Dalle bombe russe al narcotraffico: in Ucraina la ‘ndrangheta testa la rotta di Odessa
Condannati tre soggetti a 11 anni, accusati di avere legami con i clan calabresi. La droga all’interno di un carico di banane in un porto costantemente sotto le bombe della Russia

LAMEZIA TERME Hanno cercato di contrabbandare in Ucraina alcune decine di chili di cocaina. E lo avrebbero fatto sfruttando l’ingresso sul Mar Nero del porto di Odessa per cercare di raggiungere l’Europa. Sarebbe stato un bel colpo se non fosse però intervenuto l’SBU, quello che in Ucraina definisce il servizio di sicurezza del Paese. A distanza di quasi 3 anni, tre soggetti (un ucraino, un albanese e un rumeno) sono stati condannati a 11 anni di carcere con relativa confisca dei beni. Un’operazione di notevole importanza, sia considerato lo scenario attuale, sia per i soggetti interessati e i “legami” con la ‘ndrangheta calabrese.
Il carico di “banane”
Riavvolgendo il nastro, è bene tornare all’agosto del 2021. In quell’occasione, infatti, gli agenti ucraini dell’SBU hanno arrestato quello che ritenevano essere “l’organizzatore” di un vero e proprio canale di approvvigionamento della droga in Ucraina. Nell’operazione condotta ad Odessa, furono arrestati altri due soggetti, considerati «complici» del trafficante. I tre – secondo l’accusa confermata con la condanna – stavano cercando di far entrare attraverso il turbolento porto della splendida città sul Mar Nero cocaina per 80 chili. Le modalità? Quelle tipiche che già abbiamo visto tante volte. La droga, suddivisa in alcune decine di panetti, era stata nascosta nei container refrigerati, all’interno di un carico di “banane” in arrivo da un Paese del Sud America.

Panetti di coca nei container
Il carico ritrovato dagli agenti ucraini dell’SBU corrispondeva, nello specifico, a poco più di 100 panetti di droga – certificando in seguito che si trattava di cocaina – occultate nelle cavità delle componenti elettroniche del container. Un tentativo quasi infallibile, ma già ampiamente utilizzato in giro per i porti europei – Gioia Tauro, Livorno, Anversa e Rotterdam – e quindi scoperto senza troppe difficoltà dagli agenti. Uno degli imputati era stato arrestato nei pressi del porto mentre gli altri due erano stati arrestati sul territorio della zona portuale di Odesa. È qui – secondo l’accusa – che i tre si erano ritrovati per mettere le mani sul carico di cocaina.

Le “potenzialità” del porto di Odessa
Obiettivo? Trasportarla nel resto dell’Europa Occidentale. Una rotta ancora «non convenzionale», ma che le forze di polizia nazionali e di cooperazione internazionale stanno attenzionando come maggiore frequenza. L’aggressione russa in Ucraina, infatti, secondo gli inquirenti pare abbia convinto i trafficanti – soprattutto quelli legati alla ‘ndrangheta – a “battere” questa via alternativa.
Il porto di Odessa è tra quelli più colpiti dai bombardamenti russi, punto cruciale per scambi commerciali che ancora avvengono tra l’Ucraina e il resto del mondo, soprattutto per il trasporto del grano. E così, in questo scenario incerto, la criminalità organizzata calabrese avrebbe messo le mani, per il momento con qualche incertezza, su una rotta potenzialmente fruttuosa.

L’attenzione sull’Europa dell’Est
Che l’Ucraina e quella porzione di Europa dell’Est stia assumendo sempre più importanza lo dimostrerebbe anche l’operazione del 2 luglio 2024 denominata “Contras”, con la quale i Carabinieri a L’Aquila, Teramo, Pescara, Fermo, Ascoli Piceno, Brescia e Perugia ed in collaborazione con il Landeskriminalamt del Nord Reno-Vestfalia (Germania), la Policia Nacional (Spagna), la Police Judi ciaire Fédérale di Mons (Belgio) ed il Dipartimento Antinarcotici della Polizia Nazionale dell’Ucraina, avevano tratto in arresto in Italia e in territorio estero 14 componenti di un’organizzazione internazionale dedita alla produzione e al traffico di stupefacenti ramificata in Italia, Spagna, Belgio e Ucraina. (g.curcio@corrierecal.it)

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