Cosenza calcio, tra cessione e protesta: cosa c’è davvero dietro il possibile accordo con Oliva?
Mentre i tifosi stasera scenderanno in piazza per chiedere l’addio di Guarascio, si attende l’annuncio sul cambio di proprietà. Ma i dubbi (da chiarire necessariamente) restano

COSENZA Una piazza che ribolle, un presidente che resiste, un imprenditore che bussa alla porta e una squadra sprofondata in serie C: sono questi gli ingredienti di un’estate che potrebbe cambiare il destino del Cosenza calcio. Mentre alle 19 i tifosi riempiranno piazza Carratelli per manifestare il proprio dissenso verso Eugenio Guarascio, l’uomo che da quattordici anni regge, o trattiene, le sorti del club, un nuovo nome si fa strada nella narrazione rossoblù: Vincenzo Oliva.
L’attesa di un epilogo
Da anni il tifo cosentino attende una svolta, eppure ogni stagione sembra una replica sbiadita della precedente: promesse, silenzi, rabbia. Ora però, complici indiscrezioni sempre più insistenti, si fa strada l’imminente cambio di proprietà. Oliva, imprenditore originario del Cosentino ma attivo in Emilia, è pronto a rilevare la maggioranza del club, lasciando a Guarascio una quota simbolica (?) del 20 per cento, almeno inizialmente. La domanda che riecheggia tra la tifoseria è brutale ma inevitabile: sarà una vera cessione, o una delle tante mascherate? Il sospetto, soprattutto dopo quanto visto e subito nelle ultime stagioni, è lecito. L’eterna voglia di Guarascio di non abbandonare la “sua creatura”, una situazione finanziaria che dovrebbe allontanare più che avvicinare nuovi acquirenti e, soprattutto, la tempistica dell’annuncio – proprio alla vigilia della manifestazione odierna – per i più diffidenti odora di strategia e smorza l’entusiasmo. Non è la prima volta che la dirigenza guadagna tempo con comunicati o indiscrezioni ad arte. In molti temono che, anche con Oliva formalmente al timone, l’ombra di Guarascio continuerà ad allungarsi sulle decisioni societarie, a dettare silenzi più che visioni.
Il silenzio come cifra di “governo”
Il tratto distintivo dell’era Guarascio non è stato né il trionfo sportivo né la progettualità tecnica, bensì un silenzio istituzionale che, stagione dopo stagione, ha svuotato di senso il rapporto con la tifoseria. Un presidente sordo alle critiche, impermeabile al confronto, talvolta invisibile. Il paradosso è che proprio ora, con il club retrocesso in serie C e una nuova proprietà all’orizzonte, si iniziano a muovere pedine per la prossima stagione: nomi come Daniele Faggiano e Pierpaolo Bisoli – tutt’altro che banali – suggeriscono ambizioni (oltre alle notizie da noi raccolte: sogno serie A in cinque anni e altri imprenditori emiliani nel progetto) che contrastano con lo stallo narrativo. Ma chi sta tracciando davvero questa nuova rotta? Direttore sportivo e tecnico sarebbero stati contattati dalla società non ancora ufficializzata ma, anche in questo caso, c’è ancora tanto che rimane avvolto nel consueto mistero.
Un cambio (di facciata?) o l’alba di un nuovo ciclo?
Il Cosenza è giunto a un bivio. Può scegliere di rinascere, di ricostruire il rapporto con una città che da troppo tempo sopporta più che sostiene. Oppure può fingere, ancora una volta, di cambiare per non cambiare nulla. La presenza o meno di Guarascio in posizione di controllo, visibile o meno, sarà il termometro della credibilità del progetto Oliva.
Quella di stasera non sarà una semplice manifestazione. È l’ennesimo atto d’amore – stanco, ma ostinato – di una tifoseria che pretende rispetto, chiarezza, dignità. Non slogan, ma fatti. Non proclami, ma risposte. Se davvero Oliva intende guidare il Cosenza verso un nuovo corso, dovrà iniziare da qui: dalla piazza, dalle sue ferite e dalla sua memoria lunga. E soprattutto da un gesto simbolico quanto sostanziale: il congedo definitivo di Eugenio Guarascio. (f.veltri@corrierecal.it)
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