precipitosa e altalenante, che non ha molto funzionato.
A far chiarezza ci ha pensato il procuratore della Repubblica di Catanzaro, Salvatore Curcio, che analizzando i contenuti del “comizio” del presidente da Porro a Rete 4 (non era meglio andare dalla Gruber?) e poi la conferenza stampa per i media calabresi ha ritenuto doveroso rompere il silenzio che aveva caratterizzato la vicenda fino a mercoledì sera. Complimenti ai colleghi del Corriere di Calabria che in tempo reale hanno pubblicato il chiarimento dimostrando ancora una volta il senso della notizia alimentata da una domanda arrivata in pubblico al Festival Trame.

Salvatore Curcio
Salvatore Curcio – procuratore di Catanzaro

Curcio, ovviamente, si è ben guardato dal parlare dei contenuti dell’inchiesta. Non poteva farlo. Ha spiegato, però, in punto di diritto tempi e procedure dell’azione penale, ancora obbligatoria in Italia. Se passerà la separazione delle carriere sarà altra storia. Dunque. I presidente di Regione non godono di immunità e, come a ogni cittadino, va comunicato loro l’avviso di proroga dell’indagine. Il giornale il Domani non ha esercitato il ruolo supplente di cancelleria, abbiamo la prova provata che l’atto era dovuto e non c’è stato nessun avviso ad orologeria per motivi politici. A volte i fatti giudiziari nella loro ordinarietà sono più banali di quello che si crede. La serietà della procura che non ha risposto a nessun cronista e non ha consegnato file o carte ha impegnato quei giornalisti che ragionando sulle questioni capiscono dove puoi trovare la prosa giudiziaria cercata. Qualcuno per anticipare si è mosso invece ad orecchio in modo non convenzionale, pochi ma credibili abbiamo dato notizie certe e verificate basate su atti come hanno fatto i cronisti di questa testata, non è mancato nel circo mediatico chi ha saputo ragionare su tempistica e procedura.
Salvatore Curcio è magistrato dallo specchiato curriculum. Il fascicolo Occhiuto è nato quando lui era ancora procuratore di Lamezia Terme. E con atteggiamento terzo ne ha governato attraverso i suoi sostituti rigorosa riservatezza. Faccio notare un dato rilevante su cui nessuno si è ancora soffermato. Uno degli indagati è marito di un magistrato presso una sezione della Corte dei Conti, la quale alla luce delle sue expertise, in un’intercettazione dell’inchiesta, fa notare al coniuge delle cose. In questo piccolo dettaglio sta la serietà della Procura per cui tutti gli uomini e le donne sono uguali davanti alla Legge. In antichi contesti giudiziari un dettaglio minimo di questa portata difficilmente sarebbe rimasto nel fascicolo.
Curcio non ha spettacolarizzato l’inchiesta. Non ha convocato conferenze stampa, non ha inviato finanzieri alla Cittadella, non ha sbattuto mostri preconfezionati in prima pagina. In Procura si lavora alacremente sull’inchiesta che al momento analizza i contenuti di centinaia di chat su canali social di comunicazione riservata. Roberto Occhiuto ora sarà sentito, entro lui, ha annunciato lui stesso, per interlocuzioni tra la Procura e i suoi avvocati. Il governatore continua sulla strada del rapporto aperto con i suoi corregionali: la Procura – dice – ha assicurato che ci sarà un’accelerazione degli accertamenti. Occhiuto potrà dare tutte le sue spiegazioni e, come procedura prevede, sarà magari anche il caso di avvalersi di indagini difensive a suo favore per evidenziare eventuali sbavature o, peggio, errori. È evidente che siamo, anche con coraggio da parte sia della Procura che della politica, a una nuova fase storica. Una fase, cioè, in cui si riconosce – e qui si apre un grande dibattito – il ruolo pubblico di un indagato e la necessità di accelerare le indagini per una questione di responsabilità sociale. Su questo converrà monitorare, per noi affrettare considerazioni. Poi Occhiuto governi e si presenti agli elettori e ai suoi alleati con la serenità che in queste ore comprensibilmente ha smarrito perché un avviso di garanzia a chi non l’ha mai ricevuto turba molto il sonno e il senno e anche la ragione. L’Italia è pur sempre il Paese di Enzo Tortora. E la Calabria la regione che, tanto per ricordare alcuni episodi ben noti, condannò Mancini in primo grado per mafia e ha azzoppato politicamente Mario Oliverio per via giudiziaria. Riflettiamo sempre tutti a prendere la populistica via del giustizialismo facile restando però nella corretta strada della legalità. Le grida manzoniane lasciamole ai Promessi sposi.

***

Che mercoledì nero per la mia Cosenza vedere la statua del grande Giacomo Mancini rimossa, come quella di un dittatore, da operai e polizia municipale per essere custodita in un deposito. Un contenzioso aperto tra socialisti ad aumentare il paradosso. Quando le statue cambiano sito per contrasto si formano le fazioni.
La stragrande maggioranza dei cosentini sono molto turbati considerato l’affetto che li lega al politico più amato del Novecento bruzio. Una minoranza rumorosa sui social condivide il decisionismo di Franz Caruso che vuole trasferirla in piazza Giacomo Mancini. Cosenza nel corso del tempo è stata abituata a far muovere le sue statue. Bernardino Telesio peregrinò tra Prefettura e Carmine per aspirazioni fasciste di piazza libera, per creare Cosenza nuova. Le Colombe identitarie di Baccelli volarono lontano da piazza Kennedy e il monumento agli scolari dello Spirito Santo uccisi dal bombardamento alleato finirono addirittura in discarica.
Ripeto alcuni fatti inoppugnabili. La statua di Sepe è stata realizzata con un libero contributo aperto di cittadini che hanno risposto ad un appello della Fondazione Mancini. Il sindaco Caruso autorizzò la collocazione davanti al Comune partecipando all’inaugurazione con la fascia tricolore. Nessuna rimostranza venne espressa sull’estetica complessiva della statua e su regolamenti del Museo all’Aperto che ne impedivano la coabitazione. Ne ho già scritto in questa rubrica l’11 gennaio di quest’anno.
A complicare la vicenda hanno contribuito Pietro e Giacomo Mancini junior reagendo per troppo affetto con epiteti sopra le righe nei confronti di Franz Caruso che hanno impedito il dialogo istituzionale trasformando la vicenda in querelle giudiziaria.
Osservo che Cosenza è incapace di ragionare. Nessuno è stato in grado o ha voluto mediare un interesse collettivo e pubblico che riguarda una grande cosentino preferendo assistere alla rissa tra le parti.
Cosenza la dotta mi sembra ridotta ad un palio di monatti che danno spettacolo sui social attorno all’icona e alla storia di Giacomo Mancini. Confesso di avvertire una profonda tristezza civica e umana. Cosenza e il caro Giacomo Mancini non meritavano questa inutile gazzarra.

Il video della protesta di Giacomo Mancini Jr.

***

Due giovani profughi egiziani ospitati in una struttura per migranti a Tarsia hanno contenuto l’aggressione di un rottweiler a un bimbo che giocava da solo al pallone. Senza i migranti racconteremo una terribile vicenda. Hanno mostrato coraggio i due. Il loro sogno è di ottenere la protezione internazionale di rifugiati. Scriviamo a Mattarella, alla Meloni, ad Occhiuto. Ricompensiamo questi coraggiosi ragazzi. (redazione@corrierecal.it)

Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato

Argomenti
Categorie collegate

x

x