Le molte “trame” di un festival di successo a Lamezia Terme
I “dissing” con Saviano e Zoro della destra locale, i libri di mafia e un pubblico partecipe da non perdere

Un milione di visualizzazioni sui canali del Festival Trame, rassegna tematica sui libri di mafia a Lamezia Terme, restituisce l’interesse che crea una manifestazione calabrese dedicata ad una materia quasi scomparsa dal dibattito pubblico italiano. Senza paillettes, influencer e ballerine Trame hanno riempito piazze e contenitori urbani dal 17 a 22 giugno fino a tarda notte in un clima impegnato che non ha disdegnata la leggerezza. Benvenuti a Lamezia Terme per l’edizione XIV di “Trame”.
Nella città dove uccisero il sovrintendente Aversa e la moglie, i poveri netturbini Tramonte e Cristiano, il vigile del fuoco Bevilacqua, gli avvocati Pagliuso e Ciriaco. Elenco di vittime innocenti di mafia criminale in una città dotata di anticorpi e della capacità di saper reagire alla malapianta. Il Festival, guarda caso, nasce con Tano Grasso quando era assessore del sindaco Gianni Speranza. Paradosso di una grande città calabrese che ha visto il suo Comune sciolto tre volte per infiltrazione mafiosa e che continua ad allineare apocalittici, integrati e persone dotate di buon senso accapigliandosi attorno ad un festival unico nel suo genere.
“Trame” non è un prodotto ma formazione civile e incontro di sensibilità. Lo testimoniano 70 giovani volontari che arrivano da tutt’Italia selezionati anche dal progetto “Trame a scuola” che porta i libri in classe. Sono loro a svolgere gratuitamente un servizio civile che fa marciare appuntamenti, accoglienza degli ospiti, vendita dei libri, logistica e strumentazione come un orologio che difficilmente sfora orari e che allinea “Trame” alla grandi kermesse culturali italiane.

Merito di un’organizzazione che si è saputa rinnovare nel tempo e che nella Fondazione “Trame” oggi trova nel lametino Nuccio Iovene un presidente motivato il quale grazie alla sua esperienza nel Terzo settore e nell’associazionismo riesce a trovare il supporto necessario per il festival da aggiungere ai centomila euro messi a disposizione dalla Regione Calabria. Qualche indigeno destrorso locale tra le quinte storce il muso per questa generosità laica nei confronto di una manifestazione animata da sentinelle del dibattito pubblico, quello che alcuni vorrebbero ovattare e silenziare. E invece proprio a “Trame” grazie alla domanda del giornalista Pietro Comito che intervistava il procuratore di Catanzaro, Salvatore Curcio, sono arrivati gli indirizzi più chiari sull’inchiesta Occhiuto.

La manifestazione si avvale di un direttore artistico come Giovanni Tizian, calabrese anomalo, un padre bancario ucciso a Locri nel 1989, vita blindata e sotto scorta per aver svelato le propaggini emiliana di mamma ‘ndrangheta, uno tra i migliori giornalisti d’inchiesta rimasti su piazza. Le sue relazioni permettono di far arrivare sui palchi di Trame i principali protagonisti dell’Antimafia militante e di pensiero nelle sue diverse sfumature.

Gran pienone per Nicola Gratteri, di casa da queste parti, che ha presentato l’immancabile suo nuovo libro non mancando di esporre con chiarezza affinità e divergenza tra Camorra e ‘ndrangheta e tornando a puntare il dito contro editori che attraverso i loro media scrutano loschi interessi.
File notturne prolungate per il firma copie di Roberto Saviano, il quale ha incantato oralmente un pubblico enorme per il suo ultimo “L’amore mio non muore” dedicato alla dispersa e crudele storia di Rossella Casini ragazza fiorentina barbaramente uccisa dalla ‘ndrangheta che domina in testa alla classifica dei libri più venduti. Un Saviano che abbiamo visto sorridere dietro le quinte evidentemente a suo agio in territorio amico, anche se non ha perso l’occasione per mandarle a dire a quella politica che sui social e nelle chat di partito continua ad augurargli ogni male possibile.

Ha dominato la scena da par suo Diego Bianchi di Propaganda Live, fresco reduce di uno dei suoi reportage a Lamezia durante il secondo turno elettorale che ha premiato il nuovo sindaco di destra. Interattivo con il pubblico sulle baruffe della sinistra locale, Zoro ha anche animato pepati “dissing” a distanza con il parlamentare leghista di zona, Domenico Furgiuele, il quale ha agitato il disco della polemica contro Bianchi e Saviano contestando loro di cercare visibilità gratuita. Eppure, nei cento dibattiti di Lamezia hanno parlato due esponenti di governo come la viceministra Wanda Ferro e il sottosegretario alla Giustizia, Enzo Paolo Sisto, che hanno illustrato tranquillamente le loro tesi mentre non si sono visti esponenti partitici dell’opposizione.

Trame è festival multiforme e plurale nei suoi spazi concentrati nel centro di Nicastro, dove puoi vedere l’anteprima del film su Valarioti o la presentazione del libro di Santo Gioffrè che esplicita come la mafia bianca lucra sulla sanità. Un festival dove scopri lo spazio rigenerato di un’edicola diventata bottega solidale e che ora si chiama “Pan"idiano” con la bella icona del giornalaio strillone Francesco Cerminara nonno del geniale nipote innovatore, Stefano Pujia, oggi diventato amico di Bolzoni e Bianchi affascinati da questa storia di resistenza in un piazza un tempo dominata da spaccio e caporalato di migranti.
Tanti, troppi i giornalisti e gli intellettuali passati da Lamezia a Trame per citarli tutti. Volti noti e firme locali, ho colto in tutti un senso di sconfitta per l’avanzare delle querele temerarie, dell’isolamento professionale, della difficoltà ad abbattere vecchi e nuovi muri di gomma, della scarsa disponibilità a investire sui tempi lunghi delle inchieste vecchio stile. I giornalisti oggi spesso intercettati senza autorizzazione si rifugiano nella scrittura dei libri, per confondere quello che conoscono nella fiction noir dove non si distingue il buono dal cattivo come accade nella contemporanea società italiana. Eppure, a Lamezia giornalisti e scrittori si sono rinvigoriti a trovarsi davanti ad un pubblico partecipe e attento, spesso anche numeroso e in piedi fino a tarda ora.
Le trame possono essere oscure ma c’è anche la trama positiva della comunità che non dimentica e non si ferma al luogo comune. A cinquanta anni dall’omicidio del giudice Ferlaino a Lamezia si sono ricostruiti contesti e retroscena di un delitto impunito. Saviano ha raccontato come il giornalista Giancarlo Siani sia stato dimenticato dal suo giornale dopo il suo omicidio.
Tante trame a Lamezia. Intrecciamole ancora per celebrare l’anno prossimo tre lustri di un festival necessario a chi legge, guarda criticamente, discute e scrive di mafie nella sue diverse declinazioni contemporanee. (redazione@corrierecal.it)
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