L’oro bianco della ’ndrangheta: una holding del narcotraffico da oltre 30 miliardi di euro l’anno
La droga resta la principale fonte di reddito della malavita calabrese. Il darkweb, i semisommergibili e un giro da miliardi di euro: «Ancora non si è consapevoli della reale dimensione del fenomeno»

LAMEZIA TERME «Ancora non si è consapevoli della reale dimensione del fenomeno». Lo ha ribadito, nel corso del suo appuntamento a Trame, il procuratore di Catanzaro Salvatore Curcio. Il narcotraffico, per quanto la ‘ndrangheta spazi negli affari, è ancora la principale fonte di reddito illecito per criminalità organizzata calabrese. Un giro da decine di miliardi di euro l’anno che, di fatto, finanza le attività criminali della malavita, dall’acquisto di armi – da tenere ben pronte in caso di “guerre” e “faide” – alla corruzione, passando chiaramente per gli investimenti facilitati da corruzione ed estorsioni. Circa il 66% dei guadagni arriva dalla droga, per un totale di entrate per la ‘ndrangheta di oltre 44 miliardi di euro l’anno: dati che ha richiamato lo stesso Procuratore e che risalgono al rapporto Eurispes del 2007. Un altro dato, riguardante solo la cocaina, lo ha invece proposto Federico Cafiero De Raho, che stimò in oltre 30 miliardi di euro le entrate per la ‘ndrangheta dalla “polvere bianca”.

La lotta al narcotraffico
Cifre che, nel corso degli anni con l’evoluzione di tecnologia e trasporti, sono aumentate: come dimostrano anche le decine di tonnellate di sostanze stupefacenti sequestrate annualmente. «Riusciamo a intercettarne solo una piccola parte» aveva affermato il generale a comando della Legione Carabinieri Calabria Riccardo Sciuto, in occasione dell’operazione Millennium dello scorso maggio. Sulla scia di quanto detto successivamente da Curcio, da forze dell’ordine e magistratura il messaggio è chiaro: lotta totale al narcotraffico, ma ancora non è sufficiente. Questo nonostante i mezzi e gli strumenti degli investigatori negli anni abbiano seguito la stessa evoluzione, diventando più potenti e tecnologici. Ma gli arrivi da Colombia, Messico, Perù sono difficili da intercettare, date anche le centinaia di migliaia di container – tra i principali “veicoli” della droga sudamericana – che arrivano in Italia. Una sfida a scacchi tra gli investigatori e la criminalità organizzata, resa ancora più complessa dal darkweb, dal quale si possono gestire gli ordini della droga limitando spostamenti e rischi, anche grazie all’anonimato e al pagamento in criptovalute. Droga che viene poi trasferita tramite container o modalità ancora più innovative, come l’uso di semisommergibili illegali dall’alto costo ma anche dall’alta efficacia per evitare i controlli delle forze dell’ordine.

La ‘ndrangheta egemone
La ‘ndrangheta, nel narcotraffico internazionale, conserva il suo ruolo egemone, come emerge dall’ultimo rapporto del Ministero dell’Interno. La criminalità calabrese è favorita dalla presenza di veri e propri broker sul luogo di produzione in Sudamerica, che consente di avere legami solidi e basati sulla fiducia con i gruppi locali. Il giro d’affari intorno alla droga è miliardario: la cocaina, ad esempio, arriva dai paesi sudamericani con un grado di purezza nettamente alto, oltre il 90%. Una quantità che, se messa in commercio, rischierebbe di provocare morti per overdose e che viene così “tagliata “ e “lavorata” dalla criminalità organizzata, triplicando i guadagni. Colombia, Bolivia e Perù sono i principali produttori di cocaina destinata poi all’uso in Europa, dove arriva per lo più tramite container (nascosta anche tra la frutta) nei porti italiani, come Gioia Tauro, punto di riferimento per l’Europa. Nel 2023 i sequestri di droga in Italia sono diminuiti del 24% (con cifre comunque che superano le 19 tonnellate), ma paradossalmente sono raddoppiati i carichi sotto i 100 kg intercettati: dati che dimostrano – come si segnala nel rapporto – che sia cambiata anche la strategia della criminalità nel trasporto. Meno carichi ingenti, ma più “frammentati” e mossi grazie all’aiuto di una filiera ben organizzata di lavoratori portuali: un modus operandi che prevede più costi, ma anche meno rischi di sequestro. La Calabria è la seconda regione (dopo la Sicilia) per sequestri di cocaina (quasi 5 tonnellate). Lo scorso marzo è stata sequestrata nel porto di Gioia Tauro un container con una tonnellata di cocaina pura dal Brasile, per un valore di 187 milioni di euro. Un vero e proprio “oro bianco” per le casse della ‘ndrangheta. (ma.ru.)
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