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Il dramma di Amir Babai nel carcere di Locri: il tentativo di un gesto estremo dopo la condanna per scafismo

Accusato dopo aver difeso Marjan Jamali dalle violenze di tre uomini. L’avvocato Bolognino: «È in una condizione psicologica precaria»

Pubblicato il: 24/06/2025 – 12:13
di Mariateresa Ripolo
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Il dramma di Amir Babai nel carcere di Locri: il tentativo di un gesto estremo dopo la condanna per scafismo

LOCRI Disperato perché condannato a sei anni e un mese di carcere con l’accusa di aver svolto il ruolo di scafista nel corso di uno sbarco di migranti avvenuto a Roccella Jonica. Amir Babai, iraniano di 31 anni, nel carcere di Locri – dove è sempre stato detenuto anche in attesa della sentenza – ha tentato di togliersi la vita tagliandosi la gola.
Per l’evento, che gli è costato l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, era stata accusata anche Marjan Jamali, la 30enne iraniana, madre di un bambino di nove anni, che i giudici del Tribunale di Locri hanno invece assolto. Due giovani il cui destino si è intrecciato sulla stessa imbarcazione partita dalla Turchia e approdata nel porto delle Grazie. A bordo, in mezzo al Mediterraneo, – secondo quanto raccontato da entrambi – i due sono stati oggetto di vessazioni e minacce da parte di tre uomini che una volta arrivati a terra li hanno accusati di essere gli scafisti. Un «vendetta», hanno raccontato Marjan Jamali e Amir Babai, dopo che la donna era stata oggetto delle attenzioni dei tre: Amir Babai l’avrebbe difesa e salvata da una violenza sessuale.
Destini incrociati fino alla pronuncia della sentenza dei giudici del Tribunale di Locri lo scorso 16 giugno, quando la donna è stata assolta con formula piena e l’uomo, invece, condannato

Le prove contro l’egiziano «skipper» della traversata

Una vicenda controversa che si è complicata a causa di testimonianze che poi sono state smentite, ma che sembrava essere arrivata a una conclusione con una verità emersa poco a poco. L’avvocato Giancarlo Liberati, legale della donna, ha da sempre evidenziato come in carcere per quello sbarco ci fosse già un egiziano che aveva anche confessato.
I nomi di Marjan Jamali e Amir Babai come raccontato anche sulle pagine del Corriere della Calabria – sono presenti anche nelle carte dell’inchiesta “El Rais” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catania, in cui – tra i tanti sbarchi ricostruiti – c’è anche quello avvenuto a Roccella il 27 ottobre 2023. Tutti riconducibili alla stessa associazione smantellata dall’inchiesta. 

LEGGI ANCHE: Lo skipper egiziano in contatto con la rete criminale per lo sbarco a Roccella che vede a processo Marjan Jamali e Amir Babai

Furono due gli egiziani individuati tra i passeggeri, ma al termine delle procedure vennero arrestate e condotte nel carcere di Locri quattro persone, tra cui i due iraniani Marjan Jamali e Amir Babai. Nelle carte dell’inchiesta emerge che delle quattro persone condotte in carcere, su tre, – come spiegato dal gip – compresi Jamali e Babai, non sono emersi elementi tali da farli ritenere gli skipper della traversata; anche l’età, inferiore ai 45 anni, «rende evidente la mancanza di uno dei requisiti necessari per gli skipper richiesti dall’associazione». Contro l’egiziano ritenuto lo skipper ci sono invece diversi elementi, si tratta di Ali Aboukhodir Mohamed Farouk Elsayed, alias Elsayed Aboukhodir Mohamed Farouk, ritenuto «lo skipper della traversata», e in contatto con «gli scafisti». Come emerso dall’inchiesta, l’egiziano nello smartphone sequestrato aveva i contatti dei due uomini al vertice dell’associazione, che per prassi forniva agli skipper dei cellulari contenenti solo i contatti degli scafisti di riferimento. Significative inoltre alcune conversazioni in cui l’uomo parlava con i familiari del denaro provento del lavoro svolto, in una di queste dice di aver confessato di essere stato lui «a portare il viaggio».

Il gesto estremo

Amir Babai, così come Marjan Jamali, ha sempre urlato la propria innocenza. Sconvolto per la condanna a sei anni di carcere, il giovane in cella ha tentato di togliersi la vita incidendosi la giugulare. È stato un medico chirurgo a salvarlo. Quindici i punti di sutura che hanno fermato l’emorragia. E dopo i soccorsi il giovane è stato riportato nel carcere di Locri, dove si trova ormai da oltre 600 giorni.
«Sgomento e sconcerto», è stato espresso dal Comitato Free Marjan Jamali che in relazione alla condanna evidenzia: «è stata inflitta la pena di 6 anni e un mese di carcere ed una multa di 1.500.000 euro. Benché anche Amir fosse stato scagionato da Faruk, l’egiziano che ha confessato di essere il conducente dell’imbarcazione, il quale ha dichiarato che sia Marjan che Amir erano semplici passeggeri. Come per Maysoon Majidi e per Marjan Jamali, saremo la voce ossessiva e forte che chiede giustizia per Amir e per tutt* coloro che cercano nel mondo una nuova speranza di vita e libertà».
«Sinceramente non ci aspettavamo una sentenza di questo tipo», spiega al Corriere della Calabria l’avvocato Carlo Bolognino. Il legale racconta della difficile situazione vissuta dal giovane e di tutto quello che sta facendo per non lasciarlo solo: «Non posso dire quale fosse il suo intento, ma ha fatto un gesto estremo che avrebbe potuto portare a gravi conseguenze. È in una condizione psicologica precaria, è solo in Italia, qui non ha nessuno se non il suo avvocato».  Dopo aver letto le motivazioni della sentenza e dopo che il processo arriverà in appello, l’obiettivo è chiedere per Amir Babai una sostituzione della misura cautelare, dal carcere ai domiciliari: «Con l’aiuto delle associazioni che si sono rese disponibili». (m.ripolo@corrierecal.it)

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